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14/12/2016

Uno studio italiano apre nuove possibilità terapeutiche per la sclerosi multipla progressiva

 La scoperta, pubblicata su Frontiers in Immunology e finanziata da AISM con la sua Fondazione, è di ricercatori modenesi del Nuovo ospedale S. Agostino e dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

 

Nuovi passi avanti nello studio condotto dai ricercatori modenesi i quali evidenziano come l’infiammazione sia presente anche nelle forme progressive di sclerosi multipla. Lo dimostra una ricerca condotta dalle dott.sse Sara De Biasi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia - Unimore, Anna Maria Simone, Diana Ferraro del Nuovo Ospedale Civile S. Agostino-Estense - NOCSAE e coordinata dalla dott.ssa Patrizia Sola (NOCSAE) e dal prof. Andrea Cossarizza di Unimore.

 

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology e finanziato da AISM – Associazione Italiana sclerosi multipla e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, apre nuove possibilità terapeutiche per la cura delle forme progressive di questa malattia.

 

La sclerosi multipla - SM è una malattia autoimmunitaria del sistema nervoso centrale, caratterizzata da un insieme di degenerazione e infiammazione. In particolare, sembra che alla base della malattia, vi siano varie alterazioni a carico di diversi tipi di cellule del sistema immunitario, come le cellule T e le cellule B. Tuttavia è ancora poco chiaro il rapporto tra neuroinfiammazione e neurodegenerazione e il loro contributo nelle differenti fasi della malattia.

 

L’infiammazione è un processo molto complesso, caratterizzato dall’azione di diversi tipi cellulari, molti dei quali sono alterati anche nella SM. In questa patologia è però ancora poco conosciuto il ruolo dell’immunità innata, detta anche naturale, che dà inizio ai processi infiammatori ed è formata da una moltitudine di meccanismi di difesa biochimici e cellulari, che sono pronti a reagire con rapidità dopo uno stimolo iniziale (ad esempio, di tipo infettivo o traumatico.).

 

Lo studio, tutto modenese, si è concentrato su un tipo di linfociti molto particolari, ovvero i linfociti NK con un recettore T invariante (detti iNKT), che appartengono alla famiglia delle cellule dell’immunità innata e rappresentano meno dell’1% di tutti i linfociti circolanti. Dopo la loro attivazione da parte di glicolipidi, queste cellule sono in grado di produrre diversi tipi di citochine, che sono i mediatori solubili e immediati della risposta immunitaria. E’ stato evidenziato che difetti delle cellule iNKT possano predisporre allo sviluppo di malattie autoimmuni, ma il loro ruolo nella SM è ad oggi è poco conosciuto.

 

 

Per capire il ruolo di queste cellule nella SM, gli autori di questo studio hanno analizzato le cellule iNKT e la loro attività funzionale nelle diverse forme cliniche della malattia. In particolare hanno studiato 165 persone con SM, tra cui 102 pazienti con forma attiva di tipo RR (Recidivante-Remittente), trattati o non trattati con le diverse terapie indicate per la malattia, 19 con forma RR non attiva, 20 con forma Primariamente Progressiva (PP) e 24 con forma Secondariamente Progressiva (SP), confrontati con 55 controlli sani.

 

I risultati, ottenuti con le più avanzate metodologie per l’analisi di cellule rare e con nuove tecniche di studio messe a punto dal gruppo modenese, hanno dimostrato che non c’erano grosse differenze nel tipo morfologico di cellule iNKT presenti nelle diverse forme di sclerosi multipla, ma che invece, quando stimolate, le cellule iNKT presenti nelle persone con SM producevano molecole ad azione infiammatoria. In particolare, le forme di SM secondariamente progressiva presentavano una maggiore presenza di cellule iNKT che producevano IL-17, una potente citochina infiammatoria. Quindi, i ricercatori hanno capito che l’aspetto delle cellule iNKT era simile a quelle dei controlli sani, ma la loro funzionalità era invece del tutto diversa. Inoltre, il trattamento con il farmaco natalizumab, rispetto ad altre terapie, ha dimostrato di poter modulare le funzioni delle cellule iNKT.

 

Questi dati evidenziano come l’infiammazione sia un processo rilevante anche nella fase progressiva della malattia e vanno pertanto considerati per poter valutare ulteriori trattamenti più mirati e specifici.

 

I nostri risultati - commenta il prof. Andrea Cossarizza di Unimore - indicano che la forma secondariamente progressiva di SM è caratterizzata da una forte attivazione delle cellule iNKT, che producono citochine infiammatorie. Questi linfociti quindi potrebbero avere un ruolo importante nella infiammazione presente nella fase progressiva della malattia, e potrebbero diventare un importante bersaglio terapeutico”.

 

Il lavoro di ricerca ora dovrà essere esteso ad un maggior numero di persone per poter valutare se le cellule iNKT presentano differenze funzionali in diversi tessuti e organi di persone con SM.

 

De Biasi S., Simone A.M., Nasi M., Bianchini E., Ferraro D., Vitetta F., Gibellini L., Pinti M., Del Giovane C., Sola P., Cossarizza A. iNKT Cells in Secondary Progressive Multiple Sclerosis Patients Display Pro-inflammatory Profiles. Frontiers in Immunology, 30 Nov. 2016, Vol. 7, art. 555. (doi: 10.3389/fimmu.2016.00555).