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Naltrexone

L’uso del naltrexone a basso dosaggio come terapia della SM è stato molto pubblicizzato su internet.
Mancano studi clinici contro placebo nei pazienti con SM.

Ad oggi sappiamo che:
  1. Il Naltrexone viene usato in Italia per il trattamento delle persone dipendenti da oppiacei, come l’eroina. Il naltrexone è un antagonista degli oppiacei (cioè delle sostanze simili all'eroina, alla morfina e al metadone). Gli oppiacei per fare il loro effetto devono agire su certe strutture del nostro sistemo nervoso che si chiamano recettori. Gli antagonisti degli oppiacei vanno sulle stesse strutture senza però attivarle ma limitandosi a "tenerle occupate" come fa chi occupa un posto in treno mettendoci un cappello. Sono stati effettuati numerosi trial sul naltrexone in varie altre forme di dipendenza, compresa quella da alcol, da cocaina e da gioco d’azzardo. I fautori del suo uso nella SM suggeriscono che dovrebbe essere somministrato ad una dose inferiore, circa 3 – 4.5 mg/die, per questo il termine di naltrexone a basso dosaggio.

  2. Recentemente uno studio clinico condotto in Italia in quattro centri (San Raffaele di Milano, Don Gnocchi di Milano, Padre Micone di Genova ed Ospedale di Gallarata, Varese) ha studiato la sicurezza e gli effetti di basse dosi di naltrexone per sei mesi su pazienti con sclerosi multipla primariamente progressiva. I risultati hanno dimoastrato uno riduzione della spasticità e nel complesso il farmaco è stato ben tollerato. (Mult Scler. 2008 Sep;14(8):1076-83.)

  3. Si deve tenere conto però che, in esperimenti in laboratorio, è stato dimostrato che il naltrexone aumenta la proliferazione delle cellule del sistema immunitario. In persone con AIDS, naltrexone sembra aiutare i farmaci antiretrovirali a stimolare la funzionalità del sistema immunitario. I sostenitori del farmaco dicono che questo effetto sarebbe positivo per i pazienti con SM. Comunque, molti neurologi non sono d’accordo. L’approccio standard al trattamento della SM è sopprimere la risposta immunitaria dal momento che si pensa che la malattia sia dovuta ad una eccessiva ed impropria attività immunitaria.

  4. Alcuni tra i sostenitori del naltrexone suggeriscono che il farmaco non sia efficace se assunto insieme all’Interferone. Non ci sono basi scientifiche per affermare questo. Non è prudente abbandonare un farmaco approvato, che è di dimostrata efficacia nella SM ed è stato utilizzato da migliaia di persone con la malattia, in favore di un farmaco che è stato usato da poche centinaia di pazienti.

  5. Ci sono storie particolari sugli effetti benefici del naltrexone a basse dosi in alcune persone con SM. Sfortunatamente, l’esperienza ha mostrato che gli episodi aneddotici non sono un buon metodo per verificare gli effetti di un nuovo farmaco nella SM.
Nel complesso si può dire che sono necessari ulteriori studi che prevedano anche un gruppo placebo per poter valutare meglio la reale efficiacia di questa terapia, includendo anche pazienti con sclerosi multipla a ricadute e remissioni e secondariamente progressiva.