Fattori genetici
Numerosi studi provano che al rischio di contrarre la SM contribuiscono fattori genetici. Le prime ipotesi sulla componente genetica della SM nacquero dagli studi sulla distribuzione geografica della SM, i quali mostrarono che la malattia prevale nettamente nelle popolazioni di razza bianca. La distribuzione delle frequenze di malattia segue approssimativamente un gradiente decrescente dai poli all’equatore. Gli africani e gli orientali hanno una frequenza di malattia estremamente più bassa rispetto alle popolazioni nord-europee. Fra la popolazione di razza bianca, inoltre, non tutti i paesi sono colpiti in uguale misura. I popoli nord-europei hanno una prevalenza di malattia molto più alta rispetto a chi abita nei paesi del mediterraneo. Si suppose, perciò, che queste differenti prevalenze fossero fondamentalmente legate alla diversità nel patrimonio genetico delle varie popolazioni.
Questo non significa che la SM sia una malattia genetica propriamente detta.
Si tratta di una patologia multifattoriale, e in quanto tale si parla di «rischio genetico», cioè il contributo dei geni alla malattia è parziale (intorno al 20%), capace solo di determinare un aumento della probabilità di contrarre la malattia. È stato visto che il rischio di avere la SM per il fratello di un ammalato è circa 15-20 volte maggiore rispetto alle persone della stessa popolazione che non abbiano un fratello affetto.
Sappiamo che i geni che conferiscono un aumentato rischio di ammalarsi di SM sono molti, probabilmente più di 10. Come in tutte le malattie multifattoriali, i geni implicati non sono mutati, ma costituiscono una variante normale. Molti geni hanno la caratteristica di presentare varianti individuali, dette forme alleliche, più o meno frequenti in determinate popolazioni. È stato visto che alcuni particolari alleli sono presenti più spesso nelle persone con SM che in soggetti senza la malattia. In questo caso si dice che un determinato allele è «associato» alla malattia. L’allele associato non è presente in tutti i malati né è assente nella popolazione sana: si tratta semplicemente di probabilità statistica. Inoltre, come detto l’allele associato alla malattia non è «anormale» cioè mutato, come succede nelle malattie genetiche propriamente dette, né è esso sufficiente a causare la malattia, poiché chi ha l’allele può essere sano e chi non lo ha può comunque essere malato.
Infatti si parla non di alleli causanti la malattia ma di alleli di predisposizione. Le ricerche sull’intero genoma hanno stabilito che variazioni nella struttura di geni situati in tre regioni, sui cromosomi 6, 5 e 17, sono presenti maggiormente nelle persone con SM. Sono in particolare studiati i geni che si trovano in una regione del cromosoma 6 chiamata MHC, sigla inglese che indica il sistema maggiore di istocompatibilità. La regione MHC contiene un numero notevole di geni, non a caso quasi tutti regolanti le risposte del sistema immunitario. Il sistema MHC contiene geni strettamente collegati dal punto di vista funzionale, che formano il complesso HLA (sigla di «human leukocyte antigens»), e producono molecole che si trovano sulla superficie delle cellule del sistema immunitario. I geni del complesso HLA hanno ciascuno un vasto numero di alleli, vale a dire che esistono numerose varianti individuali dello stesso gene. Ogni allele HLA produce sostanze dette proteine, situate sulla superficie delle cellule immunitarie, che differiscono solo minimamente da altre proteine simili prodotte da alleli diversi. Queste differenze sono responsabili del modo con il quale le cellule del sistema immunitario possono reagire verso una sostanza estranea o, nel caso di una malattia autoimmune, ritenuta estranea. I geni HLA non sono tuttavia gli unici implicati nella suscettibilità alla SM: sicuramente altri geni meno noti sono importanti, ad esempio quelli che producono sostanze importanti nella risposta infiammatoria, dette citochine, che regolano la risposta infiammatoria (interferone gamma, TGF-b, interleuchina 4 e altri ancora). Altri studi si stanno recentemente orientando su geni capaci di modificare l’andamento della malattia. Sappiamo infatti che la progressione della malattia varia molto da persona a persona e che anche queste differenze hanno probabilmente una base genetica (gene APO-E, e altri ancora).
Bibliografia
Nicola Canal, Angelo Ghezzi, Mauro Zaffaroni Sclerosi multipla. Attualità e prospettive, p.528, 2011, Elsevier
a cura di Jack S. Burks,Kenneth P. Johnson Multiple sclerosis: diagnosis, medical management, and rehabilitation, p. 598, 2000, Edizioni Demos
Ultimo aggiornamento febbraio 2012