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09/01/2023

Sclerosi multipla: pubblicati i risultati del primo studio clinico al mondo con cellule staminali neurali

Confermata la sicurezza del trattamento, si va verso sperimentazione sull’efficacia. Una sfida scientifica iniziata 20 anni fa che ha come obiettivo sviluppare una terapia innovativa ed efficace per le persone con forme progressive di sclerosi multipla

Nella foto in alto: il Prof Gianvito Martino, Direttore Scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano 

 

La ricerca con le cellule staminali nella sclerosi multipla arriva a un importante giro di boa grazie anche all’impegno dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e della sua Fondazione, che sostiene gli studi in questo campo da oltre 20 anni.

 

I medici e ricercatori dell’Unità di ricerca di Neuroimmunologia e del Centro Sclerosi Multipla dell’IRCCS Ospedale San Raffaele - guidati dal Prof. Gianvito Martino - hanno dimostrato la sicurezza e la tollerabilità del trattamento con cellule staminali neurali nell’uomo.

 

Si tratta di uno step fondamentale per poter proseguire nella sperimentazione e cercare di capire se questo trattamento è anche efficace nella sclerosi multipla e se potrà un giorno essere impiegato nella pratica clinica.

 

Nel frattempo questi primi importanti risultati dello studio di Fase 1 sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Medicine.

 

Cosa hanno visto i ricercatori

Partendo dalla prima infusione al mondo di cellule staminali neurali nel liquido cerebrospinale di una persona con sclerosi multipla progressiva, avvenuta nel maggio 2017, il team di ricerca del Prof. Martino  -direttore scientifico dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e prorettore alla ricerca e alla terza missione dell’Università Vita-Salute San Raffaele, pioniere della ricerca in questo campo - hanno  potuto verificare che il trattamento è sicuro, cioè non comporta danni alla persona.

 

 

Le cellule sono state somministrate in dosi diverse, e i ricercatori hanno osservato anche una riduzione dell’atrofia cerebrale nei pazienti trattati con il maggior numero di cellule staminali neurali e una variazione del profilo liquorale in senso pro-rigenerativo dopo il trattamento. «L’analisi del liquido cerebrospinale ha evidenziato un cambiamento della sua composizione dopo il trapianto, dimostrando un arricchimento in termini di fattori di crescita e di sostanze neuroprotettive», spiega Angela Genchi ricercatrice del laboratorio di Neuroimmunologia e primo nome del lavoro scientifico.

 

Gruppo Martino

Nella foto: il gruppo di ricercatori guidati dal Prof. Martino per la ricerca sulla cellule staminali neurali nella sclerosi multipla

 

 

Perché lo studio è innovativo

È la prima volta che viene utilizzata nelle persone con sclerosi multipla una terapia cellullare avanzata a base di cellule staminali neurali. I risultati dello studio pubblicato sono perciò di grande interesse, e aprono la strada a una sperimentazione più ampia di pazienti, indispensabile per poter pensare in un futuro ad un possibile impiego di queste cellule nella pratica clinica.

 

«È un traguardo importante quello raggiunto, anche se rappresenta solo la prima tappa del percorso clinico-sperimentale che porta ad una vera e propria terapia. Il mio primo pensiero va, soprattutto, alle persone con sclerosi multipla e alle loro famiglie che hanno sostenuto la nostra ricerca in tutti questi anni, certo drammatici dal punto di vista della sanità pubblica, con pazienza, speranza, dedizione e sacrifico. Non saremmo arrivati fin qui senza il loro contributo. La strada intrapresa è però ancora lunga», spiega Gianvito Martino, direttore scientifico del San Raffaele.

 

«I dati pubblicati non sono ancora sufficienti per considerare questa opportunità, appunto, come una vera e propria terapia. Il passo successivo sarà quello di procedere con un nuovo studio clinico sperimentale che coinvolga un gruppo più ampio di pazienti, con l’obiettivo di dimostrare, da un lato l’efficacia delle cellule staminali neurali nel bloccare la progressione di malattia, dall’altro lato la loro capacità di favorire la rigenerazione delle aree del sistema nervoso danneggiate. Il fine ultimo, che è la grande sfida che abbiamo deciso di affrontare 20 anni fa, è quello di sviluppare una terapia innovativa ed efficace per le persone con forme progressive di SM che hanno, ad oggi, opzioni terapeutiche limitate», conclude il professor Martino.

 

 

«Da oltre vent’anni abbiamo promosso e sostenuto la ricerca sulle cellule staminali, investendo nella ricerca di base e nella sperimentazione sull’uomo. I tempi della ricerca scientifica sono apparentemente lunghi, ma è così che possiamo arrivare a risultati che siano concretamente in grado di cambiare la vita delle persone. Questa è la ricerca che vogliamo e che finanziamo. In questi ultimi venticinque anni tanto è cambiato nella sclerosi multipla, molto si sta facendo anche per le forme progressive. Le persone più gravi hanno risposte innovative per affrontare i sintomi e guadagnare qualità di vita, anche attraverso la riabilitazione. Continueremo a sviluppare queste ricerche con le cellule staminali e gli altri progetti innovativi per andare verso un mondo libero dalla sclerosi multipla» dichiara Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM).

 

Lo studio STEMS

La terapia sperimentale su cui si basa lo studio STEMS consiste in un’infusione di cellule staminali neurali attraverso una puntura lombare che le immette direttamente nel liquido cerebrospinale, attraverso il quale possono raggiungere il cervello e il midollo spinale che sono le sedi colpite dalla sclerosi multipla e in cui le cellule potrebbero svolgere la propria azione.

 

Le cellule staminali neurali sono cellule progenitrici in grado di specializzarsi in tutti i tipi di cellule nervose. Nei modelli sperimentali è stato dimostrato che queste cellule, una volta trapiantate, sono in grado di raggiungere le lesioni cerebrali e midollari proprio perché attirate dal danno. Una volta raggiunte tali lesioni, le cellule non si specializzano ma promuovono meccanismi di neuroprotezione e riparazione rilasciando sostanze immunomodulanti e pro-rigenerative.

 

Lo studio ha coinvolto 12 persone con SM progressiva ed elevata disabilità che avessero già sperimentato le terapie ad oggi disponibili con scarso o nessun successo. I pazienti sono stati suddivisi in 4 gruppi, di 3 pazienti l'uno, che hanno ricevuto, con un'unica puntura lombare, un numero di cellule crescente, da circa 50 milioni di cellule per il primo gruppo fino ad arrivare a 500 milioni per l'ultimo.

 

 

Referenza

Titolo: Neural stem cell transplantation in patients with progressive multiple sclerosis: An open label, phase I study
Rivista: Nature Medicine 9 gennaio 2023
Autori: Angela Genchi, Elena Brambilla, Francesca Sangalli, Marta Radaelli, Marco Bacigaluppi, Roberto Furlan, Annapaola Andolfo, Denise Drago, Cinzia Magagnotti, Giulia Maria Scotti, Raffaella Greco, Paolo Vezzulli, Linda Ottoboni, Marco Bonopane, Daniela Capilupo, Francesca Ruffini, Daniela Belotti, Benedetta Cabiati, Stefania Cesana, Giada Matera, Letizia Leocani, Vittorio Martinelli, Lucia Moiola, Luca Vago, Paola Panina-Bordigno, Andrea Falini, Fabio Ciceri, Anna Uglietti, Maria Pia Sormani, Giancarlo Comi, Mario Alberto Battaglia, Maria Rocca, Loredana Storelli, Elisabetta Pagani, Giuseppe Gaipa, Gianvito Martino.
DOI: https://doi.org/10.1038/s41591-022-02097-3