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17/09/2019

La ricerca sulla sclerosi multipla avanza grazie al Registro Italiano SM

 

 

I cosiddetti Big Data, ovvero i grandi database, stanno dando un’accelerata alla ricerca scientifica sulla sclerosi multipla e sono stati protagonisti anche nell’ultima edizione di ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis).

 

Il più importante appuntamento europeo per i ricercatori impegnati nel campo della sclerosi multipla si è appena concluso a Stoccolma. Al centro dell’attenzione anche il Registro Italiano SM, promosso da AISM e la sua Fondazione in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari sin dal 2014, che oggi raccoglie i dati di oltre 140 centri in tutta Italia.

 

La ricerca del dott. Pietro Iaffaldano dell’Università di Bari, condotta proprio grazie al Registro, è stata oggetto di una presentazione orale, onore riservato alle ricerche più rilevanti del meeting.

 

Lo studio ha cercato di dare una risposta ad una delle maggiori criticità per i clinici che si occupano di sclerosi multipla.

 

Qual è il momento preciso in cui la persona con sclerosi multipla passa dalla forma recidivante-remittente alla forma secondariamente progressiva? «Ad oggi non esiste un gold standard per questa diagnosi  - dice Iaffaldano - la scelta è lasciata anche alla soggettività di noi neurologi. Il registro italiano sclerosi multipla, grazie alla capacità di raccogliere una grande mole di dati nel corso degli anni, ci ha permesso di condurre uno studio su oltre 19.000 pazienti, con un periodo di osservazione di oltre 5 anni».

 

Cosa emerge da questa analisi? «Il risultato più importante di questo studio è la conferma che esistono fattori di rischio per la conversione alla forma secondariamente progressiva di sclerosi multipla, come una più alta età all’esordio, un più alto numero di ricadute nei primi anni di malattia, un esordio di tipo multifocale. Questi indicatori per il clinico devono essere dei segnali di allarme, delle red flags, per iniziare un trattamento più efficace possibile per queste persone», prosegue il ricercatore.

 

Ma la ricerca ha dato altre informazioni fondamentali sull’efficacia dei trattamenti. «Si conferma l’efficacia dei trattamenti farmacologici immunomodulanti e immunosoppressori nel ritardare la conversione alla forma secondariamente progressiva. I pazienti che sono stati trattati più a lungo con i farmaci più efficaci, infatti, ritardano questo passaggio. D’altra parte, il nostro studio ha anche confermato che, nei pazienti già in fase progressiva di malattia, i farmaci classici di prima linea - anche i più recenti - non hanno un impatto sulla riduzione della disabilità nel medio e lungo termine».

 

Infine, un altro dato importante emerso dallo studio è l’impatto delle ricadute nell’accumulo di disabilità anche in fase secondariamente progressiva di malattia. «Più ricadute si hanno nella fase secondariamente progressiva più si accumula disabilità.  Ci attendiamo – conclude Iaffaldano - che i nuovi farmaci che arriveranno per il trattamento della sclerosi multipla siano in grado di intervenire anche su questo aspetto».

 

Il Registro Italiano SM ha un ruolo sempre più centrale negli studi di efficacia dei trattamenti, ma anche di sicurezza. Lo conferma la Prof.ssa Maria Troiano dell’Università di Bari, Presidente del Comitato Scientifico del registro: «Dopo aver dimostrato la propria efficacia nei trial, quindi a breve termine, i farmaci devono essere seguiti nel tempo per poter verificare che anche nella pratica clinica venga confermata la loro efficacia e non diano origine a eventi avversi pericolosi. Da alcuni anni EMA ha lanciato l’iniziativa di utilizzare alcuni registri qualificati – tra cui il Registro Italiano SM - per raccogliere dati nel post-marketing dei nuovi farmaci. Abbiamo iniziato con ocrelizumab, natalizumab, cladribina e continueremo con altri farmaci mano a mano che verranno immessi in commercio».

 

È stato creato inoltre un network tra i 5 registri di Italia, Svezia, Danimarca, Francia e il database internazionale MSBase, che hanno deciso di unire i propri dati per condurre ricerche altrimenti impossibili da realizzare in autonomia da un singolo registro. «L’iniziativa ha avuto successo e in questa edizione di ECTRIMS abbiamo presentato i primi progetti pilota (tra cui quello del dott. Iaffaldano ndr). Oggi lavoriamo per migliorare ulteriormente la qualità dei dati e armonizzare gli strumenti con cui noi monitoriamo la patologia, in modo da avere nel futuro prossimo uno strumento di enorme utilità per migliorare il trattamento della SM».

 

È grazie al 5x1000 se in questi ultimi anni abbiamo potuto sostenere questo e tanti altri importanti studi scientifici che stanno cambiando la vita di migliaia di persone.

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