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14/01/2022

Nuove evidenze sul ruolo del virus Epstein-Barr nella sclerosi multipla

 

Ad oggi non si conosce una singola causa che porti all’insorgenza della sclerosi multipla. Si ritiene che la malattia sia causata da una combinazione di fattori, tra cui il background genetico, il sesso, l'ambiente, il fumo, la vitamina D e in generale lo stile di vita di un individuo.

 

Tra i virus studiati come possibile concausa della sclerosi multipla, c’è il virus di Epstein-Barr (EBV), sul quale sono stati già condotti diversi studi approfonditi, anche se stabilire una relazione causale tra il virus e la malattia è difficile perché l'EBV infetta circa il 95% delle persone adulte e al momento non c'è modo di evitare l'infezione.

 

Uno studio appena pubblicato sulla rivista Science è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, USA, coordinato dal Prof. Alberto Ascherio, professore di epidemiologia e nutrizione presso la Harvard Chan School.

 

In particolare, i ricercatori hanno cercato di capire se il virus possa essere considerato un fattore scatenante per la sclerosi multipla. Non è stato invece studiato se sia coinvolto nell'attività della malattia in corso nelle persone che hanno già la sclerosi multipla.

 

Con questa ricerca viene affermato che avere l’infezione aumenta significativamente il rischio di sviluppare la sclerosi multipla in soggetti suscettibili, in cui siano presenti altri fattori concausali già noti per aumentare tale rischio.

 

Sfruttando campioni di sangue provenienti da oltre 10 milioni di militari americani in servizio tra il 1993 e il 2013, raccolti ogni due anni per testare l’HIV, il team di ricerca ha identificato 801 persone che hanno sviluppato la sclerosi multipla e 1.566 controlli senza SM. In questo gruppo il rischio di sviluppare la sclerosi multipla è risultato aumentato di 32 volte dopo l'infezione da EBV, ma è rimasto invariato dopo l'infezione con altri virus.

 

Infatti, per escludere altri fattori di influenza i ricercatori hanno analizzato anche la risposta immunitaria al citomegalovirus (che viene trasmesso in modo simile all'EBV) e, tramite uno strumento chiamato VirScan, ad altri 200 virus, non rilevando collegamenti con il rischio di sclerosi multipla.

 

È stata inoltre analizzata la catena leggera dei neurofilamenti (NfL), una sostanza rilasciata nel liquido spinale e nel sangue quando gli assoni sono danneggiati, e che recenti studi hanno collegata alle ricadute e alla progressione della sclerosi multipla. Nelle persone con sclerosi multipla risultate EBV negative all'inizio dello studio, non vi era alcuna indicazione di livelli di NfL elevati fino a quando non sono state infettate da EBV. Mentre sono stati rilevati livelli elevati di Nfl dopo la positività a EBV ma prima della diagnosi di SM. I ricercatori suggeriscono che questo ritardo possa essere dovuto in parte al fatto che la sclerosi multipla agli esordi può non avere manifestazioni cliniche e in parte alla relazione in evoluzione tra EBV e il sistema immunitario dell'ospite.

 

«L'ipotesi che l'EBV causi la SM è stata studiata dal nostro gruppo e da altri da diversi anni, ma questo è il primo studio che fornisce prove convincenti di causalità», ha affermato il Prof. Alberto Ascherio.

 

«Conoscere le cause è la condizione necessaria per prevenire o guarire qualsiasi malattia. Per quanto riguarda la sclerosi multipla, negli ultimi quindici anni ci sono stati enormi progressi sulla definizione delle cause legate ai geni mentre la ricerca sulle cause non genetiche è progredita più lentamente. Dal punto di vista delle cure ciò è stato particolarmente penalizzante perché i fattori non genetici sono proprio quelli sui quali si può fare prevenzione o identificare terapie risolutive: pensate al fumo di sigaretta nei tumori o a un microbo che è responsabile di una infezione urinaria che può essere guarita dando un antibiotico mirato. Il virus di Epstein Barr è fra i principali fattori non genetici associati alla sclerosi multipla. È bene però ricordare che riscontrare una associazione fra due eventi non significa che uno è causa dell’altro. Come per gli altri fattori di questo tipo, nessuno studio aveva ancora dimostrato che dietro a questa associazione ci fosse un reale rapporto di causalità. Un modo per capirlo è studiare la associazione nel tempo: se c’è un rapporto di causalità, la causa deve precedere l’effetto. Lo studio del Prof. Ascherio è un passo decisivo perché mostra che l’infezione virale precede lo sviluppo della malattia. La ricerca scientifica prosegue su questo e altri potenziali fattori causali, perché il nostro obiettivo è la prevenzione e la cura della sclerosi multipla», conferma il professor Marco Salvetti dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Sant’Andrea - Sapienza Università di Roma, membro del Comitato Scientifico FISM, nonché uno dei principali esperti nell’ambito di studio sulle cause della sclerosi multipla.

 

«Questi risultati arrivano nel solco di moltissime ricerche già condotte sulla relazione tra Virus Epstein Barr e sclerosi multipla, ricerche che anche AISM con la sua Fondazione ha contribuito e continua a sostenere da oltre quindici anni a questa parte – dice il Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente FISM – Gli studi di eccellenza e le nuove conoscenze sono sempre importanti nel percorso della ricerca scientifica, che nei prossimi anni dovrà dare altre risposte sulla relazione tra questo virus e la sclerosi multipla, per capire se possono essere applicabili azioni di prevenzione su un virus così diffuso nella popolazione generale. In particolare questo studio - che certamente dà un contribuito alle conoscenze in questo campo come i precedenti sullo stesso tema - condurrà a ulteriori approfondimenti per poter escludere che la presenza del virus rappresenti un’associazione con la SM anziché una causa o concausa, per capire come una causa scatenante - ancorché prevalente - si colleghi alle altre concause. Sarà importante per spiegare perché tutto il 95% della popolazione adulta infetta non sviluppi la sclerosi multipla e comprendere l’azione a lungo termine del virus sul sistema immunitario e sul sistema nervoso. Infine per valutare se e come un vaccino possa essere utile all’intera popolazione o a intervenire modificando lo svilupparsi della sclerosi multipla, di tumori o altre patologie autoimmuni».

 

Referenza

Titolo: Longitudinal analysis reveals high prevalence of Epstein-Barr virus associated with multiple sclerosis

Autori: Kjetil Bjornevik, Marianna Cortese, Brian C. Healy, Jens Kuhle, Michael J. Mina, Yumei Leng, Stephen J. Elledge, David W. Niebuhr, Ann I. Scher, Kassandra L. Munger, Alberto Ascherio

Rivista: Science, January 13, 2022,

DOI: doi: 10.1126/science.abj8222 

 

 

Cosa è il virus di Epstein-Barr (EBV)

Il virus di Epstein-Barr (EBV), della famiglia degli herpes virus, si trasmette principalmente attraverso il contatto con la saliva infetta. È molto comune: oltre il 50% dei bambini e il 95% delle persone adulte ha contratto l’infezione, sempre per lo più in modo asintomatico. Nell'adolescenza e nell'età adulta può causare la mononucleosi infettiva, a volte con conseguenze a livello del sistema nervoso. Come avviene per virus similari, dopo l’infezione iniziale, l’EBV virus rimane nell’organismo per tutta la vita. In rari casi contribuisce allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.