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23/05/2012

American Academy of Neurology 2012: gli studi presentati

 

12.000 neurologi si sono incontrati a New Orleans dal 21 al 28 aprile 2012 per presentare i risultati delle loro ricerche. I principali ambiti discussione.

 

Quasi 12.000 neurologi e ricercatori si sono incontrati  a New Orleans dal 21 al 28 aprile  per presentare i risultati delle loro ricerche presso l’annuale American Academy of Neurology. Più di 500 presentazioni scientifiche e poster che hanno trattato i  vari aspetti della ricerca scientifica sulla SM, dai trials clinici su terapie emergenti, ricerche sui possibili fattori di rischio, sugli approcci riabilitativi, sui meccanismi della malattia, su CCSVI e molto altro. Per la maggior parte gli studi presentati sono da considerarsi preliminari, che necessitano di ulteriori valutazioni.

 

Ecco i principali ambiti di discussione.

 

 

TRATTAMENTI

 

BG-12
Il Bg-12 (dimetil fumarato) è una terapia orale per il trattamento della SM recidivante-remittente ni fase di sperimentazione, Lo studio di fase III  CONFIRM, condotto su  1430 persone con SM recidivante remittente, somministrato due o tre volte al giorno contro placebo per più di due anni, ha raggiunto la significatività statistica per l'obiettivo primario, riuscendo a diminuire  la media delle ricadute annuali dal 44 al 51% rispetto al placebo. Entrambi i gruppi trattati BG-12 ed un gruppo in trattamento con glatiramer acetato, sono stati confrontati ai gruppi placebo, ma non tra di loro. Entrambe le dosi del BG-12 hanno ridotto l’attività di malattia evidenziata alla risonanza magnetica, mentre la progressione della disabilità non è stata ridotta in modo significativo dal nuovo trattamento. I più comuni eventi avversi nei gruppi in trattamento con BG-12 sono state le vampate di calore e disturbi gastrointestinali. Un piccolo studio condotto in 56 volontari sani trattati con BG-12 ha inoltre dimostrato che il pretrattamento con aspirina (325 mg per 4 giorni)  era in grado di diminuire l'incidenza e la gravità delle vampate di calore, senza aumentare i disturbi gastrointestinali. Ricordiamo che l’azienda produttrice del farmaco ha presentato domanda ad EMA e FDA per l'approvazione alla commercializzazione.
Maggiori dettagli nel dossier Terapie emergenti per la SM

 

Alemtuzumab
L’Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale somministrabile per via endovenosa. È stato presentato lo studio di due anni di fase III (CARE-MSII), nel quale è stato confrontato con  Rebif ® in 840 persone con SM recidivante-remittente, che avevano avuto una ricaduta durante la terapia precedente. L’alemtuzumab è stato somministrato una volta all'anno, per cinque giorni consecutivi il primo anno e per tre giorni consecutivi il secondo anno. Il tasso di ricadute in coloro che facevano alemtuzumab era ridotto del 49% rispetto a coloro che facevano Rebif, e anche  il rischio di progressione della disabilità era ridotto del 42%. Diversi parametri di risonanza magnetica impiegati per il monitoraggio delle attività di malattia hanno inoltre dimostrato effetti positivi derivanti dall’alemtuzumab, che ha dimostrato di diminuire anche l’atrofia cerebrale. Gli eventi avversi di alemtuzumab includevano problemi autoimmuni della tiroide (15,9%), la porpora trombocitipenica idiopatica (0,9%) e  reazioni correlate all'infusione. Le infezioni più comuni erano a carico delle vie respiratorie superiori e del tratto urinario, sinusiti e infezioni da herpes simplex.  Infezioni gravi si sono verificate nel 3,7% del gruppo che era in trattamento con alemtuzumab e nel 1,5% del gruppo di Rebif.  L’azienda produttrice del trattamento ha intenzione di presentare richiesta di autorizzazione della FDA di alemtuzumab nel secondo trimestre del 2012.
Maggiori dettagli nel dossier Terapie emergenti per la SM

 

Estratto di tè verde
Alexander Ramos (Louisiana State University, New Orleans) e i suoi colleghi della LSU e dell'Oregon Health Science University hanno somministrato 400 mg di polifenone E (estratto del tè verde)  due volte al giorno in  10 persone con sclerosi multipla recidivante-remittente o sclerosi multipla secondariamente  progressiva, il componente principale di questo estratto è un antiossidante che può essere neuroprotettivo.  Una persona ha dovuto  interrompere il trattamento per un lieve rialzo degli enzimi epatici, ma non si sono verificati gravi eventi avversi. Tale somministrazione ha determinato un aumento del 13% dei livelli medi di una molecola, utilizzata come parametro dell’integrità dei tessuti nervosi (N-acetil-aspartato).  Il team sta ora conducendo uno studio di fase II per determinare la sicurezza e gli effetti neuroprotettivi in ​​48 persone.

 

Risposta al trattamento
Un gruppo  internazionale di ricercatori  ha analizzato il DNA di persone che avevano partecipato ad una altra sperimentazione clinica con glatiramer acetato (studio denominato FORTE), alla ricerca di parametri o fattori che potessero indicare in anticipo se una persona risponderà oppure no  a quel determinato trattamento. Tra i 1100 partecipanti allo studio i ricercatori  hanno selezionato quelli che avevano risposto molto bene al trattamento e coloro che avevano risposto male, questa valutazione era stata fatta in base alla presenza o meno di segni di attività di malattia alla risonanza magnetica. Utilizzando una tecnologia avanzata, sono stati in grado di identificare diversi   geni che potrebbero  predire la risposta molto buona al farmaco. Questo studio è un esempio di come si stia cercando di ottimizzare le scelte di trattamento per le persone con SM.

 

Ricadute
Uno studio multicentrico spagnolo coordinato dalla dott.ssa  Cristina Ramo-Tello (Ospedale Pujol, Badalona, ​​Spagna) ha osservato che il metilprednisolone somministrato per via endovenosa e per via orale sono ugualmente efficaci nel trattamento delle ricadute in 49 persone con SM, che sono state trattate  con il dosaggio standard o placebo inattivo dopo una ricaduta. Un altro studio su larga scala è attualmente in corso e dovrebbe contribuire a chiarire se il trattamento più conveniente per via orale è altrettanto efficace come quello endovenoso.

 

Riabilitazione cognitiva
Letizia Panicari (Università San Raffaele, Milano) e il suo gruppo di ricercatori italiani hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale  per confrontare le immagini di 10 persone con SM, che avevano completato un corso di riabilitazione cognitiva computer-assistita rispetto a 10 persone  che non avevano seguito tale tipo di riabilitazione. Dopo 12 settimane, il gruppo che era in trattamento riabilitativo, aveva  mostrato un aumento delle attività cerebrali relative alle funzioni impiegate nel test (attenzione/elaborazione delle informazioni), mentre l'attività risultava diminuita nel gruppo di controllo.

 

BIIB033 (anti-LINGO-1) 
Studi precedenti condotti sulla forma sperimentale di SM hanno osservato che  bloccando la molecola Lingo-1 aumenta il processo riparativo delle mielina. Il passo successivo è stato quello di valutare la sicurezza  di questo approccio nelle persone con SM. In questo studio condotto sull’uomo, sono state somministrate dosi sperimentali di BIIB033,  anticorpo che inibisce LINGO-1, a 64 volontari sani  e 42 persone con SM recidivante remittente o SM secondariamente progressiva. Non sono stati segnalati  eventi avversi gravi, l’unico evento avverso più frequente era il  mal di testa. I ricercatori concludono che i risultati ottenuti confermano l’importanza di portare avanti ricerche in questo ambito di riparazione della mielina, realizzando uno studio clinico di fase II.

 

CCSVI
Andrew Barreto, Jerry Wolinsky e colleghi (University of Texas Health Science Center a Houston) hanno riferito i risultati preliminari di uno studio di valutazione sulla CCSVI tramite tecnica ad ultrasuoni. I ricercatori hanno valutato con esame ad ultrasuoni il drenaggio venoso in 206 persone con diversi tipi di SM e 70 persone sane o che avevano altre malattie. Finora, hanno osservato  che 3,88% delle persone con SM soddisfava almeno due criteri per la diagnosi di CCSVI, rispetto al 7,14% di persone che non avevano la SM, ma la differenza  non era statisticamente significativa. La prevalenza di CCSVI rilevata da questo gruppo di ricercatori è inferiore a quanto riferito in precedenza da altri gruppi.
Per maggiori informazione consultare il Dossier CCSVI.

 

CCSVI 
Sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio in corso riguardante l’analisi della struttura venosa in campioni provenienti da autopsie (Claudiu Diaconu, il Robert Fox e colleghi della Cleveland Clinic, Ohio) in 10 persone che avevano avuto la SM e  in 10 persone che non avevano avuto questa patologia. In questo studio sono state  identificate  anomalie all'interno del lume delle vene che drenano il sangue dal cervello, in particolare  sono state trovate alcune anomalie strutturali e diverse variazioni anatomiche in entrambi i gruppi. Sono state osservate 9 anomalie in 6 delle 10 persone che avevano la SM e 5 anomalie in 4 dei 10 controlli. I ricercatori sottolineano che gli studi ecografici impiegati per la diagnosi di CCSVI dovrebbero includere la valutazione delle anomalie presenti nel lume delle vene esaminate.

 

 

FATTORI DI RISCHIO E PREVENZIONE

 

Differenze di genere sessuale e vitamina D
Gli uomini con basse concentrazioni nel sangue di vitamina D (meno di 30ug/mg) potrebbero  essere più suscettibili a sviluppare disabilità causata dalla SM, questo è quanto è emerso da  uno studio, condotto su 500 persone con diversi tipi di SM, coordinato da John Rose (University of Utah, Salt Lake City). In particolare i ricercatori hanno anche osservato che le donne con una carenza di vitamina D (meno di 20ug/mg) avevano significativamente un maggior numero di lesioni cerebrali attive alla risonanza magnetica se avevano  un marcatore genetico comune nelle persone con SM (HLA-DR2). Questo studio si aggiunge ai precedenti studi condotti nell’ambito del ruolo della vitamina D nella SM e le possibili influenze genetiche e sessuali.

 

SM benigna
Alcune persone con SM presentano  un decorso clinico della malattia insolitamente mite, chiamato SM "benigna" . Un gruppo di ricercatori israeliani  (Sheba Medical Center, Tel-Hashomer) hanno prelevato campioni di sangue da 31 persone con SM benigna  e  da 36 persone con SM recidivante remittente. Sono stati esaminai i geni di queste persone, attraverso una tecnologia particolare detta microarray, in grado di identificare centinaia di migliaia di variazioni di geni contemporaneamente. L’attività di 406 geni era diversa tra i due gruppi di persone, in particolare i geni che erano più attivi nelle persone con la forma benigna  erano legati alla soppressione delle  cellule immunitarie T. La differenza più significativa è stata osservata nel gene che istruisce i meccanismi mediati dal RNA-polimerasi-I, che svolge un ruolo chiave nell'infiammazione. Questo studio potrebbe fornire importanti informazioni per il monitoraggio e per la valutazione della prognosi della sclerosi multipla.
Maggiori informazioni sulla SM benigna

 

Virus e  ricadute
Il virus di Epstein-Barr è stata associato da diversi studi precedenti ad un più alto rischio di sviluppare la SM. Jennifer Graves (University of California, San Francisco) e i suoi colleghi hanno valutato se la risposta immunitaria anticorpale contro il virus di Epstein-Barr, il citomegalovirus e l’herpes simplex fosse associata alla frequenza della ricadute in bambini o adolescenti con SM. Dai risultati non è emersa alcuna correlazione statisticamente significativa. Allo studio hanno partecipato 640  bambini con una SM iniziale o ad alto rischio di sviluppare la SM, allo scopo di valutare  se tali fattori virali potessero essere dei  fattori di rischio per il successivo sviluppo della SM. 
Per maggiori informazioni sul virus Epstein-Barr