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04/01/2011

MSIF Research News gennaio 2011

 

MSIF  Research News del 25 gennaio 2011

Ruolo dell’ormone GnRH  in un modello sperimentale di SM
Gli autori hanno studiato l’effetto dell’ormone liberante gonadotropine (GnRH) in un modello sperimentale di SM. Precedenti studi avevano indicato che il recettore per questo ormone si trova nel midollo spinale e che il GnRH promuoverebbe la sopravvivenza e la crescita dei neuroni. I ricercatori hanno analizzato 10 casi di encefalite sperimentale autoimmune (ESA) trattati con l’ormone e 10 casi di ESA non trattati con GnRH. Gli autori hanno trovato che i topi trattati miglioravano nello svolgimento delle attività motorie e, all’esame eseguito successivamente su campione autoptico, il diametro degli assoni del midollo spinale risultava aumentato con un aumento della presenza dei neurofilamenti. I risultati di questo studio supportano quanto trovato dai precedenti studi sul possibile ruolo del GnRH nel stimolare i recettori del GnRH nel midollo spinale e indicano che la somministrazione del GnRH è in grado di ridurre la gravità della ESA.
Gonadotropin-releasing hormone reduces the severity of experimental autoimmune encephalomyelitis, a model of multiple sclerosis. Quintanar JL, Salinas E, Quintanar-Stephano A.Neuropeptides. 2011 Feb; 45(1):43-8

 

Analisi dei criteri per predire la conversione da ADEM a SM
Un gruppo di persone di Taiwan con diagnosi di encefalomielite acuta disseminata (ADEM) sono stati analizzati per le caratteristiche cliniche e di risonanza magnetica (RM), per valutare quali criteri di RM possano predire la conversione a SM. Sono state valutate 36 persone con diagnosi di ADEM e, come ci si potrebbe aspettare, il tasso di conversione a SM era basso (11%). I ricercatori non hanno riscontrato differenze significative nei segni/sintomi clinici e nelle analisi del liquido cerebrospinali tra i pazienti con conversione e quelli senza. Comunque le persone che soddisfacevano i criteri McDonald per la disseminazione nello spazio avevano maggior probabilità di andare incontro a conversione. Gli autori concludono che le persone con diagnosi di ADEM, ma che soddisfano i criteri McDonald per la disseminazione nello spazio sarebbero meglio classificati con diagnosi di sindrome clinicamente isolata. e che la presenza di lesioni disseminate non sono tipiche della ADEM classica.
Acute disseminated encephalomyelitis that meets modified McDonald criteria for dissemination in space is associated with a high probability of conversion to multiple sclerosis in Taiwanese patients. Liao MF, Huang CC, Lyu RK, Chen CM, Chang HS, Chu CC, Hsu WC, Wu YR, Kuo HC, Cheng MY, Hung PC, Chou ML, Lin KL, Hsieh MY, Ro LS.Eur J Neurol. 2011 Feb;18(2):252-9

 

Disturbi cognitivi e alterazioni della plasticità neuronale in persone con SM
La neuroplasticità anormale della corteccia cerebrale, valutata tramite stimolazione magnetica transcranica (TBS), è stata osservata in soggetti con disturbi cognitivi ed una correlazione positiva è stata trovata con i valori della beta amiloide (1-42) presente nel liquor cefalorachidiano e l'entità del potenziamento a lungo termine dovuto alla TBS. Nessuna correlazione è stata osservata tra le concentrazioni di proteina tau e i disturbi cognitivi, risonanza magnetica e gli effetti della stimolazione TBS in questi persone. I ricercatori concludono che l’infiammazione può alterare le concentrazioni della beta amiloide nel liquor e portare alla compromissione della plasticità sinaptica e delle funzioni cognitive.
Mori F, Rossi S, Sancesario G, Codecà C, Mataluni G, Monteleone F, Buttari F, Kusayanagi H, Castelli M, Motta C, Studer V, Bernardi G, Koch G, Bernardini S, Centonze D. Neuropsychopharmacology. 2011 Feb;36(3):559-68.

 

 

MSIF  Research News del 19 gennaio 2011

Correlazioni tra vitamina D, disabilità clinica e di risonanza magnetica in persone con SM
Questo studio di neuroimmagine ha valutato 193 persone con sclerosi multipla e mira ad esplorare la possibile correlazione tra livelli plasmatici di metaboliti della vitamina D, la disabilità clinica e le variazioni visibili alla risonanza magnetica. Gli autori hanno trovato una relazione statisticamente significativa tra bassi livelli di metaboliti della vitamina D e gradi di disabilità valutata tramite MS severity scale. Una correlazione analoga è stata trovata anche quando la disabilità veniva misurata utilizzando la Expanded Disability Status Scale, ma senza raggiungere mai la significatività statistica. Gli autori concludono che i metaboliti della vitamina D hanno una associazione protettiva con la disabilità e l’atrofia cerebrale nella sclerosi multipla. In particolare i risultati suggeriscono una forte associazione con il  metabolita 24,25(OH)(2)VD(3), che non è mai stato ampiamente valutato in persone con SM.
Vitamin D metabolites are associated with clinical and MRI outcomes in multiple sclerosis patients. Weinstock-Guttman B, Zivadinov R, Qu J, Cookfair D, Duan X, Bang E, Bergsland N, S Hussein, Cherneva M, L Willis, Heininen-Brown M, Ramanathan M.  J Neurol neurosurg Psychiatry. 2011 Feb; 82 (2) :189-95.

 

Studio sulla frequenza di conversione da sindrome clinicamente isolata a SM
Questo studio ha esaminato la frequenza di diagnosi radiologica senza conversione clinica in SM, dopo un lungo periodo di follow-up in persone che avevano presentato una sindrome clinicamente isolata. Gli autori hanno studiato due gruppi di persone con CIS per una media di 6 e 20 anni. Delle 105 persone seguite per 6 anni, il 51% ha sviluppato una SM clinicamente definita (CDMS) e un ulteriore 15% ha sviluppato una SM radiologicamente definita (RDMS). Inoltre 70 persone sono state seguite fino a 20 anni e di questi  il 61% ha sviluppato una CDMS e l'11% una RDMS. Lo studio sottolinea che fino al 10-15% delle persone che sviluppano SM solo su criteri di risonanza, potrebbero non avere ulteriori eventi clinici dopo 20 anni di follow-up.
MRI only conversion to multiple sclerosis following a clinically isolated syndrome. Chard DT, Dalton CM, Swanton J, Fisniku LK, Miszkiel KA, AJ Thompson, Plant GT, Miller DH. J Neurol neurosurg Psychiatry. 2011 Feb; 82 (2) :176-9


Sildenafil migliora i sintomi clinici e  la neuropatologia in un modello sperimentale di SM
Gli autori hanno studiato l'effetto del sildenafil su un modello sperimentale di sclerosi multipla e hanno visto che il trattamento con sildenafil dopo l'insorgenza della malattia riduce marcatamente i sintomi clinici, impedendo la perdita assonale e promuovendo la rimielinizzazione. I risultati indicano che il sildenafil riduce l'infiltrazione dei leucociti CD3+ e l’attivazione nel midollo spinale della microglia/macrofagi, mentre aumentano altri fattori che  sono noti per sopprimere l'attivazione del sistema immunitario. Inoltre, il sildenafil era presente negli infiltrati di astrociti reattivi situati intorno alla lesione da SM cicatrizzata, suggerendo così un possibile meccanismo di limitazione della diffusione leucocitaria nel parenchima sano. Gli autori hanno identificato nuovi meccanismi neuroprotettivi di azione del sildenafil e propongo che questi  potrebbero portare ad applicazioni terapeutiche in futuro.
Sildenafil ameliorates clinical symptoms and neuropathology in a mouse model of multiple sclerosis. Pifarre P, Prado J, Baltrons MA, Giralt M, Gabarro P, Feinstein DL, Hidalgo J, Garcia A. Acta Neuropathol. 2011 Jan 15.

 



MSIF  Research News del 11 gennaio 2011

 

Distribuzione geografica della SM e della mononucleosi in Inghilterra
Il virus di Epstein Barr (EBV) è uno dei diversi agenti infettivi che è stato suggerito essere collegato alla sclerosi multipla (SM). Studi precedenti avevano dimostrato che in Inghilterra la SM è più comune nel Nord del Paese rispetto al Sud. Per avere una mappa della distribuzione geografica della SM più attuale e contemporanea, questo studio ha analizzato la distribuzione della SM in Inghilterra. Considerando che l’infezione da mononucleosi (infezione da EBV), è associata al rischio di SM, gli autori hanno confrontato la distribuzione geografica della mononucleosi con quella della SM utilizzando dati derivanti da ricoveri ospedalieri in Inghilterra per mononucleosi e SM dal 1999 al 2005. Lo studio supporta i dati precedenti sulla significativa varianza geografica tra Nord e Sud della SM, che correla in particolare con i gradi di latitudine. Questa correlazione rimane anche eliminando dall’analisi i dati sulle persone che risiedono ma non sono nate in Inghilterra. Gli autori suggeriscono che questi risultati potrebbero avere implicazioni sull’assistenza sanitaria e anche per definire le cause e la prevenzione della SM.
Geography of hospital admissions for multiple sclerosis in England and comparison with the geography of hospital admissions for infectious mononucleosis: a descriptive study.
Ramagopalan SV, Hoang U, Seagroatt V, Handel A, Ebers GC, Giovannoni G, Goldacre MJ.J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2011 Jan 6.

 

Antigene dell’enterotossina A dello Staphylococcus aureus come possibile fattore di rischio della SM
Gli autori hanno studiato un possibile legame tra alcuni superantigeni specifici dello Staphylococcus aureus (S. aureus) con la SM. Utilizzando tecniche standard di biologia molecolare gli autori hanno individuato da campioni di tampone nasale di controlli sani, di persone con SM stabile e di persone con SM e presenza di ricaduta negli ultimi 30 giorni. Il 27% di persone con SM è stata trovata positiva allo S. aureus, senza differenze significative tra i due gruppi studiati, anche se tra le persone con S. aureus, la prevalenza di antigeni specifici per l’enterotossina A era significativamente maggiore nel gruppo con ricadute da SM rispetto al gruppo di studio di controllo. Gli autori suggeriscono che lo screening della presenza di antigene per l’ enterotossina A dello S. aureus potrebbe servire come marcatore di esacerbazione di SM.
Staphylococcus aureus harbouring Enterotoxin A as a possible risk factor for multiple sclerosis exacerbations.Mulvey MR, Doupe M, Prout M, Leong C, Hizon R, Grossberndt A, Klowak M, Gupta A, Melanson M, Gomori A, Esfahani F, Klassen L, Frost EE, Namaka M. Mult Scler. 2011 Jan 6.

 

Variazioni della concentrazione dell’osteopontina in persone con SM
Gli autori hanno condotto uno studio per indagare il possibile contributo delle citochine in particolare dell’osteopontina (OPN) alla immunopatogenesi della sclerosi multipla (SM) e il suo possibile ruolo di biomarker per l'attività di malattia. Le concentrazioni di OPN sono risultate essere notevolmente aumentate nel liquido cerebrospinale di persone con sindrome clinicamente isolata e SM recidivante remittente durante le ricadute di malattia rispetto al gruppo di persone che presentavano diagnosi di malattie neurologiche diverse dalla SM, inoltre un aumento dei livelli di OPN erano associate con alti valori di altri biomarcatori, indice di infiammazione. Infine le concentrazioni di OPN nel liquor nelle tre settimane successive era diminuito in modo significativo rispetto ai valori iniziali indipendentemente dal trattamento con placebo o metilprednisolone. Le persone con SM primariamente progressiva aveva aumenti dei livelli di OPN nel liquor e inoltre questi alti livelli erano  associati con un elevato grado di disabilità. Gli autori suggeriscono pertanto che OPN può essere utile biomarker dinamico per l'attività di malattia nella SM recidivante remittente.
Osteopontin concentrations are increased in cerebrospinal fluid during attacks of multiple sclerosis.
Börnsen L, Khademi M, Olsson T, Sørensen PS, Sellebjerg F.Mult Scler. 2011 Jan;17(1):32-42


SM e crisi epilettiche
Gli autori hanno esaminato la frequenza delle crisi epilettiche in 5.041 pazienti con sclerosi multipla. I ricercatori hanno individuato 102 persone con SM (2%) che avevano crisi epilettiche e  in particolare in 67 persone (1,3%) l’attacco epilettico poteva essere spiegato solo in concomitanza con la SM. È interessante notare che l'epilessia è stata la manifestazione clinica iniziale della sclerosi multipla in sette persone, inoltre la maggioranza di coloro che aveva avuto crisi epilettiche (92,5%) hanno presentato solo poche crisi, ma 18 persone avevano presentato almeno un episodio di stato epilettico, mortale in due casi.
Il sesso, il tipo di SM e il tempo intercorso tra  l’insorgenza della sclerosi multipla e la progressione di malattia non era predittivo della comparsa di epilessia. Lo studio fornisce dati utili sulla relazione tra epilessia e la SM.
Multiple sclerosis and epileptic seizures. Catenoix H, Marignier R, Ritleng C, Dufour M, Mauguière F, Confavreux C, Vukusic S. Mult Scler. 2011 Jan;17(1):96-102.

 

 

MSIF  Research News del 4 gennaio 2011

 

Alterazioni della funzionalità epatica durante trattamento con interferone-beta
Gli interferoni-beta (IFNβ) sono stati associati a molti eventi avversi, in questo studio gli autori esaminano l'effetto dell’utilizzo a lungo termine degli interferoni sulla funzionalità epatica in persone con SM. I livelli di alanina aminotransferasi (detta GPT o ALT), uno degli enzimi epatici, sono stati esaminati per un periodo di dodici anni in quelle persone a cui era stato prescritto IFNβ come primo trattamento immunomodulante. Il rischio di alterazioni degli enzimi epatici è risultato essere associato ad una serie di fattori tra cui la maggiore frequenza di somministrazione, la giovane età (<40 anni) e il genere maschile. Le probabilità di sviluppare anomalie degli enzimi del fegato erano inoltre maggiori nei primi 15 mesi di trattamento. Questo studio sottolinea la necessità di un monitoraggio costante della funzionalità epatica nelle persone con SM che assumono interferoni beta.
High-dose frequency beta-interferons increase the risk of liver test abnormalities in multiple sclerosis: A : A longitudinal study.Chan S, Kingwell E, Oger J, Yoshida E, Tremlett H. Mult Scler. 2010 Dec 10

 

 

Database brasiliano sulla gravidanza nella sclerosi multipla
Siccome la sclerosi multipla (SM) è predominante nelle donne, diversi studi hanno valutato l’effetto della  gravidanza sulla malattia. In questo studio sono stati riportati i risultati del database nazionale del Brasile sulla gravidanza nella SM. Come in studi precedenti,  il tasso di ricaduta è risultato significativamente  diminuito durante la gravidanza e più alto dopo il parto. Comunque, il tasso di ricadute post-parto risultava più basso rispetto al tasso che faceva riferimento  agli anni precedenti al concepimento. Questo potrebbe essere collegato all’uso in Brasile di corticosteroidi o di immunoglobuline nelle donne con SM immediatamente dopo il parto. Il 69,7% delle donne osservate sono state esposte a cure farmacologiche per un certo periodo durante la gravidanza. Il tasso di complicazioni ostetriche, neonatali e perinatali è risultato basso.
. Finkelsztejn A, Fragoso YD, Ferreira ML, Lana-Peixoto MA, Alves-Leon SV, Gomes S, Damasceno BP, Mendes MF, Salgado PR, Correa EC, Comini-Frota ER, Diniz DS, Gama PD, Kaimen-Maciel DR, Morales RR, Arruda WO, Grzesiuk AK, Khouri JM, Lopes JS, Rocha CF, Domingues R, Gonçalves MV, Lorenti MA, Parolin MK, Siquineli F, Tosta ED, Brooks JB, Gallina AS, Melges LD, Ruocco HH. Clin Neurol Neurosurg. 2010 Dec 13.

 

 

Effetti della vitamina D su cellule del sistema immunitario
C’è un aumentato interesse riguardo al ruolo della vitamina D nella patogenesi e potenzialmente nel trattamento della SM. La forma attiva della vitamina D ha dimostrato avere un effetto immunomodulatorio sulle cellule T CD4+. In questo studio sono stati analizzati gli effetti  della vitamina D sulle cellule T CD8+ derivate da 10 persone con SM e da 10 soggetti sani. E’ stato osservato che la somministrazione della forma attiva della vitamina D alle cellule T CD8+ ha prodotto una riduzione della secrezione di citochine pro-infiammatorie ed un aumento delle citochine anti-infiammatorie. Quanto trovato in laboratorio suggerisce che la forma attiva della vitamina D può agire direttamente sulle cellule T CD8+ regolandone la risposta immunitaria.
Vitamin D has a direct immunomodulatory effect on CD8+ T cells of patients with early multiple sclerosis and healthy control subjects. Lysandropoulos AP, Jaquiéry E, Jilek S, Pantaleo G, Schluep M, Du Pasquier RA. J Neuroimmunol. 2010 Dec 24.

 

 

Anticorpi anti-natalizumab in persone con sclerosi multipla in trattamento per 18 mesi
Natalizumab è un anticorpo monoclonale che ha dimostrato di essere efficace nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente. In questo studio osservazionale sono stati valutati 64 persone con SM in trattamento con Natalizumab, nove dei quali hanno sviluppato anticorpi al trattamento, di cui tre sono stati trovati transitoriamente positivi mentre gli altri sei sono rimasti positivi.  Gli anticorpi possono essere associati a reazioni di ipersensibilità, così come al fallimento del trattamento. Gli autori di questo studio consigliano pertanto di verificare lo stato anticorpale circa a 4-6 mesi dopo l'inizio del trattamento per individuare coloro che sono positivi allo scopo di evitare inutili esposizioni al farmaco e ridurre così i costi associati al trattamento.
Raccomandano inoltre la sospensione del trattamento in coloro che risultino positivi agli anticorpi a due controlli consecutivi e in coloro che sviluppano reazioni di ipersensibilità.
Kinetics and incidence of anti-natalizumab antibodies in multiple sclerosis patients on treatment for 18 months. Oliver B, Fernández O, Orpez T, Alvarenga MP, Pinto-Medel MJ, Guerrero M, León A, López-Madrona JC, Maldonado-Sánchez R, García-León JA, Luque G, Fernández V, Leyva L. Mult Scler. 2010 Dec 21.