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29/05/2019

Riparazione della mielina, passi avanti verso un farmaco targato Italia

Nella foto: la Profssa. Maria Pia Abbracchio dell'Università Statale di Milano

 

La strada che porta allo sviluppo di un farmaco è lunga, ma i ricercatori dell'Università di Milano ne hanno percorsa già un bel pezzo. Stiamo parlando di una molecola in grado di modulare un recettore, GPR17, fondamentale nel meccanismo naturale di produzione della mielina, la guaina che ricopre i filamenti nervosi che nella sclerosi multipla viene attaccata dal sistema immunitario “impazzito” fino a quando l'organismo non riesce più a promuoverne la riparazione. Il lavoro per arrivare al primo farmaco rimielinizzante è portato avanti da un gruppo di ricercatori dell'Università Statale di Milano, coordinati da Maria Pia Abbracchio, farmacologa, oggi prorettore vicario e prorettore a Strategie e Politiche della Ricerca dell'ateneo, che da oltre 15 anni sta lavorando su questo target. Negli ultimi 8 anni in collaborazione con la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM), dapprima grazie ad un finanziamento per la caratterizzazione e validazione del target, e poi grazie ad un Progetto Speciale per l’individuazione di molecole attive su GPR17 portato avanti insieme con Ivano Eberini dello stesso ateneo. Ed è proprio in occasione del congresso annuale FISM, in corso dal 29 al 31 maggio a Roma, che Abbracchio presenterà gli ultimi risultati della ricerca.

 

Professoressa Abbracchio, qual è la novità che presenterà a Roma?
«L'inizio di una sperimentazione che vuole dimostrare, nel modello animale, l'efficacia di un intervento combinato sui due fattori che sappiamo essere coinvolti nella sclerosi multipla: da una parte l'infiammazione, dall'altra la demielinizzazione. Useremo quindi un farmaco che agisce sull'attivazione delle cellule del sistema immunitario, fingolimod, insieme alle molecole che abbiamo disegnato e selezionato negli ultimi anni, partendo da un prototipo (galinex), che invece agisce sul recettore che abbiamo scoperto, GPR17, che innesca il processo di riparazione della mielina. Lo facciamo alla luce dei risultati che abbiamo ottenuto, l'ultimo nel 2018 pubblicato su Glia, che dimostrano come l'infiammazione agisca negativamente sulle attività di GPR17: abbassando l'infiammazione quindi dovremmo ottenere un’azione riparatrice più marcata».

 

Come agisce GPR17?
«E' fondamentale per la maturazione dei precursori degli oligodendrociti (OPC), un pool di cellule staminali adulte presenti per tutta la vita nel cervello e che vengono attivate quando la mielina si deteriora per ripararla. I precursori sono presenti allo stadio indifferenziato e, quando necessario, iniziano a differenziarsi e si trasformano in cellule mature capaci di avvolgere i prolungamenti nervosi e di produrre mielina. Per innescare il processo è necessario che venga espresso molto GPR17, ma è altrettanto indispensabile che, una volta raggiunto il picco, il recettore si spenga. L'infiammazione presente nel sistema nervoso dei modelli di sclerosi multipla impedisce lo spegnimento del recettore e quindi la riparazione non avviene. Ecco perché dobbiamo abbassare l'infiammazione oltre a stimolare GPR17».

 

 

La molecola che avete selezionato è quindi un farmaco potenziale?

«Potrebbe esserlo, ma non pensiamo di andare avanti con galinex. Gli studi che abbiamo condotto finora dimostrano che il nostro target è giusto e che l'idea di colpirlo è buona. Di galinex però non abbiamo la proprietà chimica, e quindi non conviene andare avanti: vogliamo selezionare una molecola se possibile migliore e totalmente nuova che possiamo brevettare e quindi provare a svilupparla cercando dei finanziatori. Al convegno presenterò i primi dati che dimostrano che la nostra strategia per la selezione di molecole originali attive su GPR17 funziona».

 

Perché brevettare le molecole è importante?
«Perché tutela il lavoro dei ricercatori ma anche i pazienti che ci hanno finanziato attraverso FISM. Avendo la proprietà della molecola possiamo essere sicuri che verrà sviluppata e che non venga accantonata e, una volta finita la parte pre-clinica di sviluppo, possiamo attrarre aziende biotech o big pharma che si impegnano a iniziare le sperimentazioni sugli umani, per le quali sono necessari investimenti ingenti. Nessuna azienda si impegnerebbe senza un brevetto».

 

Quale ruolo ha svolto FISM nella vostra ricerca?
«Fondamentale: dal 2011 FISM è al nostro fianco e senza i suoi finanziamenti e il suo supporto non saremmo arrivati fino a questo punto. Prima abbiamo dimostrato l'importanza di GPR17 nella sclerosi multipla, poi abbiamo cercato molecole che potessero agire sul target, infine abbiamo iniziato i test in vivo. Questa collaborazione ha portato la Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e l'Università di Milano ad individuare e a proteggere con brevetti la proprietà intellettuale di tre famiglie di molecole su cui lavorare per la realizzazione di nuove terapie per la SM. Le organizzazioni dei pazienti devono essere coinvolte fin dall'inizio nella ricerca e nello sviluppo clinico delle nuove terapie, perché solo così possiamo costruire delle soluzioni sostenibili e di valore per tutti».

Guarda lo Speciale Congresso FISM 2019