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12/07/2022

Covid-19 e SM conferma: la risposta immunitaria delle cellule T è uguale in chi ha la sclerosi multipla e chi no

Nella foto: il dott. Roberto Furlan, neurologo e ricercatore dell'IRCCS Ospedale San Raffaele,  Presidente di AINI (Associazione Italiana Neuroimmunologia)

 

In caso di infezione da coronavirus le persone con sclerosi multipla in trattamento con farmaci immunosoppressivi hanno risposte immunitarie delle cellule T paragonabili a quelle delle persone senza malattia, e si mantengono nel tempo.

 

È una conferma sulla sicurezza dei trattamenti per la sclerosi multipla e un tassello in più nella ricerca scientifica volta a comprendere il funzionamento della risposta immunitaria contro Covid-19.

 

 

Sono questi i messaggi principali che arrivano da uno studio sugli effetti dei trattamenti immunosoppressivi sul sistema immunitario delle persone con sclerosi multipla e Covid-19, appena pubblicato su Multiple Sclerosis Journal dopo le anticipazioni che avevamo pubblicato in occasione del Congresso ECTRIMS 2021.

 

Lo studio, realizzato nell'ambito dell'Italian COVID-19 Alliance in MS che mette insieme AISM con la sua Fondazione, la Società Italiana di Neurologia, il Registro Italiano Sclerosi Multipla e l'Associazione Italiana di Neuroimmunologia (AINI), è stato guidato da Roberto Furlan dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e Presidente di AINI: «La ricerca è nata da una domanda che ci ponevamo, ovvero cercare di capire come potessero rispondere all'infezione da coronavirus le persone sotto trattamento con farmaci immunosoppressivi, con la preoccupazione che proprio in virtù di questi medicinali le difese potessero essere meno attive». Tra gli immunosoppressori l'attenzione dei ricercatori ha riguardato in particolare ocrelizumab, un anticorpo monoclonale che colpisce le cellule B, quelle deputate alla produzione di anticorpi, legandosi a una molecola espressa sulla loro superficie, il CD20.

 

Alcune ricerche, si legge nello studio, hanno mostrato che i pazienti trattati con trattamenti anti-CD20 avevano un maggior rischio di infezione e di sintomatologia grave da Covid-19, presumibilmente a causa della ridotta produzione di anticorpi. Ma non era stata fatta finora abbastanza attenzione al ruolo dei linfociti T, l'altro braccio della cosiddetta immunità adattativa, scrivono gli autori, responsabile della risposta cellulare contro il virus.

 

E questo è proprio quello che ha fatto il team guidato da Roberto Furlan e Giovanna Borsellino dell’IRCCS Santa Lucia di Roma: analizzare l'attività dei linfociti T in un piccolo gruppo di persone con sclerosi multipla trattate con ocrelizumab dopo infezione da coronavirus, confrontandole con pazienti con SM trattati allo stesso modo ma senza infezione e con controlli senza sclerosi multipla, con o senza infezione da coronavirus.   

 

I ricercatori hanno così osservato che la reattività dei linfociti T contro il virus dei pazienti infettati e trattati con ocrelizumab è paragonabile a quella di persone infettate senza sclerosi multipla, e che si mantiene nel tempo, fino a un anno dopo. «Non avere anticorpi contro il virus non aiuta, ma questo non vuol dire essere sguarniti di una risposta immunitaria, anzi», commenta Furlan. «I linfociti T giocano un ruolo importante nella lotta al virus e nella protezione dalla malattia. Infatti - si legge in proposito nel paper - tutte le persone incluse in questo studio hanno eliminato con successo l'infezione».

 

«Questo sottolinea inoltre ancora di più l'importanza della vaccinazione anti SARS CoV2 per stimolare questo tipo di risposta immunitaria», conclude Furlan.

 

Referenza

Titolo: Anti-SARS-CoV-2 T-stem cell memory persists in ocrelizumab-treated MS patients

Rivista: Multiple Sclerosis Journal

Autori: Gisella Guerrera, Alessandra Mandelli, Annamaria Finardi, Mario Orrico, Silvia D’Orso, Mario Picozza, Maddalena Noviello, Valeria Beretta, Bruno Bonetti, Massimiliano Calabrese, Damiano Marastoni, Nicola De Rossi, Ruggero Capra, Marco Salvetti, Maria Chiara Buscarinu, Matilde Inglese, Antonio Uccelli, Lucia Moiola, Catarina Raposo, Erwan Muros-Le Rouzic, Rosetta Pedotti, Massimo Filippi, Chiara Bonini, Luca Battistini, Giovanna Borsellino, Roberto Furlan

Doi: https://doi.org/10.1177/13524585221102158

 

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