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21/05/2020

Sclerosi multipla: quale ruolo per la riserva cognitiva nella vita sociale e lavorativa?

 

Esiste un fattore protettivo contro i problemi cognitivi che possono riguardare le persone con sclerosi multipla? Sì, suggeriscono da qualche tempo i ricercatori impegnati nel campo. Si chiama riserva cognitiva ed è una sorta di arricchimento mentale, più o meno misurabile attraverso alcuni indicatori, quali per esempio gli anni di istruzione, che può aiutare a tamponare gli effetti di malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla. E che contribuisce anche all'inserimento socio-lavorativo delle persone con SM. A ribadirlo è una pubblicazione di uno studio finanziato da AISM e la sua Fondazione FISM sulle pagine di Multiple Sclerosis and Related Disorders, guidato dalla professoressa Maria Pia Amato, del Dipartimento di Neuroscienze, Area del Farmaco e Salute del Bambino (NEUROFARBA) dell'Università di Firenze.

 

La ricerca di Amato e colleghi è l'ultimo tassello di un lavoro iniziato anni fa sugli effetti protettivi della riserva cognitiva nella sclerosi multipla, che suggerisce appunto come l'arricchimento intellettivo aiuti a contrastare i disturbi cognitivi nella malattia. Ma la maggior parte degli studi nel campo sono stati fatti su pazienti con esordio nell'età adulta della patologia. Quali sono gli effetti a lungo termine dei cambiamenti a livello cognitivo in chi sviluppa da giovanissimo la malattia? Che ruolo ha la riserva cognitiva nei pazienti a esordio pediatrico? Influenza, e come, l'inserimento socio-lavorativo? Per scoprilo Amato e colleghi hanno confrontato tra loro due diversi gruppi di persone con SM, un gruppo con esordio di malattia in età adulta e l’altro in età pediatrica, paragonando l’incidenza di problematiche a livello cognitivo e inserimento socio-lavorativo, cercando di capire che ruolo avessero in tutto questo variabili come quelle della riserva cognitiva.

 

Farlo ha significato raccogliere una serie di dati sulle persone con SM che hanno preso parte allo studio, clinici e neuropsicologici, e valutazioni delle performance socio-professionali e della riserva cognitiva, grazie all'utilizzo di test e scale che misurano le informazioni quali quelle del livello di istruzione, del quoziente intellettivo pre-morboso o dello stato-socioeconomico.

 

Circa un terzo dei pazienti inclusi nello studio, raccontano gli autori, presentava disturbi cognitivi, senza differenze particolari tra i due gruppi a diverso esordio di malattia. Sempre un terzo dei partecipanti, in ogni gruppo, era disoccupato e la maggior parte impegnata in lavori con basso grado di complessità. I ricercatori hanno anche osservato che i pazienti a esordio pediatrico raggiungevano meno frequentemente alti livelli di istruzione, anche rispetto ai propri genitori se confrontati con quelli a esordio in età adulta di malattia.

 

Ma c'è una relazione tra questo e i risultati raggiunti in ambito socio-lavorativo? Chi era occupato in lavori ad alta complessità aveva misure riconducibili a riserva cognitiva più elevate. E in quelle delle performance socio-lavorative - a loro volta legate alla qualità della vita, sottolineano i ricercatori - i valori più alti erano associati a basso grado di disabilità, giovane età e più alto livello di istruzione.

 

Ma più in generale, suggeriscono gli autori, la relazione tra le diverse variabili esaminate non è così netta. Piuttosto, scrivono, situazione clinica, variabili sociali e riserva cognitiva agiscono tra loro in modo interconnesso, tanto che, concludono:  «La ricerca sottolinea le complesse relazioni che esistono tra aspetti cognitivi e risultati in ambito educativo, socio-economico e professionale nella sclerosi multipla e supporta il ruolo protettivo della riserva cognitiva tanto nelle persone con esordio adulto che pediatrico di malattia». E di qui, aggiungono, l'importanza di interventi precoci in entrambi gruppi volti ad assicurare risultati migliori.

 

Referenza

Titolo: Cognitive reserve is a determinant of social and occupational attainment in patients with

pediatric and adult onset multiple sclerosis

Autori: Portaccio E, Simone M, Prestipino E, Bellinvia A, Pastò L, Niccolai M, Razzolini L, Fratangelo R, Tudisco L, Fonderico M, Ghezzi A, Pippolo L, Marrosu MG, Cocco E, Fenu G, Patti F, Chisari C, Falautano M, Moiola L, Minacapelli E, Viterbo RG, Margari L, Goretti B, Amato MP

Rivista: Multiple Sclerosis and Related Disorders

Doi: https://doi.org/10.1016/j.msard.2020.102145

 

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