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11/09/2011

Studio AISM-FISM: parla Erwin Stolz

 Leggi la versione inglese dell'intervista

 

Dopo il dottor Del Sette e il dottor Giovanni Malferrari, abbiamo incontrato uno dei massimi esperti di emodinamica cerebrale. Leggerà in cieco gli esami sonologici in corso per lo studio multicentrico AISM-FISM su SM e CCSVI

 

Erwin StolzDopo il dottor Del Sette e il dottor Giovanni Malferrari, abbiamo incontrato il professor Erwin Stolz, il terzo degli esperti centrali che leggeranno in cieco gli esami sonologici in corso per lo studio multicentrico AISM-FISM su SM e CCSVI. Erwin Stolz, del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Giessen in Germania, è uno dei massimi esperti internazionali sull’emodinamica venosa cerebrale. Con lui possiamo approfondire come il percorso che AISM sta realizzando venga seguito e valutato nel più ampio scenario internazionale degli esperti sull’emodinamica venosa.

 

Negli ultimi anni sono aumentati gli studi che evidenziano il ruolo del danno vascolare nelle malattie neurodegenerative, inclusa la sclerosi multipla: qual è la sua opinione al riguardo?
«Mi occupo di ultrasonologia da parecchio tempo. La cosa interessante è che gli ambiti della mia ricerca non si sono mai focalizzati sulle malattie neurodegenerative, ma fondamentalmente sull’emodinamica, per affrontare il problema di come l’emodinamica venosa cerebrale funziona, perché nessuno lo sa veramente. Ci sono alcuni dati interessanti e teorie che risalgono agli anni ’60, ma da allora non è successo molto in questa direzione. Ora dunque lo studio AISM-FISM porta un’innovazione importante perché le vene per anni e anni sono state per lo più trascurate. I dati che lo studio AISM-FISM produrrà saranno un patrimonio importante, qualsiasi saranno gli esiti cui perverranno indagando sulla correlazione CCSVI – SM».

 

Quali, a suo avviso, gli snodi più nuovi e determinanti dello studio AISM-FISM?
«Per quanto riguarda la CCSVI è importante l’approccio multicentrico. Abbiamo bisogno di guardare i dati e valutarli in senso più ampio. Se vuoi poter applicare il modello a livello mondiale devi avere alle spalle studi multicentrici e dati veramente sicuri: questo è un punto determinante. Inoltre è fondamentale che lo studio sia indipendente: non bisogna dimenticare che in gioco possono esserci anche notevoli interessi da parte delle industrie a propagare certe tecniche».

 

Oltre che per la sclerosi multipla, una diagnosi accurata sulle malformazioni venose può essere importante anche per altre malattie neurodegenerative?
«Il primo ambito da approfondire in campo venoso è sempre quello delle trombosi. Forse avete sentito parlare anche dell’amnesia globale transitoria, che è probabilmente più vicina al concetto di ccsvi rispetto allo studio della trombosi. Sono stati sviluppati concetti simili anche per spiegare ipertensione endocranica e idrocefalo normoteso. Insomma ci sono altre malattie che meritano un’occhiata più da vicino dal punto di vista delle vene».

 

Uno dei problemi che si stanno ponendo nella ricerca sulle malformazioni è quale sia il cosiddetto gold standard, ossia il metodo migliore per arrivare a diagnosi certe per tutti. Qual è il suo parere?
«Per il sistema arterioso sicuramente il gold standard è l’arteriografia. Ma per il sistema venoso il discorso è più complesso. Se fai una risonanza magnetica (MRI),ricavi immagini del sistema venoso ma non ottieni informazioni sulla velocità e sulla direzione del flusso, per cui si perdono molte informazioni emodinamiche. Anche la venografia fornisce informazioni statiche e oltretutto è invasiva, per cui non può essere utilizzata come metodo diagnostico universale. Per cui credo che l’ecocolordoppler sia il gold standard applicabile per uno screening di tipo emodinamico su alti numeri di persone».

 

L’AISM in Italia sta investendo molto non solo sulla CCSVI, ma per avere una più profonda comprensione del danno emo-dinamico in generale. Qual è, a questo proposito, lo scenario internazionale?  A parte la CCSVI, pensa che si presti attenzione a quest’area di ricerca?
«La CCSVI per quello che ho potuto vedere è un argomento preponderante negli Stati Uniti, in Canada e in Italia, ma non è così in Germania, dove ci sono studi singoli, ma non si tratta di un problema di rilevanza nazionale. Se non teniamo conto della CCSVI, è in corso uno studio multicentrico sulla trombosi a cura dell’ISVS (International Science Venous Study). Fondamentalmente è legato alle “misure di esito”, quindi al corso naturale della malattia, e a come viene alterata dal trattamento».

 

Che aspettative possiamo avere sugli esiti degli studi sulla CCSVI?
«L’ipotesi della CCSVI è basata sull’idea che l’aumento della pressione nelle vene determini qualche tipo di processo immunitario. Ma anche questo nuovo concetto non spiega tutti i problemi legati alla SM, non spiega la distribuzione geografica, non spiega il background genetico e il relativo rischio che si sviluppa quando si emigra da un Paese o da una zona del mondo a un’altra. Anche se quella della CCSVI si dimostrasse un’ipotesi valida, resterebbe comunque solo una tessera del mosaico, non tutto il mosaico: c’è molto, molto di più nella SM che la sola CCSVI». 

 

Nell’era della medicina personalizzata, lei quali consigli si sente di dare rispetto alle aspettative delle persone con malattie neurodegerative come la SM rispetto alle problematiche venose?
«La prima domanda cui dobbiamo rispondere è: la teoria della CCSVI è adatta per la SM? Poi, anche se lo studio AISM confermasse la correlazione, avremmo bisogno di un appropriato trial randomizzato per valutare se intervenire nel sistema venoso produce qualche effetto. Si tratta di un grande modello pato-fisiologico, ma non può costituire l’ultima speranza per un paziente con SM: è invasivo e non è privo di rischi. In attesa di avere dati appropriati andrei molto cauto nel consigliare ai pazienti di avere attese miracolistiche riguardo a interventi sulle vene».

 

Nella foto in alto: il Professor Erwin Stolz