Sei dei progetti di ricerca presentati al Congresso FISM erano dedicati all’ambizioso obiettivo di identificare le basi di nuove strategie terapeutiche.
«Si tratta – ha detto il dottor Valerio Chiurchiù, vincitore lo scorso anno del Premio Rita Levi Montalcini proprio per la sua ricerca traslazionale, che partendo dalla ricerca di base svolta in laboratorio, sta giungendo ad approdi innovativi verso nuove terapia nella SM – di studi che hanno in comune un approccio multidimensionale e assolutamente non convenzionale al possibile trattamento della malattia».
Il Professor Paolo Muraro (Imperial College, Londra), che ha condotto insieme al Dottor Valerio Chiurchiù (Istituto di Farmacologia Traslazionale, CNR e Fondazione Santa Lucia, Roma) e alla Professoressa Roberta Magliozzi (Università degli Studi di Verona- Imperial College Londra, UK), la sessione “Verso nuovi trattamenti”, dice a sua volta: «FISM ha voluto supportare degli approcci innovativi allo sviluppo di trattamenti, nuovi possibili bersagli per le terapie, nuovi approcci che non sono stati percorsi fino a esaurimento».
Breve descrizione dei progetti presentati: nuove strade per nuovi trattamenti
Un primo progetto «che potrà avere un forte impatto sui futuri trattamenti – evidenzia Roberta Magliozzi – è quello curato dal Professor Roberto Previtali (Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE), Divisione di Neuroscienze, Università Vita-Salute San Raffaele) sui meccanismi che regolano il danno nel DNA e lo sviluppo di senescenza cellulare come possibile meccanismo patogenetico alla base della sclerosi multipla progressiva». I ricercatori hanno indotto in laboratorio meccanismi di senescenza cellulare, di invecchiamento, negli oligodendrociti e osservato che questi oligodendrociti sono in grado di propagare la senescenza anche ad altre cellule e in particolare ai neuroni, inducendo la morte cellulare di popolazioni neuronali. Contrastare la senescenza degli oligodendrociti – concludono i ricercatori – potrebbe essere un’efficace strategia terapeutica per contrastare la progressione della sclerosi multipla.
Innovativo nel metodo, evidenzia Valerio Chiurchiù, è il progetto curato dalla Dottoressa Ermanna Turano, (Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, Università di Verona) che riguarda la somministrazione «per via intranasale di vescicole extracellulari generate da cellule staminali adipose nel modello sperimentale di encefalomielite autoimmune sperimentale. Queste vescicole extracellulari hanno dimostrato di migliorare il decorso clinico nel modello animale di sclerosi multipla, diminuendo l’infiammazione e la neurodegenerazione. Anche questa potrebbe in futuro diventare una nuova strategia terapeutica per la SM».
Innovativa è anche la ricerca curata dalla Professoressa Francesca Fallarino (Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Perugia) sulle “proteina prioniche cellulari”, quelle che il mondo ha conosciuto all’epoca della “mucca pazza”. Queste proteine hanno un ruolo importante nel mantenere la salute della mielina e nel regolare il sistema immunitario. In studi sui modelli sperimentali l’assenza di questa proteina è stata dimostrata associata al peggioramento di alcuni sintomi, suggerendo che la proteina prionica potrebbe aiutare a proteggere il sistema nervoso. Questo studio ha identificato, con tecniche avanzate, alcune piccole molecole in grado di attivare la proteina prionica e ridurre significativamente i sintomi della malattia in modelli animali di sclerosi multipla.

La dottoressa Elisabetta Volpe (Direttore Laboratorio di Neuroimmunologia Molecolare, IRCCS Fondazione Santa Lucia, Roma), evidenzia ancora Roberta Magliozzi, ha studiato il ruolo di un’altra proteina, l’interleuchina-9, espressa nel sistema nervoso centrale di persone con sclerosi multipla progressiva: la produzione di interleuchina-9 da parte di microglia e macrofagi ha una funzione protettiva sugli astrociti umani durante il processo infiammatorio, suggerendo la possibilità di identificare nuovi approcci terapeutici per potenziare la naturale attività anti-infiammatoria dell’interleuchina-9.
Alimentazione e stili di vita: siamo tutti protagonisti della nostra salute
Il Professor Muraro ricorda inoltre due studi, presentati al Congresso, che riguardano «l’asse intestino- cervello». Il primo è il progetto Speciale curato dal Professor Giuseppe Matarese (Università degli Studi Federico II di Napoli): tramite l’arruolamento di 90 persone con sclerosi multipla è andato a verificare come una moderata riduzione calorica possa migliorare l’effetto della terapia con dimetilfumarato e l’andamento della malattia.
Il secondo è il progetto curato da Francesca Ronchi (Institute of Microbiology, Infectious Diseases and Immunology (I-MIDI) Charité, Universitaets medizin. Campus Benjamin Franklin Hindenburgdamm, Berlino, Germania), che ha studiato in modelli animali come il microbiota e la dieta influenzano lo sviluppo e la protezione da sclerosi multipla.
Questo ambito di ricerca – conclude Muraro - «mira ad evidenziare come un’alimentazione sana, in cui si eviti l’uso eccessivo di cibi ad alto contenuto calorico e di grassi saturi, possa essere un presidio di salute, se non un vero e proprio trattamento preventivo o lenitivo della sclerosi multipla. Questi percorsi di ricerca possono e aiutare a rispondere alle domande dei nostri pazienti che spesso chiedono se una dieta di un certo tipo rispetto a un altro possa aiutarli ad avere un migliore andamento di malattia. FISM promuove una ricerca clinica e, orientata alle persone».
Leggi lo speciale congresso fism 2025

La realizzazione di questo evento è stata resa possibile con la sponsorizzazione non condizionante dei MAIN SPONSOR Alexion, Astra Zeneca Rare Disease, Biogen, Merck Italia, Neuraxpharm Italy, Novartis Italia, del Gold Sponsor Juvisé Pharmaceuticals, nonché di Sanofi