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08/09/2014

SM pediatrica: priorità a trattamenti mirati e diagnosi precise

A Boston, in conteporanea con ECTRIMS 2014, si svolge un simposio del gruppo internazionale di ricerca sulla SM pediatrica. AISM c’è, promuove, incoraggia, indirizza

Maria Pia Amato
Nella foto: Maria Pia Amato, Università di Firenze

 

Il 9 settembre, appena prima dell’inizio del Congresso ECTRIMS 2014, all’Harvard Club di Boston l’International Pediatric Multiple Sclerosis Study Group (IPMSSG) ha indetto un importante Simposio per mettere in comune tra i numerosi scienziati provenienti da tutto il mondo lo ‘stato dell’arte’ della ricerca sulla SM pediatrica, i risultati ottenuti negli ultimi anni, i bisogni che ancora non hanno risposte, i progetti nuovi su cui è urgente aprire ricerche collaborative. AISM ha sostenuto, con la sua Fondazione, l’organizzazione di questo meeting: l’Associazione, infatti,è stata tra i primi promotori della nascita del gruppo internazionale per la SM pediatrica, convinta da sempre che solo sinergie efficaci tra tutti i ricercatori del mondo possano accelerare e rendere efficace la ricerca su cause e cure della malattia. Per approfondire contenuti e prospettive di questo importante evento, abbiamo intervistato la professoressa Maria Pia Amato (Università di Firenze), che è attualmente l’unico componente italiano del Comitato Direttivo (Steering Committee) dell’IPMSSG.

 

I bambini con SM in Italia
«Si stima che i bambini colpiti da sclerosi multipla in Italia siano circa il 5% dei casi totali di SM - afferma Mario Alberto Battaglia, Presidente FISM - Per questo è necessario potenziare gli studi in questo ambito per poter arrivare a trattamenti per tale fascia pediatrica. Oggi è stato dimostrato che i farmaci destinati agli adulti hanno efficacia anche sui bambini e per questo l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha riconosciuto il loro uso anche per la fascia sotto i 16 anni. Ma sono necessari più dati. Un'altra priorità è anche creare un registro italiano dei casi. A tal fine è importante che sia già attivo un network di esperti internazionali per la SM pediatrica - di cui fanno già parte Italia, Usa, e Canada - che si occupa di raccogliere dati e documentare l'effetto delle terapie sui pazienti bambini''.

Quando è nato IPMSSG e chi ne fa parte?
«IPMSSG nasce nel 2004. È un gruppo multidisciplinare di esperti internazionali: vi partecipano neurologi pediatrici, psicologi, neurologi dell’adulto, esperti di immunologia, di neuroimaging eccetera. Annovera circa 150 ricercatori da 36 Paesi del mondo, è guidato da uno Steering Committee di nove membri, il cui responsabile è Tanuja Chitnis (Massachussets General Hospital di Boston)».

Di cosa si occupa questo gruppo di esperti?
«Il gruppo lavora per favorire l’ottimizzazione a livello internazionale della cura della forma pediatrica di SM, per mettere in circolo con pubblicazioni, seminari e workshop un’attività di educazione, aggiornamento e conoscenza della SM pediatrica, per favorire la ricerca collaborativa, essenziale nei casi di malattie rare come questa per avere risultati significativi e utili. Oltre a questi tre obiettivi iniziali, più di recente si è costituita una ‘task force’ di esperti che lavora in modo trasparente e gratuito per fornire una consulenza sia all’industria farmaceutica sia alle autorità regolatorie europee ed americane (ndr EMA e FDA) nella revisione dei protocolli clinici di ricerca sui nuovi farmaci, per ottimizzare la loro correttezza metodologica e garantire la piena sicurezza del bambino. Su questi temi si relazionerà anche al Simposio in un'assemblea plenaria.».

Veniamo dunque a Boston: oltre a questo, su quali temi si concentrerà il Simposio?
«Sono previste due sessioni plenarie e tre workshop su alcune emergenze per le quali è importante creare una conoscenza e competenza condivisa in ogni paese del mondo. La prima sessione plenaria sarà dedicata alla questione della diagnosi e in particolare al problema della “diagnosi differenziale”. Ancora oggi ci sono difficoltà molto maggiori rispetto all’adulto nell’effettuare una diagnosi che sia insieme corretta, accurata e precoce. Infatti, nella forma pediatrica la SM è una malattia rara e, soprattutto, si presta ad una diagnosi che la identifichi erroneamente con altre forme demielinizzanti più frequenti nell’età infantile. Lavoreremo sulla gestione dei casi dubbi esui segnali di allerta di una diagnosi che possa essere non corretta. Non solo la correttezza, ma anche la precocità della diagnosi di SM pediatrica è ancora un obiettivo non così bene conseguito come nell’adulto: ottenerla il più rapidamente possibile, senza sbagliare, è indispensabile per consentire l’avvio di un trattamento utile. Il gruppo internazionale, negli scorsi anni, ha contribuito a mettere a punto e pubblicare dei criteri diagnostici per la SM pediatrica, ed è dunque pienamente accreditato ad affrontare questo tema».

Per quanto riguarda i 3 workshop, su cosa lavorerete?
«I tre workshop saranno contemporanei, interattivi, coordinati ciascuno da un “facilitator” che fa parte dello Steering Committee. Il primo riguarda il tema della Vitamina D, che è tra i principali fattori di rischio ambientale per la SM. Partendo dagli studi più recenti, si confronteranno le tesi di chi ritiene utile aumentare terapeuticamente i livelli di vitamina D nei bambini con SM e le tesi di coloro per i quali non ci sono sufficienti evidenze scientifiche per un tale tipo di intervento. Il secondo workshop si concentra sulle problematiche legate alla terapia, su quali sono i criteri per decidere se il bambino sta o meno rispondendo al trattamento utilizzato e quindi per decidere se continuare o cambiare. Le problematiche sono molto diverse rispetto all’adulto, perché in questo momento esiste l’autorizzazione solo all’uso di interferone e glatiramer per ragazzi sopra i 12 anni. Ogni eventuale terapia sotto i 12 anni e, soprattutto, l’utilizzo di eventuali farmaci di seconda lineasono possibili solo off label, ossia al di fuori delle indicazioni autorizzate, in uso compassionevole o all’interno di trial controllati. Inoltre, in un’età in cui il corpo è in fase di sviluppo, è importante studiare come i farmaci utilizzati possano incidere a lungo termine su ambiti delicati e decisivi per il ragazzo come la fertilità e il funzionamento cognitivo».

Il terzo worshop?
«Il terzo gruppo, di cui sono“facilitator”, è proprio sulla “cognition”, sull’impatto della malattia nelle abilità cognitive come comprensione, memoria, attenzione e, di riflesso, sulla dimensione scolastica, sociale e relazionale del ragazzo. Partiremo da una visione d’insieme, in base agli studi effettuati, sui problemi cognitivi riscontrati in questa fascia di età. Ci confronteremo su quali siano le batterie di test più affidabili da utilizzare per fare emergere le problematiche cognitive nei ragazzi con SM. Verranno inoltre presentatele esperienze più efficaci sinora realizzate e pubblicate riguardo alla riabilitazione cognitiva e alla gestione di altri aspetti psico-sociali, come fatica, ansia, depressione, disturbi dell’umore. In questo ambito non esiste uno standard di riferimento: l’incontro ha anche lo scopo di mettere a punto in un report finale lo “stato dell’arte” in ambito cognitivo e di incoraggiare collaborazioni internazionali per nuovi studi». 

Dovesse indicare i progetti di punta, le emergenze ancora prive di risposta scientifica su cui deve concentrarsi la ricerca per la sclerosi multipla pediatrica, quali segnalerebbe?
«Ne indicherei tre. La prima emergenza, a mio avviso, è sui fattori di rischio ambientale che innescano lo sviluppo della malattia. La SM diagnosticata nell’adulto ha una lunga latenza, tra l’incontro con fattori ambientali e il primo episodio clinico di malattia possono passare diversi anni: studiare quali fattori di rischio possano essere intervenuti per innescare la malattia nel bambino può eliminare questo gap temporale, aiutare enormemente a individuare le cause e i trattamenti più idonei a contenerle. In secondo luogo, a mio avviso, è molto importante studiare ancora meglio l’impatto della malattia sulle abilità cognitive e socio-relazionali, anche perché i ragazzi, grazie alla loro eccellente plasticità neuronale, possono migliorare molto se supportati con adeguati percorsi di riabilitazione. Infine, è il momento opportuno per iniziare a lavorare a quello che si chiama «registro» internazionale della SM pediatrica».

Cosa sarebbe questo registro?
«Per semplificare, si tratta di mettere in comune i dati già disponibili sui diversi casi di SM pediatrica seguiti nei vari paesi, condividendo prima quali siano le informazioni da inserire su ciascun ragazzo e come vadano raccolte. L’Italia, da questo punto di vista, è all’avanguardia: l’Italian MS Database network (iMedWeb) raccoglie già da diversi anni i dati sui trattamenti provenienti da 41 Centri di Sclerosi Multipla italiani con un totale di oltre 20.000 pazienti, di cui il 90% è in trattamento. Una percentuale di questi pazienti ha avuto età d’esordio della malattia inferiore ai 18 anni e una minima percentuale ha oggi meno di 18 anni. È un valido punto di ancoraggio, al cui sviluppo sta lavorando un gruppo convocato e promosso da AISM, che comprende esperti di SIN (Società di Neurologia), SIP (Società Italiana Pediatria), SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza) e SINP(Società Italiana di Neurologia Pediatrica). L’idea è di mettere a punto un adeguato modello di «banca dati», popolarlo con i dati ritenuti necessari sui ragazzi con SM seguiti in Italia e poi promuoverne la condivisione a livello internazionale».

Quali passi avanti dovrebbe garantire la costruzione di questo registro?
«Cerchiamo di ottenere anzitutto dati affidabili sulla frequenza e la prevalenza di questa malattia in età pediatrica, per avere una più precisa dimensione di questo fenomeno. Oggi abbiamo solo studi effettuati in alcune aree specifiche. Al momento, dunque, si può avere solo una stima della prevalenza della SM pediatrica, che indichiamo al 3-5% del totale di pazienti con SM. Mancano dati più precisi o disaggregati per fasce di età. Inoltre un Registro di SM pediatrica può fornire dati sulla storia naturale e la prognosi, sull’evoluzione di malattia nel lungo termine. Potrebbe inoltre aiutare ad individuare le misure di sicurezza ed efficacia più appropriate per i trial clinici sui nuovi farmaci, ed essere un’opportunità unica per ottenere dati accurati sull’efficacia e la sicurezza nel lungo termine dei trattamento, sul loro impatto rispettoallo sviluppo psicofisico o alla fertilità, aspetti particolarmente delicati. Potrà inoltre fornire dati preziosi per il reclutamento di pazienti nei trial clinici in nuovi protocolli di ricerca per esempio sulla riabilitazione o per studi comparativi sui trattamenti. Insomma, l’esistenza di un registro darebbe un’accelerazione notevole alla ricerca e alla pratica clinica con cui vengono seguiti i ragazzi con SM nei diversi Centri in tutto il mondo».

 

Giuseppe Gazzola

 

 

Si stima che nel 5-10% di diagnosi di SM l'esordio di malattia avvenga prima dei 16 anni. Se a tuo figlio è stata diagnosticata, o se la SM è stata suggerita come una possibile causa dei suoi sintomi, la guida realizzata da AISM La sclerosi multipla pediatrica - Guida per genitori può aiutarti a capire meglio la patologia, come gestire i cambiamenti che si possono presentare e quali trattamenti sono oggi disponibili. Scaricala!