Salta al contenuto principale

27/06/2018

Staminali contro la sclerosi multipla, Martino: “Sapere che altri stanno seguendo la nostra strada è incoraggiante”


Con queste parole Gianvito Martino, direttore scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, commenta l'avvio di nuove sperimentazioni sulle staminali neurali contro la sclerosi multipla.


“Sono molto contento di sapere che altri gruppi, per lo più italiani, stanno perseguendo la strada già tracciata dalle nostre ricerche condotte negli ultimi vent’anni qui al San Raffaele di Milano, ed, inoltre, fa ben sperare, perché più dati avremo a disposizione relativamente alla sicurezza ed all’efficacia dell'impiego delle cellule staminali neurali contro la sclerosi multipla, più potremo capire se l'ipotesi che stiamo testando possa avere o meno solide basi”. Con queste parole Gianvito Martino, direttore scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano commenta l'annuncio che arriva dall'Assemblea Nazionale della Pontificia Accademia per la Vita da parte del team di Angelo Vescovi, direttore scientifico di Revert Onlus e dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (FG) relativo alla conclusione nei giorni scorsi del trapianto di staminali cerebrali umane sul primo gruppo di tre pazienti nella sperimentazione di fase I sulla sclerosi multipla secondaria progressiva.

Si tratta di una sperimentazione parallela a quella avviata dal team di Martino più di un anno fa, il primo al mondo a valutare la sicurezza delle staminali del cervello nelle persone con sclerosi multipla progressiva, sebbene con alcune differenze: “Il team di Vescovi esegue l'iniezione di staminali a livello intracerebrale nel liquido cerebrospinale, il nostro approccio prevede l'infusione delle cellule attraverso una puntura lombare: si tratta di sistemi alternativi, al momento non comparabili, ma che mirano entrambi a diffondere le cellule nel sistema nervoso centrale”, spiega Martino, pioniere nel campo delle staminali, un filone di ricerca da anni sostenuto da AISM e la sua Fondazione.

Diversa nel protocollo sperimentale è anche la quantità di cellule infuse: si parla di 5 milioni di staminali neurali per la ricerca guidata da Vescovi, di valori maggiori per quella del team di Martino: “Il design del nostro studio prevede l'arruolamento di un totale di 12 pazienti, suddivisi in 4 gruppi, destinati a ricevere valori diversi e gradualmente crescenti di cellule staminali neurali fetali, indicativamente 50, 100, 200 e 500 milioni di cellule”. Studi di dose escalation, aggiunge il ricercatore, permettono infatti di capire se le infusioni possono avere effetti collaterali e indesiderati correlati alla dose somministrata, e sono previsti anche nel progetto avviato dal team di Vescovi per i prossimi gruppi di pazienti che verranno arruolati, 15 in tutto, una volta ottenuta l'autorizzazione a procedere: i 5 milioni iniziali verranno raddoppiati nel secondo gruppo e aumentati ancora in quelli a seguire. “Al momento – riprende Martino – nel nostro trial abbiamo completato l'infusione del settimo paziente, il primo del terzo gruppo, quello cui vengono somministrate circa 200 milioni di cellule. In nessuno di questi primi sette pazienti sono stati osservati effetti collaterali gravi, e, ad oggi, a oltre un anno di distanza dall'infusione nel primo paziente, possiamo dire che la somministrazione appare sicura”.

Per avere i risultati della sperimentazione dovremmo però prima attendere che tutti i 12 pazienti vengano trapiantati e che siano passati almeno due anni dall’ultimo trapianto. Il trial portato avanti dal team di Martino è di fase I, ovvero volto a stabilire la sicurezza del trattamento testato, per cui i ricercatori ipotizzano un meccanismo neuroprotettivo: “L'idea è che queste cellule, una volta trapiantate, possano raggiungere le zone lesionate, e secernere delle sostanze che diffondendosi attraverso il liquor possano esercitare un effetto neuroprotettivo, contrastando il danno mielinico e assonale”, conclude Martino.