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31/08/2016

Sara Morganti portavoce delle persone con sclerosi multipla alle Paralimpiadi

La campionessa mondiale in carica di dressage ha la SM progressiva dal 1995. «Vivo di progetti e di conquiste, di sacrificio e di lavoro. La malattia non è una via senza uscita». La nostra intervista

Sara Morganti

40 anni compiuti da qualche mese, sposata con Stefano Meoli, «che ho conosciuto quando avevo 15 anni», laureata in Lingue e letterature straniere, Sara Morganti ha la sclerosi multipla progressiva dal 1995. È campionessa mondiale in carica di dressage paralimpico, una specialità dell’equitazione, e parteciperà alle prossime Paralimpiadi di Rio, che si svolgeranno dal 7 al 18 settembre. «Mi sto preparando con tutta me stessa da quattro anni – confessa – con un lavoro quotidiano che negli ultimi mesi è diventato sempre più costante. Ho anche chiesto un’aspettativa al lavoro: sono pronta a dare il meglio», dice.

 

Sara Morganti a Rio sarà anche il portabandiera della voglia di tutte le persone con SM di combattere per realizzare i propri obiettivi e i propri sogni: «Ho sognato sin da piccola di andare alle Olimpiadi con il mio cavallo. Vivo di progetti e di conquiste, di sacrificio e di lavoro. La malattia non è una via senza uscita: pure con le limitazioni che porta e che continuo a non accettare, non mi impedisce di trovare strade diverse per fare tutto quello che amavo sin da ragazza e che continuo ad amare».

 

Sara ha partecipato anche alle Paralimpiadi del 2012 a Londra, ed è arrivata quarta, appena fuori dal podio: «È stata la sconfitta, o la quasi vittoria, che mi ha insegnato di più. Lì ho imparato che non ha senso attribuire a fattori esterni la responsabilità di una sconfitta, che dovevo e potevo migliorare ulteriormente, facendo di quel risultato non un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza».

 

Ormai è assodato che lo sport fa bene anche a chi ha la SM, ma i benefici vanno oltre il fisico, riguardano la capacità di avere obiettivi e trovare la strategie giuste per raggiungerli anche attraversando degli ostacoli, come spiega bene Sara: «Chiunque faccia sport con passione, si pone sempre obiettivi. Per me è così. E questo mi aiuta, perché per ottenere la realizzazione di una ripresa di dressage, devo trovare strade particolari. Io non muovo le gambe con un tempismo corretto, quindi ho dovuto trovare strategie e aiuti accessori. Questo lavoro poi si riflette nella vita: la voglia e la capacità di cercare soluzioni e vie alternative per arrivare comunque all’obiettivo di giornata, mi è stato di grandissimo aiuto nella quotidianità. Quelli che mi apparivano come limiti assoluti e invalicabili, si sono rivelati come ostacoli, che per definizione possono essere superati e non sono più insuperabili. Magari noi arriviamo alla meta percorrendo una strada diversa dagli altri, più faticosa, ma quando arriviamo all’obiettivo troviamo poi lo sprint per osare ancora di più».

 

Partecipare alle Olimpiadi non è mai solo una questione agonistica. Insieme alle gare c’è la vita insieme agli altri atleti, migliaia di storie che si incrociano in un’atmosfera di condivisione ed euforia. «Nel 2012 mi aveva colpito tantissimo il fatto che i 4.500 ospiti del villaggio Paralimpico erano un po’ di tutti i colori del mondo e che lì dentro non c’era altro che gioia». Un insegnamento che Sara si è portata a casa: «Ognuno, nella sua vita quotidiana, può costruire i propri motivi di gioia, lavorandoci e non solo aspettando che arrivi da imprecisate e casuali opportunità. Poi, quando la gioia è condivisa, come ai giochi olimpici, è una realtà ancora più meravigliosa: «A Londra, la potenza della gioia era moltiplicata per migliaia di persone che erano tutte unite da una passione ed erano arrivate lì attraverso un grande lavoro. Conto di ritrovare lo stesso clima anche a Rio».

 

Puntiamo a una medaglia? «Certo! sono sicura di essere migliorata: ci sono stati quattro anni di lavoro tecnico e di meravigliosi risultati insieme alla mia cavalla Royal Delight, che probabilmente verrà a Rio con me. Ovviamente anche gli avversari sono cresciuti. Sarà una grande battaglia, e io la voglio combattere. Voglio uscire dal campo consapevole di avere fatto il meglio, senza dovermi rimproverare nulla».

 

Allora, Sara, a Rio ti accompagni l’in bocca al lupo di tutte e 110 mila le persone con SM d’Italia: aspettiamo la tua fotografia con la medaglia al collo!

 

 

Sul blog Giovanioltrelasm.it Martina ha scritto di recente quale sia il significato delle gare sportive per una persona con disabilità, segnalando tra l'altro il bellissimo trailer realizzato per i giochi Paralimpici di Rio 2016. Leggi li post!