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07/11/2013

Pensione anticipata: un reale aiuto per le persone disabili e loro famigliari?

La riforma Fornero ha introdotto alcune novità: possibile il ritiro anticipato dal lavoro ma con penalizzazioni. Azioni di pressing da parte di FISH e associazioni aderenti per modificare la norma

La cosiddetta riforma Fornero  (Legge 22 dicembre 2011, n. 214 e Legge 24 febbraio 2012 , n. 14) ha introdotto diverse novità relative ai computi e conteggi delle pensioni: in particolare, la “pensione anticipata”. Chi ha almeno 42 anni e 1 mese se uomo - o 41 anni e 1 mese se donna - può andare in pensione anticipata, senza alcun limite anagrafico di età minima.

Se si chiede il pensionamento anticipato però non sono computabili nell’anzianità contributiva né i permessi di legge 104/92, né quelli per il congedo straordinario. Inoltre se si chiede prima dei 62 anni, si subisce una penalizzazione dell’1% per ogni anno sino ai 60 anni (2% in tutto); la penalizzazione aumenta e si aggiunge un ulteriore 2% per ogni anno di anticipo prima dei 60 anni (se si chiede dai 59 anni in giù sarà 1% +1% +2% per ogni ulteriore anno).

Questo istituto potrebbe costituire un’ opportunità sia per i lavoratori con disabilità sia soprattutto per i familiari, che al momento non hanno alternative per il pre pensionamento (anticipato), neanche se assistono persone con grave disabilità. In linea generale infatti il lavoratore disabile può anticipare di 5 anni la pensione sia se ha 80% d’invalidità (avendo gli anni di contributi richiesti per la pensione di vecchiaia può anticipare di 5 anni l’età anagrafica per accedervi), sia se ha il 74% d’invalidità (chiedendo sino a 5 anni di contributi figurativi in più e quindi raggiungendo 5 anni prima i contributi necessari alla pensione). Al contrario non sono previsti benefici per il familiare che assista persone con disabilità.

Tuttavia, la norma produce potenzialmente una disparità fra tipologie di permessi – vedi l’esclusione di legge 104 e permessi straordinari - che grava quindi sulle persone obbligate da una disabilità o dalle situazioni familiari a veder ulteriormente ridotti i loro introiti (magari già minori a causa della disabilità) e la loro tutela previdenziale e sociale. Le associazioni e la FISH si sono quindi attivate sia verso i singoli parlamentari sia verso il Ministro Giovannini al fine di far modificare la legge. Ad oggi senza una risposta certa. Si continuerà quindi ad agire per ottenere un cambio di rotta delle istituzioni.