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Satralizumab

 

Satralizumab ha ricevuto l’approvazione da parte della FDA per il trattamento della NMOSD in adulti AQP4-Ab+ e quella del Japanese Ministry of Health, Labor and Wealfare con l’indicazione trattamento della NMOSD in pazienti adulti e adolescenti affetti da NMOSD AQP4-Ab+. Anche EMA ha approvato satralizumab con la seguente indicazione terapeutica: “trattamento in monoterapia o in combinazione con terapia immunosoppressiva di adulti e adolescenti >12 anni affetti da NMOSD AQP4-Ab+.

 

A supporto dell’efficacia e sicurezza di Satralizumab sono stati pubblicati due studi registrativi randomizzati controllati vs placebo: lo studio Sakura Sky (Traboulsee A. et al 2020) e ed il Sakura Star (Yamamura T, et al. 2019). Questi due studi di Fase III presentano un disegno simile: sono studi in doppio cieco, multicentrici, randomizzati, a gruppi paralleli e comparati con placebo che hanno l’obiettivo di valutare l’efficacia, la sicurezza e l’immunogenicità di satralizumab in pazienti con NMOSD.

 

Lo studio “Sakura Sky” ha arruolato 83 pazienti adolescenti e adulti di età compresa tra i 12 e i 74 anni, mentre “Sakura Star” ha reclutato 95 pazienti adulti di età tra i 18 e i 74 anni. Nello studio Sakura Sky, sono stati arruolati pazienti in cui la terapia con satralizumab è stata aggiunta ad un trattamento con immunosoppressori (micofenolato mofetile, azatioprina, steroidi per os da soli o in associazione ai due farmaci precedenti) già in atto che è stato proseguito per tutta la durata dello studio. Nello studio Sakura Star, invece, sono stati arruolati pazienti trattati con satralizumab in monoterapia. La co-somministrazione di immunosoppressori non era , in tal caso, consentita per tutta la durata dello studio. L’89% dei pazienti del Sakura Star erano pazienti già stati precedentemente trattati con immunosoppressori o con rituximab ma questi farmaci erano stati sospesi da almeno 3 e 6 mesi rispettivamente, mentre l’11% dei pazienti reclutati erano naive al trattamento al momento dell’arruolamento.

 

L’endpoint primario è definito come l’intervallo di tempo alla prima ricaduta.

 

I risultati degli studi dimostrano che:

•  Il numero di pazienti che hanno avuto ricadute è significativamente minore nel braccio trattato con satralizumab rispetto al braccio trattato con placebo sia nello studio Sakura Sky (8/41 -20%- vs. 18/42 -43%- pazienti) che nello studio Sakura Star (19/63 -30%- vs. 16/32 -50%- pazienti). In particolare, satralizumab riduceva il rischio di ricadute rispetto al placebo se utilizzato in monoterapia del 55% dei pazienti. Tale percentuale saliva al 74% se veniva considerato solo il sottogruppo di pazienti AQP4 positivi.

 

•  Se Satralizumab era somministrato in aggiunta ad immunosoppressori il rischio di ricadute era ridotto del 62% nei pazienti trattati con satralizumab rispetto al placebo. Tale percentuale saliva al 79% se veniva considerato solo il sottogruppo di pazienti AQP4 positivi.

 

•  Il numero dei pazienti liberi da ricadute è significativamente maggiore nel braccio trattato con satralizumab in monoterapia (89% a 48 settimane e 78% a 96 settimane) rispetto a quello trattato con placebo (66% a 48 settimane e 59% a 96 settimane).

 

•  Per quanto concerne gli outcomes secondari come la variazione della scala VAS (Visual Analogue Scale) per il dolore e del FACIT-F (Functional Assessment of Chronic Illness Therapy-Fatigue) score non emergono differenze tra i due gruppi di trattamento nell’ambito dei due studi. Le scale del dolore e della fatica sono state valutate, indipendentemente dal verificarsi delle recidive, a 24, 48, 72, 96 e 120 settimane. A tal proposito va tenuto, tuttavia, presente che i valori medi della scala del dolore erano eterogenei e relativamente bassi ciò potrebbe aver inficiato la dimostrazione di effetto.

 

Per quanto riguarda il profilo di sicurezza, non si sono riscontrate sostanziali differenze tra i pazienti con satralizumab e quello trattato con placebo sia in pazienti in monoterapia (Sakura Star) che in associazione con immunosoppressori (Sakura Sky). In particolare, non sono state riportate infezioni opportunistiche ed in nessuno dei due studi era richiesta la vaccinazione meningococcica. Le reazioni nel sito di iniezione sono state in generale lievi-moderate e non sono stata causa di interruzione del trattamento in nessun paziente. Non sono state riportate reazioni anafilattiche.

 

Il profilo di sicurezza si è peraltro mostrato simile negli adolescenti e negli adulti.

 

Lo schema terapeutico di somministrazione di satralizumab prevede una somministrazione per via sottocutanea di ridotto volume (1mL) ogni 2 settimane per le prime 3 somministrazioni seguite da una dose di mantenimento ogni 4 settimane. Tale modalità e frequenza di somministrazione consente, dopo una prima iniezione eseguita sotto la supervisione di un operatore sanitario qualificato e dopo un’adeguata formazione, una buona gestione domiciliare della terapia da parte del paziente e dai suoi familiari. Questo può determinare un impatto positivo sulla qualità di vita dei pazienti e anche sui costi di assistenza a carico del Sistema Sanitario Nazionale. 

 

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Ultimo aggiornamento: 20/03/2023