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22/11/2009

CCSVI e sclerosi multipla: la posizione dell'AISM

Un'intervista al Professor Gianluigi Mancardi, Presidente del Comitato Scientifico AISM e il commento del Professor Mario Alberto Battaglia, Presidente FISM.

In merito ai recenti interventi riguardanti le correlazioni tra CCSVI e la SM, abbiamo interpellato il Prof Gianluigi Mancardi, Direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Genova e Presidente del Comitato Scientifico AISM che ha gentilmente risposto alle seguenti domande:

Domanda: Quali ripercussioni pratiche potrebbe avere questa scoperta per le persone con SM?
Prof. Mancardi:
“Gli studi fatti dal gruppo del prof. Zamboni sono degli studi interessanti in quanto evidenziano un aspetto della SM prima non conosciuto. E’ vero che da tantissimi  anni si sa che l’infiammazione nella SM è prevalentemente perivenulare, ma che esistessero delle alterazioni del circolo venoso anche distribuite a livello extracranico è un’informazione che prima non avevamo. Chiaramente questo tipo di affermazione va innanzi tutto studiata e confermata in altri laboratori perché le anomalie e le variabilità individuali nel circolo venoso sono molto ampie e quindi è necessario innanzitutto che i risultati vengano valutati in tutto il mondo per poter evidenziare se effettivamente sono così comuni nella SM rispetto alla popolazione generale. Va detto che non è così chiaro il nesso fra queste alterazioni venose e la comparsa e il mantenimento della patologia, né è chiaro se questo possa essere la causa o invece magari sia l’effetto della patologia infiammatoria della SM. Comunque al di là di questo aspetto ci sembra che la cosa più importante in questo momento sia esaminare questo dato in altri laboratori e confermarlo. Questo aspetto è il punto fondamentale che sia la comunità scientifica che il mondo delle persone con SM vogliono conoscere.”

Domanda: Se una persona con SM volesse sottoporsi a tale trattamento cosa si potrebbe consigliare?
Prof. Mancardi: “Intanto il nostro punto di vista è quello di organizzare uno studio multicentrico per valutare la presenza di queste anomalie venose e questo non dovrebbe essere molto complicato, perché le tecniche impiegate sono quelle che i chirurghi vascolari utilizzano nell’ecodoppler e quindi dovrebbe essere possibile organizzare un ampio studio in poco tempo. La tecnica quindi di rilevazione di queste eventuali anomalie venose è relativamente poco invasiva e deve essere fatta da uno specialista di chirurgia vascolare.
Dal momento che mancano dei dati certi circa il rapporto causa-effetto tra queste alterazioni venose e la malattia, non ci sono gli estremi per sottoporsi a delle operazioni, a meno che non si faccia parte di uno studio pilota, approvato dal comitato etico. Fino a quando una terapia non è dimostrata efficace non può essere estesa alla popolazione e deve essere limitata solo alle persone che fanno parte di un trial. Questa è una regola generale di tutte le sperimentazioni cliniche. Al momento tale terapia non è applicabile a tutte le persone con SM.”

Domanda: Tutte le persone con SM potrebbero avvalersi dei risultati positivi comunicati da suddetta ricerca?
Prof. Mancardi: “Personalmente ritengo che con questo tipo di trattamento si debba procedere esattamente come con gli altri trattamenti già utilizzati, ad esempio il natalizumab o che stiamo seguendo, come la cladribina e il fingolimod.
Per prima cosa occorre verificare se effettivamente questa è un’anomalia frequente nella popolazione con SM rispetto ai controlli; secondo progettare degli studi pilota per dimostrare che il trattamento non è dannoso e terzo verificare tramite piccoli studi l’efficacia del trattamento.
Quando tutti questi dati sono stati raccolti si può organizzare un ampio studio di persone con SM trattate e non trattate e a questo punto si può verificare se il trattamento risulta efficace su larga scala e solo successivamente si può verificare a quali tipologie di pazienti può essere applicato Infatti, prima di dire se questa tecnica può essere applicata per le fasi tardive della malattia, bisogna dimostrare che funzioni in generale e suggerirei di sottoporre questo trattamento alla sperimentazione che seguono tutte le terapie per la SM.”

Domanda: Quanto sarebbe importante uno studio approfondito su questo tema?
Prof. Mancardi:
“L’idea dello studio è molto originale e quindi è sicuramente interessante. Noi riteniamo ragionevole che si possa attivare una collaborazione di più centri sia per supportare i dati iniziali del prof Zamboni sia per effettuare un primo studio pilota per vedere l’efficacia della terapia.
L’AISM e la FISM sono da sempre molto attente e disponibili a supportare idee innovative e quindi sono anche attente a questa idea molto originale e sono ovviamente disposte a prendere in considerazione l’effettuazione di studi pilota per sviluppare tutte le ricerche necessarie ad approfondire questi aspetti.


Infine il Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente Nazionale della FISM, ha commentato quanto segue: “L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla ha sempre guardato con interesse ed apertura a tutte le proposte di ricerca finanziando progetti pilota in campi innovativi anche quando non supportati da pregresse conoscenze scientifiche. In risposta agli ultimi bandi della Fondazione non sono stati richiesti finanziamenti per ricerche in questo ambito, la Fondazione è doverosamente disponibile a finanziare un progetto speciale che approfondisca questo tema e possa dire una parola definitiva che consenta alle persone con sclerosi multipla non solo di “sapere” ma anche di “avere certezze”. Soprattutto, di avere il giusto trattamento e per quanto riguarda l’Italia averlo da parte del servizio sanitario nazionale e non a proprie spese. Per fare questo abbiamo bisogno, come detto da molti ricercatori e neurologi clinici italiani e stranieri aperti ed attenti, di studi clinici multicentrici e multidisciplinari e di approfondite ricerche scientifiche che spieghino e confermino gli aspetti diagnostici, chiariscano cosa succede nelle lesioni, nel sistema immunitario che attacca il tessuto nervoso, nelle diverse forme di malattia e nell’intervento di allargamento dei vasi venosi. La nostra Fondazione vuole promuovere un percorso scientifico in questa direzione e per questo abbiamo già definito l’organizzazione di un seminario scientifico tra esperti, insieme al Prof. Zamboni e al Prof. Salvi”.

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