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13/06/2010

Le risposte alle vostre domande

 

In occasione della Settimana Nazionale della Sclerosi Multipla 2010, AISM ha potenziato il servizio informativo. A partire da lunedì 24 maggio e fino al termine della manifestazione (30 maggio 2010), si sono potuti porre i quesiti direttamente ai ricercatori che si occupano di ricerca scientifica.


L'iniziativa Scrivi al ricercatore ha coinvolto la Dott.ssa Francesca Aloisi (Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze- Istituto Superiore di Sanità - Roma); Dott. Diego Centonze (Dipartimento Neuroscienze – Università Tor Vergata e Fondazione Santa Lucia IRCCS); Dott. Stefano Pluchino (CNS Repar Unit DIBIT2, Istituto di Neurologia Sperimentale Divisione di neuroscienza IRCCS San Raffaele - Milano); Dott. Marco Salvetti (Centro Neurologico e Terapie Sperimentali (CENTRES) Università La Sapienza di Roma; Dott. Stefano Sotgiu (Clinica Neurologica - Università di Sassari); Dott.ssa Carla Taveggia (Dipartimento di Ricerca Biologica e Tecnologica DIBIT – Istituto Scientifico San Universitario Raffaele - Milano).

 

Come anticipato, pubblichiamo un estratto delle vostre domande, e delle relative risposte fornite dai ricercatori, in forma anonima.

 

NUOVI FARMACI

Quali sono le persone che potranno prendere le nuove terapie orali?  Esistono criteri per la somministrazione di questi farmaci per specifiche forme di SM?
In prima istanza saranno persone che hanno la forma remittente visto che è quella che è stata studiata nei trial che hanno portato alla registrazione di questi farmaci. Tuttavia, ancora non sappiamo con certezza se le autorità regolatorie imporranno regole più o meno restrittive.
È comunque in corso un trial clinico con il fingolimod anche per le forme primariamente progressive di SM (SM-PP). Se i risultati di tale studio saranno positivi è prevedibile un'estensione delle indicazioni del fingolimod anche per le forme di SM-PP, per le quali attualmente non esistono terapie efficaci. Lo studio in corso con cladribina per la Sindrome Clinicamente Isolata (CIS) mira invece a dimostrare l’utilità di tale farmaco nelle fasi più precoci della malattia.

 

I nuovi farmaci per via orale potranno essere somministrati anche a chi ha già una forma molto progressiva di SM?
Le sperimentazioni in corso con i nuovi farmaci per via orale riguardano principalmente pazienti con SM remittente-recidivante. Saranno principalmente le persone con tale forma di malattia che quindi potranno beneficiare dei nuovi composti, anche se è verosimile aspettarsi ulteriori restrizioni delle indicazioni, almeno all’inizio, per i pazienti che non rispondono adeguatamente alle terapie convenzionali. È in corso un trial clinico con il fingolimod anche per le forme primariamente progressive di SM. Se i risultati di tale studio saranno positivi è prevedibile un’ estensione delle indicazioni del fingolimod anche a tali pazienti, per i quali attualmente non esistono terapie efficaci. Lo studio in corso con cladribina per la Sindrome Clinica Isolata (CIS) mira invece a dimostrare l'utilità di tale farmaco nelle fasi più precoci della malattia.

Per ulteriori approfondimenti sui nuovi farmaci leggi il dossier

 

 

CELLULE STAMINALI

È vero che tra poco inizieranno gli studi per la SM con cellule staminali anche sugli uomini? Si può sperare in qualcosa di concreto a breve?
Le cellule staminali (ematopoietiche) autologhe sono utilizzate nella SM già da qualche anno (i primi dati pubblicati sono del 2001) con buon successo. Adesso è arrivato il momento delle cellule staminali mesenchimali, anch'esse in linea di principio autologhe, e proprio AISM si è recentemente schierata a supporto di uno studio multicentrico internazionale che vedrà coinvolti centri Italiani, Americani, Canadesi. Per le cellule staminali neurali, che invece saranno allogeniche, bisognerà aspettare ancora un po', ma non troppo. Queste ultime cellule sono state già utilizzate in clinica su 6 bambini affetti da una grave malattia neurologica (malattia di Batten) all'Università di Portland (Oregon, USA), più di recente altri due bambini affetti da una grave malattia della mielina (malattia di Pelizaeus-Merzbacher) sono stati trapiantati all'Università di San Francisco (California, USA) ma è ancora presto per poter prevedere le potenzialità di queste nuove sorgenti di cellule staminali non ematopoietiche nella SM. AISM ha scelto tra i suoi progetti speciali il trasferimento nell'uomo delle terapie a base sia di cellule staminali mesenchimali che neurali e pertanto guardiamo tutti con grande curiosità e apprensione quanto attualmente in corso negli USA.

 

Sono sicuri i centri europei ed esteri dove si fanno sperimentazioni con cellule staminali a pagamento? Sembra che i pazienti sottoposti al trattamento abbiano avuto buoni miglioramenti.
Ci sono tante cliniche online a cui i pazienti affetti da malattie quanto mai diverse possono mandare una richiesta di offerta, pagare con carta di credito o bonifico bancario, e scegliere il trattamento che preferiscono, la via di somministrazione più gradita. Sui siti dicono di trattare, con la stessa infusione di cellule da midollo osseo la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia di Alzheimer, l’autismo, il diabete, la sclerosi multipla, l’artrite, il traumi spinale e la malattia di Parkinson.

All’agosto del 2007 ben 19 siti web pubblicizzavano il trattamento con cellule staminali di vario tipo per il trattamento di diverse condizioni (patologiche e non). Il paradosso è che, per la prima volta nella ‘pratica medica’, qualunque siano il sito web di interesse, la località presso cui eventualmente sottoporsi al trattamento oppure ancora la descrizione di quanto offerto nel pacchetto, è generalmente il paziente a decidere. Facile, rapido, efficiente, come fare la spesa online.

Molto difficile riuscire a fornire un’analisi critica di quanto ha improvvisamente creato aspettative nei pazienti che, comprensibilmente, chiedono un parere in merito. Per di più che gran parte delle informazioni che viaggiano nei blogs, o che vengono riportate dai siti web, sono limitate a casi individuali in cui il riferito miglioramento (o soddisfazione da parte del cliente) è spesso testimoniato da un filmato, più che da un’analisi sistematica di parametri di disabilità o deficit funzionali quantificati prima e dopo il trattamento. Le testimonianze dei pazienti che tornano in clinica dopo un trattamento riportano miglioramenti spesso solo soggettivi, transitori, e non verificabili con esami strumentali.

Un gruppo di avvocati canadesi, esperti di sanità pubblica, ha recentemente pubblicato sulla rivista Cell -Stem Cell un’analisi sistematica dei trattamenti online con cellule staminali 3 con l’obiettivo di far luce su alcune principali questioni, quali il tipo di terapie che vengono offerte, il tipo di marketing e pubblicità che sta dietro queste terapie e infine, che tipo di evidenze cliniche esistono (se ne esistono) a supporto delle stesse.

Emerge che le persone accedono a queste cliniche generalmente tramite internet. Intuibile che, in un momento in cui non esiste ancora chiarezza definitiva sulle norme di regolamentazione delle terapie cellulari, internet rappresenta un modo rapido per raggiungere pazienti in tutto il mondo.

La sorgente cellulare più utilizzata sono le cellule staminali adulte di origine autologa (47% dei casi), seguite da cellule fetali non meglio specificate o cellule derivate da cordone ombelicale, ma anche, in un numero minore di casi, cellule staminali embrionali. Tre volte su dieci il trattamento prevede l’iniezione intratecale (all’interno dello spazio cerebrospinale), in un ulteriore 1/3 dei casi un’iniezione endovena, mentre nei restanti casi le cellule sono iniettate direttamente nel sito di lesione e/o danno. Inoltre, a dispetto di un format persuasivo e ammiccante (uso ed abuso dei termini staminale, rigenerazione, riparazione, etc.), risulta estremamente difficile recuperare alcunché informazioni tanto sulla reale staminalità (o purezza) delle cellule proposte quanto sulle specifiche modalità di isolamento, caratterizzazione, conservazione e certificazione.

In cima alla lista delle patologie più frequentemente associate a questi trattamenti, le malattie neurologiche (80%) – inclusa la sclerosi multipla, la malattia di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica, etc. – poi le malattie cardiologiche (65%), il diabete (60%, il cancro (40%), l’AIDS (15%) per finire con malattie psichiatriche non meglio identificate (5%). Si nota anche che nel 40% dei casi lo stesso trattamento è indicato in soggetti sani per cosmesi o miglioramento dello stato di salute, al pari di vitamine ed integratori.

Il costo medio di questi trattamenti è intorno ai 20.000 dollari (per trattamento; con un range di 5.000-40.000 dollari), ma spesso il paziente riesce ad ottenere uno sconto se rimane soddisfatto del primo trattamento e decide di ripeterlo.

Poco spazio, od eventualmente un’eccessiva esemplificazione degli effetti collaterali, è invece riservato agli eventuali rischi almeno potenzialmente associati a questi trattamenti, dai rischi legati alla procedura di trapianto/iniezione sino agli eventuali rischi legati alla natura delle cellule e al comportamento che le stesse possono avere una volta iniettate all’interno di un organo, tessuto, o sistema. Tant’è che ha suscitato notevole allarmismo la recente descrizione su una rivista scientifica del caso di un giovane Israeliano, affetto da una grave malattia degenerativa multisistemica – l’Atassia Teleangectasia o sindrome di Louis-Bar – che nel corso di tre anni è stato sottoposto a ripetuti (tre in totale) trattamenti con cellule staminali (definite fetali neurali) presso una clinica in Russia. A distanza di un anno dall’ultimo trattamento, in seguito alla comparsa di cefalea, il paziente è stato studiato tramite risonanza magnetica nucleare che ha evidenziato la presenza di multiple lesioni tumorali a livello del cervello, del midollo spinale e anche a livello delle radici nervose. Indagini diagnostiche molto sofisticate condotte dai ricercatori che hanno riportato questo caso, hanno dimostrano che i tumori derivavano dalle cellule trapiantate. Purtroppo, anche in questo caso è stato estremamente difficile ottenere informazioni soddisfacenti riguardo la composizione cellulare dei diversi trattamenti. In uno dei tre trapianti, è addirittura riferito l’utilizzo di cellule provenienti da due o tre diversi feti donatori.

 

Per ulteriori informazioni leggi gli approfondimenti
Speciale cellule staminali 
Terapie con cellule staminali nella SM

 

 

CAUSE E FAMILIARITA' 

 

Nella mia famiglia ci sono già tre persone con SM.  Sono a rischio anche io? E i miei figli?
È noto che i parenti di primo e secondo grado di pazienti con SM sviluppino più frequentemente la SM rispetto alla popolazione generale. Negli studi compiuti sui gemelli, è dimostrata una concordanza di malattia aumentata fra gemelli monozigoti (identici) rispetto ai dizigoti. Infatti, è ormai accertato che la predisposizione genetica alla malattia è data da una malaugurata “società” di geni che interagiscono fra loro in maniera tecnicamente detta “epistatica”, cioè sommatoria.

L'idea oggi dominante è che non solo esista una predisposizione genetica a sviluppare la malattia, ma che tale predisposizione non assicuri la malattia se non intervengono anche dei fattori esterni, forse virali, che scatenano l'esordio della malattia.

Esistono delle famiglie con un carico di malattia elevato (2 o più casi tra fratelli-sorelle o cugini/zii di 1° e 2° grado). Tuttavia la maggior parte dei pazienti affetti da SM sono definiti casi “sporadici” cioè privi di familiari stretti aventi la stessa malattia. Perciò la SM non può essere considerata una malattia geneticamente trasmissibile. Nella nostra casistica e nella letteratura scientifica, i casi familiari di tipo madre-figlio o padre-figlio sono rari. Più frequenti sono quelli di tipo fratello-fratello, specie se i due fratelli (o sorelle) sono gemelli monozigoti (identici). Il rischio che un figlio di un genitore con SM avrà di sviluppare la malattia sarà di poco più elevato rispetto a quello di un compagno di scuola che non ha i genitori affetti da SM. È necessario ribadire che la SM non è una malattia ereditaria, non si trasmette da genitore a figlio secondo le leggi di Mendel. Ciò che viene trasmessa è la predisposizione alla malattia. Andiamo sul pratico: il rischio di sviluppare la SM per un figlio che ha un genitore (specie la madre) affetto o per una persona con un fratello affetto è circa del 4%. È certamente un rischio quattro volte superiore rispetto a quello del resto della popolazione (1%), ma c’è ben il 96% delle possibilità che il figlio o il fratello siano sani. Nei casi poi di parenti con consanguineità più diluita (zii, cugini etc) il rischio di sviluppare la SM è ancora più basso.

 

Si sente parlare molto di CCSVI, ci sono alcune cliniche anche all’estero che eseguono l’operazione. Come si può fare a mettersi in contatto con questi Centri?
Sconsigliamo vivamente di fare procedure, anche solo diagnostiche, al di fuori di studi controllati, soprattutto se a pagamento. Si tratta infatti di una attività diagnostica ancora di non dimostrata utilità. Ogni procedura quindi deve essere svolta all'interno di protocolli di ricerca e quindi non a pagamento. Prima di pensare a qualunque trattamento della CCSVI è necessario documentare con assoluta certezza che tale condizione si associ realmente alla SM o ad altre malattie attraverso studi indipendenti, rigorosi, e su un ampio numero di pazienti e controlli sani; senza tali conferme non vi è motivo di procedere all’intervento.

Per ulteriori approfondimenti, leggi lo speciale sulla CCSVI

 

L’amalgama dell’otturazione dentaria può avere un ruolo tra le cause della SM?
L’amalgama dell’otturazione dentaria contiene alcuni metalli (tra cui il mercurio) tossici per l’organismo in generale e per i neuroni in particolare. Dopo le prime controverse osservazioni che ne ponevano in risalto un possibile ruolo scatenante, numerosissimi studi nazionali e internazionali hanno escluso con chiarezza qualunque ruolo delle otturazioni nel determinare l’insorgenza, la recidiva e la progressione della malattia. In collaborazione con la Clinica Odontoiatrica di Sassari osservammo come molte persone all’esordio della malattia non portassero otturazioni dentarie. Inoltre segnalammo che spesso i casi di malattia più severa avevano un volume (mm al cubo) totale di otturazioni inferiore a quello delle persone con SM benigna. Queste osservazioni, insieme a quelle di altri colleghi ci fecero quindi escludere un ruolo dell’amalgama nella genesi e nella progressione della malattia.

Per approfondimenti
Amalgame dentali