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30/03/2011

Piccolo studio greco sul trapianto di cellule staminali ematopoietiche

 

Pubblicati sul numero di marzo della rivista Neurology (22, 2011 76:1066-1070) i risultati di un piccolo studio non controllato, condotto su 35 persone con SM sottoposte a trapianto di cellule staminali ematopoietiche, cioè derivate dal midollo osseo, che sono stati seguiti da due a 15 anni. Lo studio è stato condotto presso l’università Aristotele di Tessalonica (Grecia), coordinato dai dottori  A. Fassas e Vasilios K. Kimiskidis.

 

Il trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche, cioè eseguito con cellule prelevate dalla persona stessa, è stato ed è oggetto di sperimentazioni da diversi anni in tutto il mondo, non solo nell’ambito della SM ma anche in altre malattie autoimmuni con vari gradi di successo. I tassi di mortalità sono relativamente elevati, probabilmente correlati all’utilizzo di trattamenti immunosoppressivi impiegati prima della reinfusione delle cellule staminali ematopoietiche per eliminare le vecchie cellule del sistema immunitario.
Questo trattamento risulta essere una terapia “potente”, consigliata solo in casi gravi di sclerosi multipla che non rispondono ad altri tipi di terapia convenzionale. Attualmente si stanno effettuando ulteriori studi e si stanno confrontando i risultati di pazienti trattati con trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe con quelli di pazienti trattati con la migliore terapia convenzionale disponibile.

 

Il gruppo di studio  greco ha eseguito trapianti di midollo osseo in 35 persone con SM con EDSS compresa tra 4.5 e 8,  da giugno 1995 fino al maggio 2001, per i quali la SM era progredita nonostante l’utilizzo di trattamenti standard per la malattia. Dall’osservazione e analisi dei dati dello studio in questione è emerso che i risultati migliori valutati tramite risonanza magnetica si avevano nelle persone con SM che avevano una maggiore evidenza di lesioni attive (captanti il ​​gadolinio) espressione di attività della malattia. In altre parole i ricercatori affermano che i risultati più eclatanti di questa serie sono stati osservati in molto attivi "aggressiva" casi di sclerosi multipla. Ma se il trapianto di midollo osseo è superiore ai trattamenti convenzionali non può essere risolto sulla base di questo studio, fanno notare gli autori, a causa dei metodi utilizzati. In particolare in 16 persone si è verificato un miglioramento della disabilità, inteso come variazione di punteggio nella scala EDSS, e inoltre a 15 anni periodo massimo di monitoraggio la sopravvivenza priva di progressione della malattia era del 44%. Una significativa diminuzione nel numero e volume delle lesioni captanti mezzo di contrasto che si è dimostrata massima dopo il trapianto ed è rimasta costante nel tempo.

 

Durante lo studio il tasso di mortalità è stato del 6%, questo aspetto è fonte di notevole preoccupazione nei ricercatori, che confermano la necessità di notevole cautela nel proporre tale trattamento alle persone con SM. Tale approccio in pratica andrebbe riservato a coloro che presentano una forma di SM particolarmente aggressiva, che progredisce rapidamente e nessun trattamento (compreso natalizumab).

 

Infine ricordiamo che tra i vari gruppi internazionali che hanno condotto ricerche in tal senso vi è l’equipe del prof. Mancardi, Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, insieme a quella del prof. Riccardo Saccardi dell’unità di Ematologia dell’ospedale Careggi di Firenze, che nel 2005 hanno pubblicato sulla rivista Blood gli esiti positivi di uno studio realizzato allo scopo di dimostrare l’efficacia della intensa immunosoppressione seguita da autotrapianto di cellule staminali ematopoietiche su persone con SM nelle forme secondariamente progressive, recidivanti remittenti e progressive remittenti.