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16/10/2016

Highlights sulla ricerca clinica: ridurre l’aumento della disabilità e ritardare la progressione nella SM-RR

Al meeting ECTRIMS sono stati presentati gli studi più promettenti della ricerca clinica mondiale sulla sclerosi multipla. Progressione della disabilità, marcatori, fattori ambientali e trattamenti i temi principali. Iniziamo dalle ricerche che hanno analizzato come Ridurre l’aumento della disabilità e ritardare la progressione nella SM recidivante remittente (SMRR)

 

Oltre ottomila fra ricercatori, medici, infermieri e altre figure professionali con esperienza nel campo della sclerosi multipla si sono riuniti a Londra per il 32° ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) il più grande Congresso annuale internazionale dedicato alla ricerca scientifica sulla sclerosi multipla. Quest’anno si è svolta in concomitanza anche la 21esima Conferenza annuale europea di Riabilitazione nella SM (RIMS). A conclusione del meeting sono stati presentati come di consueto i cosiddetti highlights, una selezione degli studi più promettenti, divisi in ricerca di base e ricerca clinica. Della ricerca di base abbiamo già scritto, da oggi vi illustriamo gli studi di ricerca clinica - selezionati presentati dal prof professor Michael Hutchinson della University College Dublin in Irlanda, partendo dalle ricerche che studiano come ridurre l’aumento della disabilità e ritardare la progressione nella SM recidivante remittente.

 

Risultati importanti ottenuti dal registro sclerosi multipla danese hanno evidenziato come la prospettiva di vita delle persone con SM sia aumentata di 15 anni negli ultimi cinquant’anni rispetto al cinquantennio precedente. I ricercatori hanno evidenziato l’importanza dell’introduzione dal 1995 di trattamenti modificanti la malattia per le forme SMRR che ha accelerato l’aumento dell’aspettativa di vita. Pertanto E’ importante chiedersi se le persone con SM vivendo di più rispetto al passato devono affrontare una maggiore disabilità e una minore qualità di vita.

Poster301 -Excess mortality among MS patients in Denmark has dropped significantly over the last six decadesN. Koch-Henriksen, Aarhus, Denmark.

 

 

Molte presentazioni hanno ribadito l’importanza di un trattamento precoce nel ritardare la progressione della malattia.

In particolare, uno studio svedese ha dimostrato che iniziare un trattamento modificante la malattia entro un anno dalla diagnosi ritarda notevolmente il tempo ad arrivare ad un EDSS4 rispetto a chi inizia la terapia dopo tre anni dall’esordio. Poster 1222 - Importance of early treatment initiation in the clinical course of multiple sclerosis. A. Kavaliunas, Stockholm, Sweden.

Uno studio osservazionale italiano ha mostrato come negli ultimi cinquant’anni l’introduzione dei trattamenti modificanti la malattia di prima linea e poi di quelli di seconda linea ha determinato un rallentamento della progressione di disabilità e una maggiore età per raggiungere un EDSS 6. Poster 299 -Estimating the long-term effect of drugs in multiple sclerosis. C. Cordioli, Montichiari, Italy.

 

Uno studio spagnolo/canadese condotto dal dottor Gustavo Saposnik ha valutato il forte impatto negativo, sulle persone con SM, dell’inerzia terapeutica diffusa tra il personale medico. L’”inerzia terapeutica” è definita come la mancanza da parte del medico di consigliare di aumentare o cambiare la terapia (escalation therapy) nelle persone con SM, quando vi è evidenza di progressione clinica e radiologica della malattia. I ricercatori hanno cercato di valutare i fattori che conducono a questo comportamento. 96 medici hanno completato il questionario e le analisi hanno mostrato che l’inerzia terapeutica è un fenomeno diffuso che colpisce 6 medici su 10 tra il personale medico che si occupa di persone con SM. Ci sono molti fattori che la influenzano: un'avversione per l'ambiguità, una tolleranza per l'incertezza, e la competenza medica specifica sulla SM sono fattori che diminuiscono la prevalenza dell’inerzia.

Poster 749 – Therapeutic inertia in multiple sclerosis care: lessons learned from behavioral economics

G. Saposnik, Toronto, Canada