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16/09/2015

«Noi volontari, i globuli rossi dell’Associazione»

C’è chi inizia a fare volontariato tramite il Servizio civile e poi continua il suo percorso, magari diventando Presidente della sua Sezione provinciale e poi Consigliere Nazionale. L'intervista a Maria Grazia Anzalone

Maria Grazia Anzalone

 

Per tutto il mese di settembre le Sezioni AISM organizzano incontri ad hoc per informare sulle attività che vengono svolte sul territorio, sensibilizzando sul valore di fare volontariato. Saranno gli stessi volontari a raccontare la propria esperienza all’interno dell’Associazione a chi è interessato. Cerca la Sezione più vicina, oppure se vuoi conoscerci meglio contattaci direttamente.

 

Maria Grazia Anzalone ha 35 anni, è medico: « In AISM – sorride – ho fatto una ‘carriera veloce’. Subito dopo l’anno di servizio civile, svolto nel 2005 presso la Sezione Provinciale di Catania, si rinnovava il Consiglio Direttivo Provinciale. Ho assunto il ruolo di Vicepresidente, fino al 2012. Poi mi hanno eletto Presidente e da poco ho avuto il secondo mandato. Dal mio punto di vista le cariche sono ‘poltrone scomode’ che ti investono di onori e oneri, ruoli e responsabilità. L’impegnativa veste che mi ha reso la persona che sono è quella di volontaria AISM. La cultura e i valori dell’Associazione, le esigenze e i desideri delle persone con SM sono il sale della mia vita, condiscono  la mia quotidianità». 

 

Torniamo in flash-back al 2005: perché hai scelto di fare il servizio civile proprio in AISM?
«Studiavo medicina e non volevo diventare uno di quei medici che siede sul piedistallo e pone attenzione solo a sintomi, diagnosi e terapia. Io su quel piedistallo non ci volevo salire, piuttosto volevo vivere un’esperienza forte che mi aiutasse a “essere” un medico. Così ho fatto domanda di servizio civile in un progetto specifico di assistenza alle persone con SM. Volevo andare a casa di chi convive con una patologia cronica, invalidante e imprevedibile come la sclerosi multipla per imparare ad ascoltare e prendermi cura della persona e non delle etichette diagnostiche. Oggi, quando mi trovo davanti ai miei pazienti, guardo la persona che sta dietro o, meglio, davanti alla malattia. Ed era questo quello che volevo imparare».

 

Perché proprio AISM? Ci sono mille associazioni che si mettono al fianco delle persone che affrontano una problematica seria
«Prima di scegliere l’associazione a cui presentare domanda di Servizio Civile, mi sono documentata. Ho scoperto che AISM non è un’Associazione che ‘aiuta gli ammalati’, è l’Associazione ‘delle persone con SM e per le Persone con SM’, nel senso che si costruisce ogni giorno ‘con’ le persone. Quando ho scoperto che nello Statuto e nel Regolamento è previsto che un terzo degli organi di governo, dal Consiglio Direttivo Nazionale ai Consigli Direttivi Provinciali, deve essere composto da persone con SM, ho capito che quella era l’Associazione che cercavo: qui tutte le scelte nascono ascoltando le persone con SM, attori protagonisti del Movimento. E poi, AISM è un’associazione organizzata, con più di 40 anni di storia: per questo ero certa che il mio dono più prezioso, il tempo di un intero anno di vita, sarebbe stato valorizzato al meglio».

 

E per quali motivazioni, al termine del Servizio civile, hai scelto di continuare? Cosa ti ha conquistato?
«Quando vivi un anno intero ascoltando le esigenze e i sogni delle persone con SM, e scontrandoti con le difficoltà quotidiane, che compromettono la qualità di vita, non puoi restare indifferente. Io ho sentito la responsabilità di far qualcosa in più per onorare tutte le confidenze che le persone con SM mi avevano donato. L’ultimo giorno di servizio civile guardandomi allo specchio mi sono detta: ‘Ho avuto una splendida possibilità di crescita, sia umana che professionale. Ora tocca a me restituire qualcosa di altrettanto importante, impegnarmi per fare la differenza’. Non possiamo sempre aspettare che le cose cambino perché ci pensa qualcun ‘altro. Le cose cambiano se siamo in tanti a farle cambiare».

Cosa hai fatto, concretamente?
«Nel paese dove abito, Randazzo, ho iniziato a promuovere alcune iniziative per sensibilizzare sulla SM e per sostenere AISM. Ho iniziato con la mia famiglia. Ricordo, infatti, che al primo Punto di Solidarietà che ho organizzato, in occasione della “Gardenia dell’AISM”, eravamo in tre: io, mia sorella e il parroco della città. Poi ho coinvolto mio cugino e pian piano abbiamo attivato le nostre reti amicali. Ora siamo in circa 40 volontari. E posso dire che dopo dieci anni tutta la città di Randazzo è coinvolta».

 

Tutta la città fa volontariato per AISM?
«Si. Nel periodo Natalizio abbiamo coinvolto l’intera Comunità randazzese realizzando “l’albero di Natale dei Randazzesi per AISM, collocato al centro della Piazza del Municipio. I cittadini randazzesi hanno contribuito, con l’acquisto delle “Stelle di AISM” per addobbarlo. Per me è una metafora:  stiamo costruendo una cultura alla cittadinanza attiva  in ogni nostro concittadino che conduce alla scelta di costruire un mondo libero dalla sclerosi multipla. Nessuno è escluso da questa responsabilità».

 

Nel 2013 sei stata eletta Consigliere Nazionale AISM e la tua Sezione ha motivato il suo sostegno alla tua candidatura proprio per la tua ‘spiccata capacità di coinvolgere soci e volontari’: qual è il tuo segreto?
«La costanza e l’esempio. Nel momento in cui i valori e i principi di AISM diventano tuoi, sono insiti nella tua persona, sono la tua filosofia di vita, non aspetti che arrivino le Manifestazioni Nazionali di Raccolta Fondi, o gli eventi di sensibilizzazione nazionali per parlare di AISM. Lo fai con naturalezza e determinazione nella tua quotidianità. Così ogni giorno susciti, in chi ti incontra,  l’interesse a scoprire da vicino quello che per te è tanto importante. Poi, per chi si lascia contagiare e  sceglie di vivere un’esperienza in AISM, magari entrando in contatto diretto con le persone con sm, è difficile  che se ne vada e smetta di partecipare attivamente».

 

Come agisce un volontario di AISM?
«Ci sono tanti modi di fare volontariato: c’è chi mette solo energia fisica, chi si sente e si comporta esclusivamente come ‘braccio’. Ma esiste un solo modo di essere volontario: mettersi al servizio del Movimento portando dentro di sé come bussola il codice etico e i valori.  Uno di questi è la persona al centro: in AISM ti senti una persona, non un numero. Non sei solo un braccio ma devi essere testa, braccio e cuore».

 

Quali sono le sfide essenziali che l’Associazione deve oggi affrontare con tutti i suoi volontari?
«Tantissime. Sicuramente l’Associazione che ho conosciuto dieci anni fa è cresciuta. Si è certamente svestita – o forse non se ne era mai vestita – di un approccio di mero assistenzialismo. Credo che la vera sfida di AISM sia quella di accrescere al massimo empowerment delle persone con SM e di raggiungere l’affermazione dei diritti. Se riuscissimo non solo ad affermare i diritti sulla carta, ma a rendere consapevoli le persone con SM di come agirli, allora avremmo sconfitto la SM,  se non da un punto di vista medico, ma dal punto di vista sociale certamente».

 

Trovi una figura per rappresentare visivamente l’Associazione che ami?
«Paragono spesso AISM a una tela di ragno, come immagine di un’organizzazione di alta qualità. Per costruire la sua rete, il ragno ha bisogno di diverse tipologie di seta. Vuol dire che AISM  per raggiungere la propria Vision, un mondo libero dalla SM, ha bisogno che ciascuno di noi volontari si specializzi seriamente in qualcosa, rispetto a ciò che serve».

 

E per il volontario AISM, inteso come persona prima che come ruolo, che immagine useresti?
«Vedo me stessa e ogni volontario AISM come un globulo rosso. Il volontario deve avere la capacità di non fare mancare mai l’ossigeno, la passione, il coraggio di cambiare la realtà della sm nel proprio territorio. Questi sono gli elementi che nutrono l’impegno dell’Associazione. E poi mi piace pensare alla plasticità del globulo rosso perché, così come la sua membrana riesce a plasmarsi per fluire nei grandi e nei piccoli vasi, i capillari dove avviene lo scambio e l’osmosi, così il volontario AISM deve avere la capacità di accogliere le sfide e trasformarle in opportunità e di adattarsi ai cambiamenti della SM e della società».

 

Gli ingredienti principali, per riuscire ad arrivare capillarmente da tutti?
«In AISM e in ciascuno di noi che ne facciamo parte non devono mai mancare la costanza, la consapevolezza, la gratuità, la passione e la perseveranza. Se ci sono questi ingredienti in ogni volontario, allora l’Associazione continua a crescere e a realizzare i suoi obiettivi».