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18/05/2021

La strada della ricerca FISM arriva alle persone partendo dalla vita quotidiana

 

«Siamo in cammino dal 2004 e dopo 17 anni di sudore e sangue possiamo dirlo: questo percorso è la cartina geografica, la ‘road map’ della ricerca voluta da AISM con la sua Fondazione: partiti da una ricerca di base, pura, senza sapere dove saremmo andati a finire, oggi abbiamo raggiunto un risultato che può migliorare la vita delle persone, perché abbiamo scoperto per quale motivo, nelle persone con sclerosi multipla, non crescono adeguatamente le ‘famose’ cellule T regolatorie, ossia quelle cellule del sistema immunitario che hanno la capacità di regolare o sopprimere l’attacco auto-immunitario e l’infiammazione contro la mielina del sistema nervoso centrale. E abbiamo scoperto una strada per ‘ripristinare’ il canale che fa crescere queste cellule regolatorie e che, dunque, consente alle persone di controllare meglio la possibilità di subire attacchi autoimmuni e ricadute di malattia. In una parola: di stare meglio, con se stesse e con gli altri», afferma il professor Giuseppe Matarese, Professore di Immunologia del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche - Università di Napoli Federico II e Ricercatore associato allo IEOS-CNR di Napoli.

 

Matarese è, insieme, grato a FISM per il lungo supporto ai suoi studi, orgoglioso del «sudore e sangue» che lui, i suoi colleghi ed un ampio team di ricercatori trans-regionale e internazionale, hanno messo in gioco per questa ricerca di eccellenza e, soprattutto, felice per l’approdo raggiunto, che è già una nuova partenza, come vedremo tra poco. Vivendo e lavorando a Napoli, ha una certa familiarità con il valore del Sangue di San Gennaro, patrono della città che, per chi crede, si trasforma e trasforma la vita delle persone. Ma qui non ci sono miracoli: c’è l’eccellenza della ricerca scientifica italiana che riesce a diventare salute e vita nuova per le persone. Esattamente la ricerca che AISM con la sua Fondazione promuove e sostiene.

 

Ecco il meccanismo nuovo, dopo 17 anni di studi: si chiama “SLC7A11”

Proviamo ora a spiegare qual è il meccanismo cellulare ‘nuovo’ che Matarese e i suoi colleghi hanno individuato. E, per capirlo, bisogna tornare a dove è nata questa loro ostinata ed efficace ricerca. «Nel 2014 – ricorda Matarese – dopo dieci anni di studi, sempre finanziati da FISM, avevamo per la prima volta pubblicato, sulla rivista Nature Medicine (Carbone et al. 2014), una ricerca in cui abbiamo descritto per la prima volta un fenomeno: nelle persone con SM avevamo visto un difetto di crescita di queste cellule T regolatorie, che si associava ad un “iperlavoro metabolico” delle cellule stesse[1]. Avevamo visto il ‘difetto’, diciamo, ma non sapevamo perché quelle cellule non crescessero a sufficienza. Adesso abbiamo capito il motivo: dopo sette anni di nuovi studi – grazie anche a 300.000 euro di finanziamento di FISM - siamo riusciti a capire che nelle cellule T regolatorie delle persone con SM manca l’induzione della proteina SLC7A11, un ‘canale di trasporto’ fondamentale che consente l’uscita del glutammato e soprattutto l’ingresso nella cellula di un aminoacido, la cistina – in realtà è la cisteina-cisteina – , che è necessaria per mantenere per “bloccare” i radicali liberi presenti nel corpo. Questo eccesso di radicali liberi presenti nelle cellule T regolatorie dei pazienti con SM causa l’alterazione di crescita di queste cellule».

 

E adesso, che facciamo? Si può riaprire il canale SLC7A11, fare in modo che entri la cistina e le cellule T regolatorie crescano meglio anche nelle persone con SM?

«In questo nostro ultimo studio – continua Matarese - abbiamo, testato vari farmaci già in uso per la sclerosi multipla e abbiamo verificato che il dimetil fumarato, in particolare, è il trattamento più efficiente per ristabilire in parte l’induzione di questo canale mancante, SLC7A11. In pratica abbiamo scoperto anche un nuovo meccanismo di funzionamento del farmaco, sinora non noto. Oltre alle varie funzioni che svolge, il dimetil fumarato induce questo canale che fa recuperare parzialmente alle cellule T regolatorie la loro capacità di crescita, aiuta a bloccare i radicali liberi, a fare crescere meglio le cellule T regolatorie a migliorare il funzionamento della cosiddetta “tolleranza al sé”, a bloccare gli attacchi autoimmunitari e l’infiammazione tipica della SM».

 

Perché dimetil fumarato fa questa azione?

«Perché – spiega Matarese - è una molecola connessa al cosiddetto “Ciclo di Krebs”, ossia a come la cellula produce energia: connettendo l’uso di questo farmaco allo stato metabolico della cellula, abbiamo visto che probabilmente il dimetil fumarato manda alla cellula una sorta di segnale di “affamamento”, mimando quello che nella vita quotidiana otteniamo con la dieta e con la riduzione calorica».

 

Matarese da tempo, attraverso diverse ricerche, peraltro coerenti con gli studi epidemiologici, è arrivato a ipotizzare che una dieta troppo calorica e il conseguente iperlavoro metabolico, associato ad altri fattori ambientali e una genetica di predisposizione, possa avere un ruolo nella disregolazione del sistema immunitario nella SM e che, per questo, “affamare” il sistema potrebbe favorirne il buon funzionamento.

 

Dunque la storia continua: riduzione calorica e trattamenti per fermare la SM

«Il futuro prossimo – conclude Matarese – è rappresentato dal terzo passo del nostro studio, un Progetto speciale finanziato da AISM con la sua Fondazione: in questo nuovo percorso di ricerca stiamo studiando se l’associazione del dimetil fumarato, che dà un segnale di ‘affamamento’ alla cellula, con un vero e proprio “affamamento” dovuto alla restrizione calorica controllata, possa produrre una sinergia che favorisca il buon funzionamento del sistema metabolico. Se, come confidiamo, dimostreremo la nostra ipotesi, arriveremo ad una meta importante: un percorso di ricerca nato in laboratorio per studiare il metabolismo delle cellule si trasformerà in una risposta clinica più efficace, capace di migliorare il funzionamento del sistema immunitario nella SM, indurre una riduzione degli attacchi autoimmunitari tipici della SM e un sempre più efficace rallentamento dell’evoluzione di malattia».

 

Note


[1] Fortunata Carbone, Veronica De Rosa, Pietro B Carrieri, Silvana Montella, Dario Bruzzese, Antonio Porcellini, Claudio Procaccini, Antonio La Cava & Giuseppe Matarese  Regulatory T cell proliferative potential is impaired in human autoimmune disease Nature Medicine volume 20, pages 69–74 (2014)

 

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