Salta al contenuto principale

22/06/2014

Lavoro: un'alleanza con i sindacati

Lavoro

Il 10% degli inserimenti dal collocamento mirato sono garantiti da aziende piccole, non soggette all'obbligo di assumere persone disabili. Il problema è consolidari. L'intervista su SM Italia 3/2014

 

Una via per creare migliori condizioni per l’inserimento e il mantenimento del lavoro passa dall’alleanza con i sindacati. Per approfondire alcune delle questioni in gioco in questa complessa scacchiera, abbiamo parlatocon Silvia Stefanovichj, responsabile nazionale Ufficio Disabilità della CISL.

Dottoressa Stefanovichj, partiamo dalcollocamento mirato voluto dalla Legge68/1999: come sta funzionando?
«Secondo l’ultima relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della Legge 68, nel 2011 erano iscritte al collocamento obbligatorio circa 66 mila persone con disabilità, mentre sono stati circa 22 mila gli inserimenti effettivi. Un dato interessante, in un quadro deficitario: in Italia vi sono circa 4 milioni e 300 mila aziende piccole, ossia con un numero di dipendenti inferiore a 15. Queste aziende, che non sono soggette all’obbligo di assunzione ex Legge 68, hanno effettuato 2.449 assunzioni nel 2010 e 2.641 nel 2011, assicurando una copertura costante di circa il 10% annuo degli avviamenti».

Ci sono sostegni pubblici alle aziende per inserire persone con disabilità?
«Esiste un Fondo Nazionale che dà incentivi a quei datori di lavoro, soggetti all’obbligo e non, che assumono persone con disabilità ai sensi della Legge 68. Un fondo che negli scorsi anni era stato azzerato e che associazioni e sindacato hanno chiesto e ottenuto di ripristinare. Però gli incentivi, dopo il tempo dell’avvio e dell’inserimento, vengono meno. Bisogna dunque mettere a punto modalità strutturali che consolidino gli inserimenti oltre il tempo in cui sono sostenuti da incentivi pubblici».

Il 4 luglio 2013, la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia perché, in violazione all’articolo 5 della direttiva2000/78, non ha ancora imposto “a tutti i datori di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili”.Cosa si dovrebbe fare?
«Si tratterebbe di obbligare le aziende, per esempio, a ‘sistemare il luogo di lavoro in funzione dell’handicap, strutturando diversamente i locali o adattandole attrezzature, i ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti’». 

L'intervista completa è su SM Italia 3/2014, leggibile o scaricabile online (vedi link sotto)

Leggi anche:

SM Italia 3/2014