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18/02/2021

Nuovi percorsi formativi per vivere la professione socio-sanitaria in tempo di pandemia

 

«Insieme, una conquista dopo l’altra».

 

Questa è AISM, da sempre.

 

Operare insieme, come un’associazione coesa, e continuare ad essere in movimento per raggiungere nuove conquiste per tutti è la linfa, la motivazione, la benzina che porta l’Associazione ad essere sempre nuova nella capacità di sostenere a 360 gradi la vita di chi è coinvolto nella sclerosi multipla, compresi medici, fisioterapisti, psicologi, infermieri e tutti gli operatori socio-sanitari.

 

Perché la libertà dalla SM la si conquista solo insieme.

 

Per questo i nuovi percorsi formativi ECM per operatori socio-sanitari proposti per il 2021 da AISM e la sua Fondazione (FISM provider ECM n.5599) a tutti gli operatori socio-sanitari per essere efficaci nella presa in carico di ogni aspetto della sclerosi multipla, in ogni fase di vita, sono stati messi a punto dal Comitato scientifico di FISM provider ECM, in cui sono presenti neurologo,fisiatra, psicologa, fisioterapista, infermiera, biologa e ricercatori scientifici sulla SM.

 

Saranno tutti svolti on line e affrontano con sguardo attento le novità che il tempo di pandemia sta portando nel modo di vivere la professione socio-sanitaria per rispondere ai bisogni nuovi delle persone.

 

Il primo dei corsi 2021 si svolgerà l'11 marzo e sarà intitolato: «Il lavoro psicologico in remoto: clinica e web (webinar)».

Monica Falautano, psicologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano, componente del comitato scientifico per i Corsi ECM FISM e responsabile scientifica di questo corso spiega: «Stiamo tutti vivendo un tempo di grande rivoluzione, sia in termini personali che professionali. Molti sono passati allo smartworking, altri si sono trovati nell’impossibilità ad andare a lavorare, hanno vissuto problemi seri di tipo economico, hanno modificato nel profondo le relazioni familiari. Chi ha una malattia come la sclerosi multipla ha dovuto proteggere se stesso anche più degli altri. Molti hanno dovuto fare i conti anche con il venire a mancare dei propri cari. Nessuno di noi sa fino in fondo se e quando potrà riprendere a fare ciò che fungeva da impalcatura di senso quotidiano e c’è una difficoltà diffusa a vedere il futuro. Per quel che riguarda noi psicologi, nei mesi del lockdown – che potrebbero tornare - la situazione del nostro lavoro, di relazione e colloquio diretto con i pazienti, non era più gestibile: l’ospedale era occupato a gestire altre emergenze, le persone non si potevano spostare se non per motivazioni di urgenza. E ora, a distanza di un anno dall’inizio della pandemia, stiamo vedendo un incremento significativo di quelli che vengono chiamati disturbi post traumatici, sia nei pazienti che seguiamo ma anche in tanti operatori sanitari che hanno affrontato in Ospedale situazioni che mai avrebbero immaginato di dover vivere. Tutto questo ci ha portati come psicologi a inventarci nuovi modi per rispondere alle richieste pressanti che ci arrivano, e anche a cercare di informarci, di acquisire competenze non scontate. 

 

 

 

In particolare abbiamo provato a portare avanti la relazione a distanza con i pazienti. Gli ospedali in cui lavoriamo hanno potenziato il servizio di telemedicina per effettuare le prime visite e seguire i pazienti; insieme, ognuno di noi si è ingegnato e in modo spontaneo abbiamo utilizzato tutta una serie di strumenti ulteriori, le varie piattaforme di Skype, Zoom, Meet, le videochiamate in Whatsapp.

E tutti ci siamo resi conto che questa è una modalità molto utile, funzionale, ma bisogna imparare a utilizzarla, da entrambe le parti, psicologi e pazienti. Bisogna imparare a ricostruire un “setting”, un ambiente che sia insieme accogliente e protettivo, che consenta alla persona di esprimersi liberamente, senza dover temere che qualcuno, compresi i propri familiari che sono nella stanza a fianco, possa ascoltare quanto dice. Bisogna reimparare a costituire quei confini di libertà reciproca che la strumentazione elettronica tende a eliminare, perché se ci si incontra in Whatsapp poi ci si può sempre scrivere un messaggio con una faccina sorridente, rischiando di esondare nell’invadere la vita altrui fuori dal contesto terapeutico.

Il nostro corso serve a cercare insieme di mettere alcuni punti fermi nel cambiamento che stiamo vivendo. La dottoressa Valentina Albertini, psicologa e psicoterapeuta che si occupa da anni di terapia a distanza, ci aiuterà a ragionare sui vantaggi, sulle competenze necessarie e sui punti di difficoltà della consulenza a distanza».

 

 

Medicina digitale e teleriabilitazione durante ed oltre l’emergenza sanitaria: focus su patologie neurologiche (webinar)

Un secondo percorso, che si svolgerà in tre mattinate (10 aprile, 24 aprile, 8 maggio), continuerà l’esplorazione delle novità nel modo di vivere le professioni socio-sanitarie che il tempo di pandemia sta portando e che avranno un futuro oltre la stessa pandemia.

 

Questo percorso, nell’ottica multidisciplinare che caratterizza AISM, si rivolge in particolare ai fisioterapisti, ma anche a medici (fisiatri, foniatri, neurologi), dietisti, infermieri, terapisti occupazionali, logopedisti, psicologi.

 

Telemedicina

 

Ludovico Pedullà, ingegnere biomedico con dottorato in neuroscienze, fisioterapista e ricercatore FISM, responsabile scientifico del Corso, spiega: «La prima mattinata lavorerà sugli aspetti generali della tele riabilitazione e della telemedicina, sulle metodologie di valutazione e monitoraggio a distanza. Le altre due giornate scenderanno più nel dettaglio della tele riabilitazione motoria e della tele riabilitazione cognitiva, con un’attenzione specifica per il supporto psicologico a distanza. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: fare emergere che anche per la tele riabilitazione e la tele medicina ci si può e ci si deve basare  sui dati, sulle evidenze scientifiche, su misure di efficacia peraltro già consolidate negli anni precedenti la pandemia. Per questo saranno come relatori alcuni dei massimi esperti che si occupano di tele-riabilitazione e di tele-medicina da anni, con ricerche scientifiche per validare questo tipo di strumenti. Ad esempio incontreremo Mauro Zampolini, Presidente eletto di SIRN, Società Italiana di Riabilitazione Neurologica, per approfondire i fattori tecnologici, amministrativi e legali  della tele riabilitazione nel panorama italiano ed europeo, ma anche gli aspetti culturali. È necessario oggi più che mai che tutti, operatori e pazienti, percepiscano che la riabilitazione a distanza può essere una reale terapia, una reale cura, e non solo il surrogato di un intervento in presenza quando quest’ultimo non sia possibile».

 

La strada, per il futuro, è tracciata: sempre più alle persone verrà proposto un approccio integrato tra telemedicina e medicina in presenza.

 

«Una telemedicina accurata, anche a pandemia terminata- conclude Pedullà - consentirà di distinguere gli interventi gestibili a distanza da quelli che necessitano di un approfondimento in ambulatorio, o di integrarli ove risulti importante. In tal modo le persone potranno avere servizi migliori e i servizi stessi ottimizzeranno il proprio intervento per ciascun bisogno e utente. Perché la stella polare è sempre la stessa: offrire a ogni persona, in particolare a chi ha una malattia cronica come la SM, il tipo di presa in carico migliore in ogni momento della sua vita».

 

Se sei un operatore socio sanitario e vuoi più informazioni sui corsi scrivi a fismprovider@aism.it