Salta al contenuto principale

19/10/2010

Erica Brindisi: teatro danza per andare oltre la SM

 

Ha 31 anni, è sposata con un musicista, Giuse Rossetti. È ballerina, avvocato e lavora presso il Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Reggio Emilia. La sua grande passione è la danza. Insieme al marito musicista ha realizzato uno spettacolo di Teatro Danza. Si è diplomata all’Imperial Society of Teachers of Dancing di Londra. E ora balla con una stampella: ha la SM da cinque anni.

 

Erica Brindisi - Smania di vivereSottile, leggera. Ha l’eleganza della ballerina, e un volto che non passa inosservato, una voce energica, che ispira simpatia. Balla da quando aveva sei anni: il ballo è il suo mondo, ma chiacchierando precisa: “la danza è un valore che appartiene a tutti, è un patrimonio irrinunciabile, non è un valore solo mio”.

 

E in questo crede. Perché accanto alla professione dell’avvocato, c’è quella prepotente e appassionante della ballerina, per le performance di Teatro danza svolte in passato all’interno di una compagnia di danza, del desiderio di una vita sui palcoscenici.

 

“A tutto questo non ho rinunciato neppure dopo la diagnosi di SM: come si può rinunciare alla propria anima? Subito dopo la diagnosi ha vinto la sconfitta. Una diagnosi così – avevo 26 anni, mi stato accingendo all’esame orale per la professione – ti annienta. La malattia mi aveva limitato alla parte sinistra del mio corpo: non riuscivo a muovere bene la gamba, avevo problemi di coordinamento, non vedevo bene… Ma poi. Poi ha vinto la consapevolezza che si vince sempre quando non si abbandona. E che la danza, anche senza piroette è danza”.

 

E tu non hai abbandonato. “No io non ho abbandonato né i sogni, né la passione, né la mia lunga formazione artistica. Ho capito che la mia SM non avrebbe mai potuto togliermi la mia capacità di essere così come sono, la mia capacità di provare emozione e dare emozione è diventata ancora più forte, più consapevole”.

 

“Una volta riassettata nel mio equilibrio e nei miei affetti – c’è sempre una selezione naturale anche nelle amicizie – anche se appoggiata a una stampella, ho ricominciato a vivere. Come volevo io”. 

 

Vince chi seduce. E tu hai sedotto la danza. Hai messo in scena la malattia, ne hai fatto arte per dimostrare che la sclerosi multipla si può battere.

 

Insieme al marito musicista ha messo insieme, dopo oltre un anno di lavoro uno spettacolo di Teatro danza. Si chiama “SMania di vivere” ed è un progetto che racconta come Erica ha messo all’angolo la SM, nonostante le ricadute, l’aggressività della malattia, la stampella –“la mia eterna nemica-amica” - il pietismo di molti “che se ti vedono reagire – precisa Erica - quasi si dispiacciono”.

 

Con la forza della danza, delle emozioni, degli applausi, della ribalta (ma anche degli affetti – quello della mamma in particolare – e dell’amore – Giuse è un regista molto innamorato della danza di Erica) Erica “sconfigge” la sua malattia in punta di piedi.

 

Con lei sul palco “la nemica/amica stampella”, quel dannato arnese con cui Erica ha imparato a fare i conti, sia in scena sia nella vita, e insieme provano a raccontare gli stadi emotivi della malattia.

 

“Metto in scena la scoperta della malattia, cioè il momento in cui il mondo ti crolla addosso e vorresti morire. Ma poi arriva l’accettazione. E la necessità di arrivare al giorno dopo e tener fede agli impegni, anche quelli di studio. Per me avviene quando un giorno, scherzando, dissi a mia mamma: vorrà dire che sulla mia tomba scriverete il nome e poi la frase ‘Avvocato che mai esercitò’.È evidente che non mollai. La svolta avviene nel momento in cui “ capisci che la malattia può toglierti due gambe ma non la razionalità, non la passione. Ed è proprio così che la sclerosi scopre le sue carte e può essere sconfitta: “mai la SM potrà impedirmi di continuare a fare quello che ho sempre fatto, a ballare per esempio”.

 

“È un messaggio, questo, che voglio far arrivare a tutti, soprattutto alle persone con SM. La SM non sconfigge le persone. Voglio fare la mia parte per aiutare e per supportare l’associazione che più di tutte aiuta e supporta le persone e i giovani con SM, senza promettere miracoli irraggiungibili. Io sono stata aiutata tanto dall’AISM: il mio sogno è riuscire a portare il mio spettacolo dappertutto… ”.

 

Intervista a cura di Enrica Marcenaro

Per ulteriori notizie sullo spettacolo si rimanda al sito www.smaniadivivere.wordpress.com