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14/04/2011

Pubblicati su Neurology.org i dati dello studio di Zivadinov

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L'insufficienza venosa cronica cerebrospinale non ha un ruolo causale primario nella Sclerosi Multipla. Questo il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Buffalo e pubblicato sulla rivista dell'American Academy of Neurology

  

La CCSVI, una restrizione delle vene extracraniche che riduce il normale flusso di sangue dal cervello, non è la causa della Sclerosi Multipla, questo il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Buffalo e pubblicato su Neurology (13 Aprile, 2011 e-Pubff ahead, www.neurology.org), la rivista dell’American Academy of Neurology. Primo autore dell’articolo è Robert Zivadinov, professore associato di Neurologia alla UB School of Medicine - Biomedical Sciences e presidente della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari.


Dettagli dello studio
Lo studio, monocentrico, è stato condotto su 499 soggetti di cui 21 con CIS (clinically isolated syndrome, forma caratterizzata da un isolato episodio neurologico), 191 con SM recidivante remittente (SMRR), 19 con SM secondaria progressiva recidivante (SMSP), 61 con SM, non recidivante, secondaria progressiva (SMSP), 1 con SM primaria progressiva recidivante (SMPR),  11 con SM primaria progressiva (SMPP),  6 con neuromielite ottica (NMO), 163 controlli sani adulti e in età pediatrica (HC) e 26 con altre malattie neurodegenerative (OND). 258 dei soggetti con SM inclusi nello studio erano in trattamento con farmaci.

 

I soggetti inclusi nello studio sono stati sottoposti ad analisi eco-doppler extracranica e transcranica e valutati per la presenza di CCSVI definita da almeno due dei cinque criteri di emodinamica venosa come precedentemente pubblicato (Zamboni P, Galeotti R, Menegatti E, et al. Chronic cerebrospinal venous insufficiency in patients with multiple sclerosis. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2009). L’analisi della prevalenza di CCSVI è stata calcolata in tre modi: un primo gruppo che include anche i soggetti con diagnosi incerta di CCSVI (‘no CCSVI’), un secondo gruppo di analisi usando solo i soggetti con diagnosi certa di CCSVI (i casi incerti non sono stati inclusi) e un terzo gruppo che include i soggetti che presentano anche uno solo (o più) dei criteri di CCSVI.

 

L’articolo dimostra che la prevalenza di CCSVI è del 56,1 % nei pazienti con SM, 38.1 % nei pazienti con CIS, 42.3% nei soggetti OND e 22.7% nei soggetti HC quando i casi di diagnosi CCSVI incerta sono stati inclusi nell’analisi dei dati (gruppo ‘no CCSVI) mentre è del 62.5 % nei pazienti con SM, 42.1 % nei pazienti con CIS, 45,8% nei soggetti OND e 25.5% nei soggetti HC, quando i casi di diagnosi CCSVI incerta non sono stati inclusi nell’analisi dei dati.

Nel caso i dati sono stati analizzati includendo i soggetti che soddisfacevano anche uno solo (o più) dei cinque criteri di diagnosi di CCSVI la prevalenza aumenta: 81,3 % nei pazienti con SM, 76.2 % nei pazienti con CIS, 65.4% nei soggetti OND e 55.2% nei soggetti HC.

Lo studio dimostra che la prevalefnza di CCSVI nella SM è più elevata nelle forme progressive essendo più alta nelle forme primarie progressive recidivanti (89.4%), nelle forme secondarie progressive non recidivanti (67.2%) e nelle forme primarie progressive (54.5 %) rispetto alle forme recidivanti remittenti (49.2 %). La più alta prevalenza di CCSVI osservata nelle forme progressive suggerisce, commentano gli autori, che la CCSVI può essere una conseguenza della progressione della malattia. Studi ulteriori sono necessari per provare questa ipotesi.

 

Conclusioni
I risultati di questo studio suggeriscono una più alta prevalenza della CCSVI nella SM rispetto alle altre malattie neurologiche. Tuttavia i risultati dell’analisi statistica presentati nello studio indicano che sono necessari studi multicentrici che utilizzino criteri di analisi eco doppler standardizzati e un maggiore numero di soggetti con altre malattie neurodegenerative prima di concludere che la prevalenza di CCSVI è specifica per la SM. 

Gli autori, commentano inoltre che l’uso di un approccio multimodale, che includa oltre alla tecnica doppler anche tecniche di venografia selettiva, risonanza magnetica venografica e doppler intraluminare, potrà fornire maggiori evidenze che provino la prevalenza di CCSVI nella SM.

Il nostro studio, concludono gli autori, dimostra che la CCSVI non ha un ruolo causale primario nello sviluppo della sclerosi multipla.