Salta al contenuto principale

09/09/2013

Noi, volontari di oggi, cittadini solidali per il cambiamento

 
Nella foto: Renato Frisanco

 

Per tutto il mese di settembre AISM dedica eventi informativi e iniziative per conoscere meglio le attività di volontariato dell'Associazione. Quasi la totalità delle risorse impegnate al fianco delle persone con SM sono infatti volontari, che si impegnano in forme diverse. Non importa quanto tempo si ha da dedicare, anche un piccolo gesto è importantissimo. Contattaci al Numero Verde 800 138292, compila il form online, oppure scrivi ad @aism_onlus su Twitter, potrai ricevere tutte le informazioni sul mondo AISM.
Per l'occasione abbiamo intervistato Renato Frisanco, studioso di volontariato in Italia e autore del volume 'Volontariato e nuovo welfare'.

 

Renato Frisanco ha fatto dello studio del volontariato la sua ragione di vita, caratterizzata da una lunga militanza nella FIVOL, Fondazione Italiana per il Volontariato, che ha generato molte ricerche e pubblicazioni. Di recente, per l’editore Carocci, ha pubblicato «Volontariato e nuovo welfare». Lo abbiamo intervistato per leggere dentro il fenomeno del volontariato oggi in Italia. Per capire, nel confronto, come e perché ognuno di noi possa scegliere oggi di essere o di convincere un amico, un’amica a diventare a un volontario, una volontaria, «un cittadino solidale».

 

Quanti modi ci sono oggi in Italia di essere volontari?
«A mio avviso oggi troviamo tre grandi concezioni del volontariato, che vediamo riflesse anche nella percezione di sé che hanno i volontari».

 

Cominciamo dalla prima immagine ?
«C’è il volontario che vede la propria azione come squisitamente donativa, oblativa, motivata da spinta interiore altruistica. Un volontariato che si basa soprattutto sulla testimonianza di valore, che accentua il valore di senso, personalistico, della propria azione. È un po’ come dire: “Faccio questa cosa perché ha valore per me ed è un valore per gli altri, mi permette di entrare in una relazione, in una reciprocità che mi arricchisce me e aiuta anche gli altri”».

 

Invece il secondo tipo di volontario si vede come…
«C’è una concezione del volontariato come azione di utilità sociale, più motivata da un approccio strumentale, orientato al fare. È il modello realizzativo del volontariato. Negli ultimi decenni è cresciuto perché il volontariato è diventato sempre più anche gestore di servizi. Questo approccio accentua il risultato dell’azione solidale, l’efficienza operativa, l’efficacia. È un volontariato che si basa più che sulla testimonianza di valore sull’attivismo delle persone. In questo modo le persone partecipano alla costruzione della società, si sentono e sono parte attiva di un territorio».

 

E nel terzo approccio? Su cosa ci si fonda e dove si punta?
«Il terzo è forse l’approccio più moderno, basato sul principio di sussidiarietà. Intende il volontariato più come azione civica, come impegno responsabile, che fa riferimento al modello partecipativo nel pieno senso del termine. È il volontariato della "gratuità del doveroso", che si esprime anche bene oggi con la tutela dei beni comuni. È un volontariato che accentua l’importanza del cambiamento come esito dell’azione solidale e ha una diretta valenza politica. Si basa non tanto sulla testimonianza, non tanto sull’attivismo, ma soprattutto sul potere civico delle persone. Tutte le persone sono in grado, tramite l’empowerment, la capability, di incidere sulla realtà, di portare il proprio contributo alla crescita della comunità».

 

Testimone, attivista e cittadino solidale non sono in fondo tre possibilità collegate? Bisogna per forza scegliere un modo di vivere da volontari nel territorio?
«Certamente quelli di cui parliamo sono tre modi diversi di concepire oggi il volontariato che stanno insieme. Sono integrati e non alternativi. Rappresentano diverse accentuazioni nel modo di essere solidali, di intendere la missione di chi sceglie di mettere risorse e tempo a disposizione degli altri».

 

E perché mai, in tempi in cui si perde o non si trova lavoro, una persona adulta o un giovane dovrebbero scegliere di preoccuparsi dei problemi degli altri?
«Perché siamo tutti corresponsabili e segnati da un destino comune. I problemi della società non sono problemi di qualcuno, sono di tutti. Tutti ne siamo responsabili e tutti risentiamo dei loro effetti negativi. Non è possibile pensare che il problema del disagio tocchi qualcuno e non me, che sia un problema cui posso restare del tutto estraneo».

 

Quale potrebbe essere, allora, il senso, il fondamento del vero volontariato?
«Il volontariato trova il proprio senso più autentico se aiuta le persone in stato di bisogno a fare valere i propri diritti, se fa avanzare una cultura della partecipazione che sta in capo ai cittadini stessi, a cominciare da quelli che hanno più bisogni. Importantissimo, per esempio, è aiutare i cittadini utenti a valutare i servizi che ricevono e, quindi, ad essere soggetti che interloquiscono direttamente con le istituzioni o i servizi, alla fine senza aver più bisogno della mediazione del volontariato».

 

E il primo compito?
«Da una parte è indispensabile sollecitare la partecipazione dei cittadini, perché siano tutti responsabili di quello che succede e tutti si rimbocchino le maniche, come possono, singolarmente e in modo associato, per affrontare i problemi. Dall’altra parte il volontariato non può esimersi dall’essere portatore di istanze e proposte nei confronti delle istituzioni: deve essere un interlocutore autorevole».

 

Qual è allora il passo di miglioramento che il volontariato deve compiere?
«Dobbiamo assumere un’identità piena, politica, non dimezzata. Siamo capaci di fare, di rispondere a bisogni, ma siamo anche capaci di agire per cambiare. La parola ‘cambiamento’ è fondamentale nella finalità del volontariato. O riusciamo ad essere una forza di cambiamento o non siamo volontariato».

 

E succede davvero?
«Sì, il volontariato rimane una grande forza capace di generare innovazione. Vedo molte organizzazioni di volontariato che veramente lavorano sulla frontiera, che anticipano, realizzano servizi nuovi e sperimentali, che rispondono ai nuovi bisogni in tempi rapidi».

 

Lei ha fatto il volontario? Che bilancio farebbe del suo percorso?
«Come tanti volontari, quando faccio il bilancio della mia vita posso dire che mi sono arricchito umanamente, riesco a vivere meglio i valori, non c’è più distinzione tra l’essere volontario e l’essere cittadino. Essere volontario, in fondo, significa per me essere un cittadino solidale, che attua la solidarietà del doveroso, che cerca in tutto quello che fa la propria realizzazione ma nello stesso tempo non rinuncia ad essere solidale». 

 

Secondo i dati ISTAT del censimento delle istituzioni Non profit 2011 ci sono 301.000 Istituzioni Non Profit in Italia, +28% rispetto al 2001 e 4,7 milioni di volontari, +47% rispetto al 2001. Come interpreta questi dati?
«Penso che quelle cifre vadano ben inquadrate. Quando l'ISTAT va a censire i volontari conta tutte le persone che operano gratuitamente dentro le organizzazioni non profit. Ma non tutte le organizzazioni operano a favore di terzi, molte operano a favore dei propri associati. Sono organizzazioni non profit, ad esempio, anche le associazioni bocciofile, quelle filateliche o quelle sportive dilettantistiche. Oltre il 60% delle organizzazioni censite dall'ISTAT come non profit sono impegnate nel campo ricreativo, culturale, sportivo. In esse normalmente le persone vi operano in termini di gratuità, ma non di solidarietà, salvo eccezioni come nel caso dell'associazione sportiva dilettantistica che promuove lo sport dei disabili. Dovremmo dunque distinguere i volontari che operano ai fini esclusivi della solidarietà, a vantaggio di terzi, dai soci attivi di organizzazioni che perseguono il bene comune degli associati. Tutti vi operano gratuitamente ma non tutti solidaristicamente. Con questa definizione più precisa di volontario, quei 4 milioni si riducono significativamente. [ ] Le organizzazioni di volontariato vere e proprie in Italia sono circa 45.000, secondo i dati rilevati presso i 78 Centri di Servizio per il Volontariato in Italia, gli unici oggi disponibili poiché il Censimento ISTAT non consente una disaggregazione al riguardo. I volontari attivi e continuativi di queste organizzativi non sono più di 1,5 milioni, cui possiamo aggiungere altri 2 milioni circa di volontari occasionali che in qualche modo gravitano sulle associazioni o che fanno un volontario individuale».

 

Giuseppe Gazzola

 

Se desideri avere informazioni su come puoi attivarti per le persone con SM, aiutandole a far valere i propri diritti, sostenendole nelle attività quotidiane e di sezione, contatta AISM al Numero Verde 800 138292, compila il form online, oppure scrivi @aism_onlus su Twitter.
Guarda quali sono le principali attività in cui sono coinvolti i volontari dell'Associazione.