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13/10/2010

Le dichiarazioni di Paolo Zamboni sulla CCSVI

 

(ANSA) - GOTEBORG, 14 OTT - ''La nostra posizione è molto chiara, vorremmo fare degli studi non per validare l'angioplastica in sé, quanto per capire se questa tecnica per il trattamento della CCSVI l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, può essere utile alle persone con la sclerosi multipla''. Lo ha detto Paolo Zamboni, Direttore del centro malattie vascolari dell'Università di Ferrara, in occasione del congresso internazionale ECTRIMS (The European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis), interamente dedicato alla sclerosi multipla, in corso a Göteborg, in Svezia.


''Il messaggio da dare ai malati - ha affermato Zamboni - è quello che non ci dobbiamo attendere una cura per la disabilità. Abbiamo osservato che ci sono dei segnali di miglioramento della qualità della vita, per esempio nell'affaticamento cronico o nella perdita della memoria. Noi, al massimo, vogliamo aiutare a prevenire la disabilità, attraverso questo trattamento che si aggiunge alla terapia farmacologica da non interrompere. Mi fa paura pensare che passi il messaggio che l'angioplastica possa curare la disabilità".


Il direttore del Centro di Ferrara ha basato la sua convinzione dell'esistenza di una correlazione tra la CCSVI e la sclerosi multipla, sui risultati di un suo studio pilota in cui sono state arruolate 300 persone, di cui 65 con la sclerosi multipla. Questi 65 pazienti sono stati trattati con l'angiolastica e dopo 18 mesi, nei casi di malattia recidivante remittente, si è osservata una riduzione significativa delle recidive. Ma, avverte Zamboni, occorre considerare che uno studio pilota "è come un sondaggio che dà alcune informazioni per capire se andare avanti o fermarsi e per capire l'estensione di un futuro campione, in uno studio successivo, che confermi ed eventualmente validi le conclusioni dello studio pilota''.(ANSA).