Matteo Gamerro, 42 anni, ci racconta la sua storia: «La sclerosi multipla è arrivata quando avevo 20 anni. Sono in carrozzina da 13 anni ma non smetto di "rimettermi in cammino" verso i miei sogni. Il 24 aprile, con un gruppo di amici a spingere a turno la mia Joelette, ripartiremo da Roma sul “Cammino di San Michele”. Se noi riusciamo a fare cose in apparenza impossibili, allora anche gli uomini che si fanno la guerra potrebbero fermarsi e cercare un accordo».
28/03/2022
Matteo ha una laurea in ingegneria e vive in una casa immersa nella natura a Barone Canavese, in Piemonte. A vent’anni gli hanno diagnosticato la sclerosi multipla. Ha una forma progressiva, che non si ferma: è in carrozzina da 13 anni e, ora, per comunicare usa il puntatore e scrive, al pc o anche su Whatsapp. Ha scritto, dal 2015 a oggi, quattro libri dai titoli non casuali, come “Si può fare – in cadrega verso Santiago” o anche: “Voglio viverti – l’amore semplice sullo sfondo della Via Francigena”.
Come si capisce da questi titoli, Matteo è uno che non si ferma e non smette di partire. Perché non ha smesso di sognare e desiderare. Perciò è andato fino a Santiago di Compostela – “in joelette, spinto dai miei angeli custodi, perché io sono anni che non cammino”. Tornato, ha progettato un’altra avventura, un altro viaggio, l'impossibile che si fa possibile: partire dalla Sacra di san Michele, in Piemonte, e percorrere tutti i 1.400 chilometri del tratto italiano del “Cammino di San Michele”, fino a Monte Sant’Angelo sul Gargano, in Puglia.
L’anno scorso lui e i suoi compagni di avventura erano arrivati a Roma. Ora il 24 aprile ripartiranno da Roma per l’ultima serie di tappe del cammino.
Perché? Cosa spinge Matteo a continuare a ripartire? Ce lo racconta lui stesso.
Ciao Matteo: ci spieghi perché a un certo punto hai scelto di ‘camminare’ in joelette per le strade del mondo?
Adoro viaggiare e scoprire il mondo… Questo turismo lento mi dà la possibilità di entrare in contatto con le anime e incontrare il cuore di coloro che ho la fortuna d’incrociare sulla mia strada. Ma questo è possibile solo grazie a belle persone che mi regalano una parte preziosa del loro tempo. A me questa condivisione dà molta forza e spero di restituire loro tanta gioia!
Ripartirete il 24 aprile sul cammino ‘italiano’ dell’angelo Michele: anche a Kiev la Cattedrale è dedicata a San Michele. Come si unisce la vostra meta con il bisogno di protezione e di luce che arriva dall’Ucraina in giorni così bui?
Mi sono più volte chiesto perché dovrebbe interessare la mia storia proprio di questi tempi difficili per molte persone, fatti di guerre e difficoltà immense. Poi mi sono detto: se io riesco a fare un cammino, anche già un po’ di anni non faccio più neanche un passo, allora tutto il mondo e tutti gli abitanti di questa Terra possono fare cose che chiunque definirebbe impossibili! Anche dialogare e raggiungere un accordo!!!
Il dialogo e l’accordo con gli altri è il primo comandamento di questi giorni tempestosi: è questo il messaggio del vostro nuovo cammino sui sentieri d’Italia?
Adoro vedere amore là dove sembra esserci solo odio, adoro trovare colore là dove sembra esserci solo grigiume, adoro scoprire luce là dove sembra esserci solo buio, adoro cercare e trovare del buono anche là dove sembra non esserci…. Per questo ogni metro che i miei amici mi regalano la possibilità di fare vuole essere un proiettore di luce e speranza!
Come riesci, andando, a sentirti libero dalla sclerosi multipla?
Sentirmi libero dalla SM?! Perché vuoi farmela vedere come qualcosa di negativo!? È solo un “mezzo” per vedere un po’ più in là del proprio naso! E il mio naso da buon piemontese è tutt’altro che corto… ;-)
Dei tanti incontri che hai fatto lungo le migliaia di chilometri che hai percorso in Joelette coi tuoi angeli custodi, ce ne racconti uno che ti è rimasto nel cuore?
Uno in Spagna…. Un signore, dopo avermi salutato, anche se non parlava una parola d’italiano, si è messo a piangere…. Lì per lì mi sono chiesto se è questo l’effetto che faccio, ma poi la figlia mi ha spiegato che erano lacrime di gioia. La vita sa proprio fare dei regali immensi… e io quel momento magico non lo dimenticherò mai.
Amavi lo sport e le parole, amavi fare sci e parlare nelle scuole. Oggi ti muovi in joelette e scrivi con il puntatore: l’amore trova sempre nuove forme per esprimersi?
Già, non dico che non avrei preferito fosse andata diversamente…ma se ci si sforza un po’ si riesce a trovare lampi di colore in mezzo a una “valle di lacrime”. Voglio comunque vivere, non solo sopravvivere!
Quale il piacere della vita che vorresti per il tuo futuro?
Sono umano, sarei falso se non dicessi che cerco anche qualcosa di molto più carnale …
E quale il piccolo piacere che oggi ti ha fatto sentire bene?
Essere accolto da voi, da te.
La sclerosi multipla progressiva a volte va veloce e comunque, anche se va lenta, non si ferma: tu quando hai avuto la diagnosi?
Quando ho avuto la diagnosi, a 20 anni circa, mi sono chiesto perché a me…. Poi ho capito che cercare risposte, che non esistono, è una perdita di tempo. Tempo che posso sfruttare meglio…
Quel giorno, come hai immaginato il tuo futuro, che emozioni ti hanno attraversato?
Per inciso, quel giorno l’ho trascorso a piangere, e a non vedere un futuro per me. Poi ho capito che non avevo molte altre possibilità se non cercarle con forza e curiosità…guardare avanti, non piangermi addosso…
Come hai incontrato AISM sul tuo cammino?
Da tempo frequento saltuariamente la sezione di Ivrea, ho fatto con loro nuoto assistito in piscina. E poi ho appoggiato il sindaco del mio piccolo paese nell’organizzazione delle “giornate delle Gardenie e delle mele”. Ora, tolta la copertura delle spese, devolveremo alla ricerca sulla sclerosi multipla quello che raccoglieremo nelle nuove tappe del nostro cammino,
Cosa ti aspetti dalla ricerca scientifica, per te e per tutte le persone come te?
Sono sincero, tutti i giorni vorrei svegliarmi scoprendo che hanno trovato la cura che risolve tutti i miei problemi.
Per te, Matteo, oltre ai cammini, cosa si può ancora fare?
Ci sono cose che, per ragioni di sicurezza, non posso fare, come lanciarmi col paracadute. Ma tutto quello che posso ancora fare per non sentirmi troppo diverso è il benvenuto… Per cercare di essere sempre migliore non mi riterrò mai arrivato…da poco abbiamo fondato un’associazione “Si può fare con Matteo Gamerro”. Intendiamo seminare forza affinché nessuno smetta di credere nella felicità. Per questo vogliamo organizzare iniziative e programmi per la promozione culturale e l’inclusione sociale, l’aggregazione, la condivisione di esperienze, dimostrando che nonostante la malattia o la disabilità la vita è sempre degna di essere vissuta. Ora siamo impegnati nella realizzazione di un docufilm in cui mi racconto anche attraverso il Cammino di San Michele, per trasmettere efficacemente i miei messaggi, ora che la voce è sempre più debole!
La prossima partenza è il 24 aprile a Roma: insieme ai tuoi amici, chi vorresti che venisse con te verso il Monte Sant’Angelo?
Il mio sogno è che venisse Papa Francesco ad augurarci buon viaggio…e tante belle persone come quelle che ho incontrato sui cammini precedenti.
Una curiosità, prima di salutarci: quando non vai in giro, come passi le tue giornate? Ho letto che vivi in una splendida casa immersa nella natura e ami leggere e curare i bonsai e le orchidee …
Tutto giusto dobbiamo solo integrarlo con: fare l’amore, incontrare amici, scrivere, fare sogni, creare progetti …
Grazie Matteo, per la tua storia. Per i sogni che non smetti di sognare e i progetti che non finisci di realizzare. Ci viene voglia di metterci tutti ‘in cammino’ con te.