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25/09/2011

Monica Borelli: «correre aiuta a guardare sempre avanti»

Roberta Amadeo e Monica Borelli 

 

Ha vinto il Giro d’Italia 2011 di handbike. Ed è campionessa italiana a cronometro in questo sport ciclistico dove, come dice la parola, si pedala con le mani. Monica Borelli, 40 anni, ha la SM da quando era ragazza. La carrozzina, dunque, non è un freno per chi ha voglia di sentire fino in fondo il vento della vita e andare veloce verso il traguardo dei propri desideri. Ecco cosa ci ha raccontato al termine di una delle ultime competizioni cui ha partecipato, a Lecco.

 

È appena finita un’altra ora di gara. Sei stanca?
«Correre costa fatica. Ma è una fatica che mi appaga. Ora me la sono già dimenticata, anche se stasera sarò stanca morta».

 

Cosa ti spinge a uscire di casa per gareggiare in una giornata di diluvio come oggi?
«Mi piace, mi piace. Poi i ragazzi sono tutti molto interessanti. Ormai è un gruppo in cui è bello esserci. Io mi trovo molto bene».

 

Come hai scelto l’handbike?
«Quasi per scherzo, provando la bicicletta di un amico. Mi è piaciuta, e da un anno circa ho iniziato a gareggiare sul serio. È bello, così stai insieme alla gente che non ha problemi. E questo mi piace».

 

Hai detto tante volte ‘mi piace’: dunque, correndo qui, esci dai problemi ed entri nei piaceri?
«I problemi alla fine ci sono, ma l’essenziale è non mi piangersi addosso. E correre aiuta a guardare sempre avanti».

 

Che esperienza è stata vincere il Giro d’Italia?
«Sono state dieci tappe in tutto. Ho vinto le prime due. Poi la terza era una cronometro e non l’ho vinta. Invece ho vinto il Campionato italiano a cronometro, ed è stata una vera sorpresa. Non me l’aspettavo. E ancora di più il mio compagno l’aveva data per persa».

 

Siete insieme da tanto, con il tuo compagno che anche oggi è qui?
«Da vent’anni. Quando ci siamo messi insieme non sapevo ancora con precisione che avevo la SM. L’abbiamo sempre vissuta insieme. Poi lui ovviamente ha i suoi interessi».

 

Ora hai 40 anni…
«Sì ne compio 41. Mi hanno diagnosticato la SM quando ne avevo 17.»

 

E cosa volevi fare allora della tua vita?
«Ero e sono una persona ottimista. La SM non ha cambiato molto le mie prospettive. Avendo una forma di SM secondaria progressiva, gradualmente ho perso l’uso delle gambe, ma ho realizzato tutti i miei obiettivi. Ora da tre anni non ho peggioramenti»

 

Lo sport non ti danneggia per la malattia e la stanchezza?
«Ho sempre fatto sport. Da ragazza sciavo, e mi sono accorta lì che c’era qualcosa che non andava nelle gambe. Ma sono sempre tornata a sciare: seduta, ma scio. E anche prima dell’handbike, sono sempre andata a nuotare durante la pausa pranzo al lavoro».

 

Andrai a lavorare anche domani?
«Certo. Faccio l’impiegata. Ho un part-time di 28 ore con due rientri pomeridiani. E questo mi aiuta».

 

Tre valori fondamentali per la tua vita?
«Prima di tutto cercare sempre di essere indipendente. Poi è fondamentale l’affetto della mia famiglia: le persone che mi circondano sono il segreto delle molte esperienze che ho vissuto. Infine, conta il lavoro».

 

Hai conosciuto l’AISM?
«Sì, sono socia AISM a Modena. E poi correndo ho conosciuto Roberta Amadeo, che è stata presidente AISM. In pista siamo rivali, ma finita la gara ci confrontiamo sempre sulla nostra vita».

 

Più veloci per la ricerca, diciamo nella campagna AISM a sostegno della ricerca scientifica. È proprio il tuo caso, il vostro: cercate sempre di andare più veloci …
«È vero. Soprattutto sulle forme di SM secondarie progressive, come la mia, non ci sono molte cure: possiamo tutti insieme aiutarci ad andare più veloci».

 

Intervista di Giuseppe Gazzola

 

Nella foto in alto: a sinistra la past President AISM Roberta Amadeo, a destra Monical Borelli