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22/06/2011

MSIF Research News giugno 2011

 

MSIF  Research News del 21 giugno 2011

 

 L'impatto psicosociale e cognitivo a lungo termine della sclerosi multipla detta benigna
In questo studio di confronto tra persone con SM benigna (EDSS <3.0 dopo 20 anni di malattia) e persone con SM “non più benigna” (coloro che avevano avuto inizialmente un decorso benigno e successivamente hanno sviluppato una disabilità EDSS> 3.0), gli autori hanno dimostrato che la depressione e la qualità della vita della salute mentale poco differiva tra i due gruppi. Tuttavia coloro che avevano una SM “benigna” di lunga data  (EDSS ≤ 3 per oltre 25  anni) avevano meno fatica e una migliore qualità della vita fisica. I problemi legati all’occupazione e i deficit cognitivi erano poco frequenti rispetto a coloro in cui la progressione della SM era avvenuta dopo un iniziale decorso benigno.
The psychosocial and cognitive impact of longstanding 'benign' multiple sclerosis  Mult Scler. 2011 Jun 15. [Epub ahead of print]Sayao AL, Bueno AM, Devonshire V, Tremlett And The Ubc Ms Clinic Neurologists H.

 

Demielinizzazione della corteccia cerebrale e risposta dei precursori degli oligodendrociti
I risultati dello studio hanno suggerito che le cellule precursori degli oligodendrociti hanno cercato di compensare la progressiva perdita di mielina nella corteccia cerebrale in un modello sperimentale di SM, anche se queste cellule non sembravano riuscire a completare l'ultimo passaggio della loro differenziazione. Gli autori hanno suggerito che il fallito compimento della fase finale di differenziazione potrebbe essere un fattore chiave per la compromissione  della rimielinizzazione che caratterizza le malattie demielinizzanti. Gli autori suggeriscono inoltre che questo modello sperimentale di SM cronica riproduce le caratteristiche della processo patologico che avviene nella neocorteccia  nella SM progressiva.
Cerebral cortex demyelination and oligodendrocyte precursor response to experimental autoimmune encephalomyelitis Neurobiol Dis. 2011 Jun 6. [Epub ahead of print]

 

Nessuna associazione tra gli alleli del gene epsilon 4,2 dell’ APOE e suscettibilità della SM
Diversi studi hanno riportato che gli alleli 4,2 del gene  epsilon dell'apolipoproteina E (APOE) sarebbero associati con la SM, ma i risultati fino ad oggi sono stati contrastanti. In questo studio di metanalisi, condotto su un totale di 20 studi  caso-controllo,  sono stati inclusi 5472 persone con SM e  4727 soggetti di controllo. La metanalisi indica che gli alleli 4,2 dell'APOE non sarebbero associati alla suscettibilità per la SM, ma gli autori suggeriscono che per essere certi del risultato occorrerebbe un  campione ancora  più grande, omogeneo e con  soggetti di controllo con caratteristiche identiche alle persone con SM.
No association between APOE epsilon 4 allele and multiple sclerosis susceptibility: A meta-analysis from 5472 cases and 4727 controls J Neurol Sci. 2011 Jun 14. [Epub ahead of print]

 

 

MSIF  Research News del 14 giugno 2011

 

 Studio di associazione genoma e gravità nella SM
Uno studio condotto dalla International Multiple Sclerosis Genetics Consortium ha studiato 1470 casi di SM ed ha eseguito un'analisi del genoma attraverso uno studio di associazione di oltre 2,5 milioni di polimorfismi a singolo nucleotide per identificare i loci che influenzano la gravità della malattia, misurata una attraverso la scala MS severity score. Nessun singolo risultato ha raggiunto la significatività statistica. Gli autori riferiscono che le varianti che in precedenza erano state individuate come loci collegati alla suscettibilità per la SM non sembrano comunque influenzare la gravità. Gli autori concludono pertanto che la gravità della malattia è probabilmente di origine poligenica e con effetti modesti, simile a quello che è stato descritto per la suscettibilità della SM fino ad oggi.
Genome-wide association study of severity in multiple sclerosis Genes Immun. 2011 Jun 9. doi: 10.1038/gene.2011.34. [Epub ahead of print]

 

Fattori di protezioni nella encefalomielite autoimmune sperimentale
Questo interessante articolo esamina il ruolo del fattore regolatore dell’interferone 1 (IRF-1) nelle lesioni degli oligodendrociti e nella demielinizzazione infiammatoria. I risultati sullo studio di un modello di animale transgenico, che non presenta alcuna anomalia fenotipica ma con IRF-1 soppresso negli oligodendrociti, suggeriscono che i topi transgenici, rispetto ai topi wild-type, sono stati protetti contro EAE. Inoltre mostrano una significativa riduzione della demielinizzazione infiammatoria, con conseguente preservazione assonale e degli oligodendrociti. Gli autori suggeriscono come l’IRF-1 gioca un ruolo critico nella patogenesi della EAE mediando la risposta oligodendrocitica nell'infiammazione e nelle lesioni.
Overexpression of the Dominant-Negative Form of Interferon Regulatory Factor 1 in Oligodendrocytes Protects against Experimental Autoimmune Encephalomyelitis  J Neurosci. 2011 Jun 8;31(23):8329-41.

 

Funzioni cognitive preservate nel riconoscimento dei volti e i processi neutrali e emotivi
La capacità di riconoscere le espressioni emotive del viso è fondamentale per un adeguato comportamento sociale. Precedenti studi hanno suggerito la presenza di deficit nel riconoscimento delle emozioni nella SM, ma questi deficit erano accompagnati da numerosi fattori di confondimento tra cui disturbi cognitivi o visivi, la durata della malattia e la depressione. Questo nuovo studio ha dimostrato un eccesso di attivazione cerebrale durante l'elaborazione di stimoli visivi di contenuto emotivo, in assenza di anomalie del comportamento emotive, visive o cognitive nei primi mesi del SM. Persone con SM e con punteggio EDSS medio di 2 sono state confrontate con controlli sani e anche in assenza di differenze tra i due gruppi in termini di prestazioni cognitive o nella capacità di riconoscere le emozioni sui volti, i pazienti con SM hanno dimostrato un eccesso di attivazione dell’fMRI durante il riconoscimento facciale rispetto ai controlli sani.
Cognitively preserved MS patients demonstrate functional differences in processing neutral and emotional faces Brain Imaging Behav. 2011 Jun 9. [Epub ahead of print]

 

 

MSIF  Research News del 8 giugno 2011

 

 Somministrazione pulsata di steroidi e  glatiramer acetato per il trattamento dell’IRIS
La “sindrome da ricostituzione immunitaria infiammatoria” (IRIS) a volte è considerata come un grave ostacolo per poter attuare una “vacanza da farmaco” nelle persone con SM in trattamento con natiluzimab. In questo studio coloro che hanno interrotto il trattamento con natalizumab sono stati sottoposti ad un trattamento di somministrazione mensile di steroidi (prednisolone) per 3 mesi associato a somministrazione quotidiana di glatiramer acetato. 18 persone con SM sono entrate nello studio e sono state seguite per una media di 10 mesi (range 6-18 mesi). Gli autori hanno riferito che al terzo mese, nessuno di loro ha avuto attività di malattia clinica o neuroradiologica, ma dai 6 mesi, il 16,6% delle persone aveva avuto una ricaduta e il 55,5%  aveva mostrato lesioni alla risonanza captanti il ​​gadolinio. Dopo 6 mesi, il 33,3% di loro ha avuto una ulteriore ricaduta. Lo studio non riporta IRIS, ricadute gravi o significative differenze tra l'EDSS valutato al momento della sospensione da natalizumab e dopo il follow-up. Il trattamento con somministrazione mensile di prednisolone seguita da somministrazione giornaliera di glatiramer acetato non ha impedito il ritorno alla precedente attività infiammatoria, che si verifica tra i 5 ei 6 mesi dopo il ritiro NTZ.
Pulsed steroids followed by glatiramer acetate to prevent inflammatory activity after cessation of natalizumab therapy: a prospective, 6-month observational study J Neurol. 2011 Apr 6. [Epub ahead of print]

 

Strategie di supporto per migliorare l'aderenza al trattamento con interferone beta-1b
1077 persone con SM provenienti da 15 paesi sono stati inclusi in questo studio di aderenza al trattamento nella sclerosi multipla. Le persone erano passate al trattamento con Interferone beta-1b tra 1 e 3 mesi prima dell'inclusione nello studio.A 24 mesi il 61,8% era risultato aderente al trattamento. L'utilizzo dell' autoiniettore durante lo studio è stato il più forte predittore di aderenza al trattamento.
Supportive strategies to improve adherence to IFN beta-1b in Multiple Sclerosis - Results of the BetaPlus observational cohort study J Neurol Sci. 2011 May 31. [Epub ahead of print]