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NMOSD: le terapie

 

È particolarmente importante iniziare il trattamento per le NMOSD con farmaci efficaci e quanto prima possibile per bloccare gli attacchi e, di conseguenza, arrestare l’accumulo di disabilità.

 

Ci sono trattamenti per gli episodi acuti (ricadute/recidive), quelli a lungo termine (di mantenimento) ed i trattamenti sintomatici e riabilitativi.

Le ricadute sono curate con cortisone ad alto dosaggio per via endovenosa, per 3-5 giorni.

 

In caso di mancata risposta o di esordio particolarmente grave della ricaduta si potrà ricorrere alla plasmaferesi per 5-7 sedute a giorni alterni.

 

La plasmaferesi permette di rimuovere molecole dal sangue, cioè di eliminare una componente patologica, per esempio gli anticorpi, che sono responsabili dell'infiammazione acuta.

 

Per ciò che riguarda le terapie del mantenimento, rituximab ad oggi è il farmaco più utilizzato, ed è stato inserito nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per il trattamento delle NMOSD (D.L. n.536 del 21 ottobre 1996 convertito dalla Legge n.648 del 23 dicembre 1996, GU Serie Generale n.53 del 05-03-2018).

 

Questo farmaco è tollerato mediamente bene ma comporta una serie di rischi che vanno valutati e monitorati, per esempio di ipogammaglobulinemia (Marcinnò A. et al 2018), infezioni opportunistiche gravi soprattutto nel lungo termine e complicanze cardiovascolari (Prosol M W, 2021).

 

Nel 2021 le autorità del farmaco statunitense ed europea FDA ed EMA hanno approvato tre nuovi farmaci per le NMOSD. Si tratta di anticorpi monoclonali umanizzati che agiscono con meccanismi di azione diversi. Se vuoi saperne di più su come funzionano, e su qual è il loro iter scientifico e di approvazione, guarda le schede di approfondimento su eculizumab, satralizumab, inebilizumab.

 

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Ultimo aggiornamento: 20/03/2023