Salta al contenuto principale

09/10/2013

«Sprecare il cibo significa non riconsocere il valore»


Nella foto: Andrea Segrè

 

Secondo alcune stime gli italiani buttano nella pattumiera ogni anno l'equivalente di 18,5 miliardi di euro. Come mai? Andrea Segrè ha scritto il libro "Viviere a spreco zero". L'abbiamo intervistato per il quinto numero di SM Italia del 2013

 

"Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio. E ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro, e dirà: Siedi qui. Mangia. [...]. È festa: la tua vita è in tavola." Come in questa poesia di Derek Walcott, siamo tutti in cerca del tempo in cui ritrovare noi stessi fino in fondo. Della nitida percezione di sentirci a casa e non stranieri nei nostri quotidiani percorsi, imposti dal lavoro, da una società che corre troppo ed è sempre in crisi, magari da una malattia che non abbiamo scelto. Non desideriamo altro, in fondo, che poter gustare, senza ombre, la festa della nostra vita apparecchiata a tavola. Oltre ogni dolore e lotta, ogni ferita e stanchezza.

 

Andrea Segrè, docente e preside della Facoltà di Agraria a Bologna, ha concluso proprio con queste parole di Walcott il suo recente libro Vivere a spreco zero – Una rivoluzione alla portata di tutti’ (Marsilio, 2013). «Perché – racconta – ritrovo in questa poesia una sintesi potente di tutto quello che ho scritto e vissuto. C’è la suggestione dello straniero e del diverso, che ci fa paura ma è il nostro specchio. E, soprattutto, trova luce il valore del cibo, della convivialità, delle relazioni».

 

Come le è venuto in mente di fare i conti in tasca al mondo per guardare quanto si spreca?
«Perché si tratta di numeri impressionanti. Cifre potenti almeno come la poesia di Derek Walcott. Secondo le ultime stime di Last Minute Market e di Waste Watchers, l’Osservatorio nazionale sullo spreco promosso dall’Università di Bologna, ogni anno in Italia si butta nell’immondizia cibo per un valore di 18,5 miliardi di euro. Uno spreco che rappresenta l’1,8% del PIL italiano»

 

Chi spreca di più?
«Il 40% dello spreco alimentare italiano, pari allo 0,96% del PIL, arriva direttamente dalle nostre case. Il 64% degli italiani butta cibo almeno una volta la settimana. Il 60% spreca settimanalmente fino a 5 euro della propria spesa alimentare, cifra che sale da 6 a 20 euro per un altro 28% di popolazione».

 

Perché sprechiamo?
«Perché preferiamo la rottamazione al recupero, la corsa al ricambio invece che la cura della manutenzione. Nel caso del cibo, c’è chi fa troppa spesa, chi cucina in eccesso e chi sbaglia nella conservazione delle scorte. Alcuni non sanno interpretare l’etichetta ‘consumare preferibilmente’ e non assaggiano nemmeno alimenti che sono invece mangiabili anche dopo la data indicata».

 

Cosa indicano questi comportamenti?
«Sono il segnale più forte della crisi, una perdita grave. I nostri genitori, molti dei quali usciti dalla guerra o nati contadini, non avrebbero mai accettato a cuor leggero di sprecare neppure una briciola. Quando gettiamo il cibo è finita, vuol dire che non ne riconosciamo più il valore. Non solo il valore nutrizionale, ma anche quello ambientale».

 

L'intervista completa è disponibile sulla versione pdf della rivista SM Italia 5/2013. Scaricabile dal link qui sotto.