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01/09/2014

Caterina Caselli: «Ognuno ha il diritto di vivere come può»

"Garantire alle persone con SM un sistema socio sanitario che tenga conto delle loro esigenze e sostenere la ricerca scientifica". Vi proponiamo l'intervista alla famosa cantante e produttrice pubblicata sull'ultimo numero di SM Italia

Caterina Caselli, indimenticata protagonista della musica degli anni ‘60, oggi produttrice musicale di successo con ‘Sugar’, la casa discografica di famiglia, tra una partenza e l’altra di una vita impegnata e schiva, ci ha raccontato un po’ di sé, dei valori in cui crede, delle scelte, le gioie, le fatiche che, come per tutti, costituiscono l’intreccio quotidiano della vita. È "un amore così grande", concreto e senza enfasi – che lei non ama –, quello che Caterina Caselli offre alla voglia di vita di tante persone con SM: a giugno infatti, i Negramaro, una delle ‘punte di diamante’ prodotte da ‘Sugar’, hanno ‘regalato’ ad AISM e all’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA) i proventi degli acquisti su iTunes dell’inno che ha accompagnato la nazionale italiana di calcio durante i mondiali brasiliani. ‘Disegna la storia solo chi è capace’, canta Giuliano Sangiorgi. Proviamo, allora, a disegnare insieme la ‘storia’ che accomuna Caterina Caselli a tutte le persone che amano la vita, la musica, l’allegria dentro e oltre la sclerosi multipla.

Partiamo da lontano, Caterina. A Sanremo 1966, ‘Nessuno mi può giudicare’, le fu affidata dalla casa discografica dopo che Celentano l’aveva scartata. Il suo successo iniziò così, da una canzone confezionata per un altro?
«Nella vita c’è sempre un elemento di casualità assoluta. Però non basta che arrivi un’opportunità, bisogna saperla cogliere. Casualità e voglia di farcela vanno sempre insieme».

‘Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più’, cantava. Fare tesoro degli errori è una bussola sempre utile?
«Ovviamente sì. Tutti sbagliamo, vince chi sbaglia di meno. L’importante è accorgersi dell’errore. In molti casi, per esempio nella ricerca scientifica, gli errori di uno sono la base di partenza per i successi di un altro».

Ha poi scoperto dove ‘sta di casa la felicità’? Come si fa a non fermarsi ai problemi e a vivere con la voglia di ‘conquistarsela’ ogni giorno?
«Per quel che riguarda me, forse felicità è una parola troppo grande. Mi ‘accontento’ di perseguire obiettivi umanamente e professionalmente raggiungibili. Quando riesco a realizzarli, mi regalano grandi soddisfazioni. Se poi sia questa la felicità di cui parlano i filosofi… beh, davvero non lo so».

‘Ognuno ha il diritto di vivere come può’: nelle scorse settimane AISM ha fatto firmare a tanti concittadini, iniziando dal Ministro della Salute e dal sindaco di Roma con la sua giunta, la Carta dei diritti delle persone con sclerosi multipla. Dovesse fare lei un ordine di questi diritti, quali metterebbe ai primi posti e perché?
«Sicuramente il diritto a un sistema sanitario, sociale e assistenziale che tenga conto in modo specifico delle particolari necessità di chi ha una malattia come questa. Poi mi sembra essenziale che siano garantite, come un diritto, le condizioni indispensabili per fare andare avanti velocemente la ricerca scientifica. Bisogna cioè che siano assicurati finanziamenti specifici e protocolli sperimentali sicuri. Perché solo da lì può arrivare prima o poi la buona notizia che tutti ci aspettiamo».

 

L'intervista completa di Giuseppe Gazzola è su SM Ita 4/2014, che puoi leggere online o scaricare dal link qui sotto.

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SM Italia 4/2014