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29/09/2013

Concluso il Giro d’italia Handbike 2013: hanno vinto tutti

 

 

Domenica 29 l’ultima tappa a Firenze. Tra le donne, una delle tre maglie rosa assegnate è andata a Monica Borelli, socia della Sezione AISM di Modena. Ma tutti gli atleti in gara sono stati ugualmente protagonisti. Già si prepara l’edizione 2014

 

Si è concluso ieri con la tappa di Firenze, sullo stesso circuito del Mondiale dei ciclisti professionisti, il Giro d’Italia Handbike 2013, giunto quest’anno alla sua quarta edizione. Handbike, lo ricordiamo, vuol dire «bicicletta a mano», perché è utilizzata da atleti con disabilità motoria che pedalano sdraiati utilizzando le braccia. E a Firenze numerosi spettatori, presenti sin dalle prime ore del mattino, hanno seguito e incoraggiato gli atleti lungo i 3,2 chilometri del circuito. In quel momento i protagonisti ‘mondiali’ erano i 76 handbiker del Giro d’Italia.

 

AISM anche quest’anno è stata partner e sostenitrice di questa iniziativa che, come ricorda l’ideatore del Giro Andrea Leoni, «è nata per consentire alle persone con disabilità di uscire di casa da protagoniste, farsi vedere e applaudire, provare come ogni atleta ad andare ogni volta al di là dei propri limiti e dei traguardi già raggiunti. Siamo soddisfatti del successo di questa esperienza e siamo grati ad AISM per essere stata anche quest’anno partner e promotrice del Giro Handbike presso i propri soci».

 

Divisi in 5 categorie maschili (MH1.1, MH1.2, MH3, MH4) e tre femminili (WH1,WH2,WH3), a seconda del diverso grado di disabilità, circa 80-90 atleti per ogni tappa gareggiano sullo stesso circuito, lungo tra 3 e 5 chilometri, che viene percorso più volte per un’ora. Il primo arrivato di ogni categoria ottiene 30 punti, il secondo 25 e così via. Al termine delle tappe la maglia rosa di ogni categoria va all’atleta con il maggior punteggio totale.

 

Partito da Roma, il Giro di quest’anno è passato per Cuneo, San Pellegrino Terme, Pavia, Somma Lombardo, San Marino, Chiavari, S Martino dei Lupari sino al circuito di Firenze. L’ultima tappa è stata vinta da Mauro Cratassa (MH3), mentre vincitore assoluto del Giro è risultata Romina Modena con 255 punti totali (WH3).

 

«Una delle soddisfazioni di quest’anno – commenta ancora Leoni – è la crescita del numero di atleti. Quando iniziammo quattro anni fa, correvano mediamente 50-60 corridori per tappa, ora abbiamo avuto punte di 120 partecipanti a gara». Inoltre, a detta del Presidente del Giro Handbike, Maura Macchi, «stiamo sempre più entrando nei centri abitati, e così tanta gente viene a vedere i corridori. Nella tappa di Chiavari, per esempio, l’intera città era per le strade ad applaudire. Una soddisfazione enorme per tutti gli atleti in gara». Anche perché, aggiunge la Macchi, «la vicenda di ognuno di loro è la storia di un altro Zanardi: anche quelli che non hanno la fortuna o la possibilità di andare alle Olimpiadi o ai Mondiali, ci mettono lo stesso impegno e la stessa passione».

 

Una passione come quella di Roberta Amadeo, Presidente Nazionale AISM (180 punti totali alla fine del Giro) e di Monica Borelli, altra atleta con SM che quest’anno si è aggiudicata la maglia rosa della categoria WH1 (240 punti totali): «Da quando corro in bici la malattia si è fermata – commenta appena scesa dalla handbike al termine del circuito di Firenze – e per me questo è il miglior traguardo che potessi immaginare. E poi correre in bici mi appassiona, mi fa sentire libera. Libera di muovermi, libera di vivere a modo mio».

 

Una libertà cui non Monica rinuncerebbe mai, costi quel che costi: è stata una delle poche atlete presenti a tutte e nove le tappe. Ed è questa sua costanza ad averla premiata con la vittoria finale.
Ma perché, verrebbe da chiedere, una persona che già deve fare i conti con una disabilità, dovuta a una malattia invalidante o magari a un incidente, per essere libera dovrebbe scegliere di fare tanta fatica in bicicletta? «L’ho domandato anche io a un atleta dopo la tappa di San Marino – ricorda Maura Macchi -, piena di saliscendi. E lui mi ha risposto: “Se non faccio fatica non mi diverto”. In ogni caso, questo è uno sport per tutti e per tutte le età: abbiamo atleti che raggiungono gli ‘anta’. L’importante è provarci. Non a caso, a ogni tappa premiamo con la maglia nera anche l’ultimo arrivato».

 

Insomma, girare l’Italia in handbike non è questione di (dis)abilità o di età, ma di voglia e passione. Anche perché, chiude il Presidente Macchi, «come ha detto un atleta al volontario che spingeva la sua carrozzina: “la nostra disabilità è seria, ma la vostra è sicuramente peggiore”. A scanso di equivoci, mentre lo diceva, rideva. Ed è importante anche questa capacità di ridere di sé e degli altri: è un modo per vincere le proprie paure e coronare i propri desideri. Ne è la prova Luca Cremonesi, maglia rosa della sua categoria MH1.1. Voleva andare a Londra, con Zanardi. Non c’è riuscito. Allora ha cambiato sogno senza arrendersi, ed è stato uno dei 4 italiani con disabilità che ha partecipato alla recente Maratona di New York».

 

Al traguardo di Firenze a premiare i vincitori della maglia rosa di ogni categoria era presente Annalisa Minetti, fresca vincitrice degli 800 metri a Mondiali di Lione e madrina del Giro d’Italia Handbike: «La nostra vittoria – ci ha detto - non è in realtà la medaglia che alziamo al cielo, ma il sentirci vincenti sulla linea di partenza. Vincere per noi è aver tentato l’impresa, essere partiti e avere così dimostrato che tutto è realmente possibile».

 

Infatti, mentre andavano in scena le premiazioni al Mandela Forum, tra gli applausi e le fotografie, tutti gli atleti chiedevano informazioni sul 2014, senza troppo preoccuparsi della pioggia che scendeva senza sosta. Neanche il tempo di terminare 7 mesi di week-end passati in giro per l’Italia e la voglia dominante non era quella di andare a casa a riposare e a guardare l’inverno dalla finestra, ma di ritrovarsi appena possibile su un’altra linea di partenza. Come in una vecchia canzone di Lucio Dalla: «se ci fosse ancora mondo, sono pronto. Dove andiamo?».

 

Infatti, il patron Andrea Leoni ha annunciato al termine che «per il Giro Handibike 2014 ci saranno grandi sorprese e confini internazionali».

 

Giuseppe Gazzola