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28/08/2023

Sclerosi multipla. Verso possibili nuovi trattamenti grazie ai probiotici

Cosa sono i probiotici? Come vengono impiegati nella ricerca e nella SM? Un gruppo di ricercatori di Harvard li ha testati per ridurre l’infiammazione nel sistema nervoso centrale. Pubblicato su Nature, lo studio è sostenuto anche dalla Progressive MS Alliance

 

Nelle patologie autoimmuni come la sclerosi multipla, per motivi ancora sconosciuti, le cellule del sistema immunitario che normalmente aggrediscono elementi estranei e pericolosi attaccano erroneamente i tessuti dell’organismo a cui appartengono.

 

Un filone di ricerca scientifica sempre più promettente studia l'intestino come fonte delle cellule immunitarie che danneggiano il sistema nervoso centrale, e studia anche il potenziale di alcuni batteri che vivono nell'intestino (microbioma) di regolare tali cellule.

 

È in questo contesto che si inserisce anche la ricerca di un gruppo di ricercatori di Harvard guidati da Francisco Quintana. In uno studio recentemente pubblicato su Nature hanno scoperto un nuovo meccanismo presente negli attacchi immunitari tipici della sclerosi multipla, e trovato un modo per manipolare questo meccanismo. Tramite l’utilizzo di un probiotico sperimentale sono infatti riusciti a ridurre l’infiammazione causata dalla sclerosi multipla in modelli animali.

 

Ma cosa sono i probiotici?
Sono batteri presenti nell’intestino in grado di legarsi alle cellule e di avere un ruolo benefico e protettivo dell’organismo. I fermenti lattici sono tra i probiotici più noti. L’idea di progettare probiotici su misura è una strategia emergente testata in diversi disturbi, compreso il cancro.

Il lavoro del team di Quintana si è concentrato sulle “cellule dendritiche”, cellule chiave dell’attività immunitaria. Sono queste cellule che in alcuni casi di sbagliano e prendono di mira i tessuti dell’organismo a cui appartengono dando vita alle malattie autoimmuni.

 

I ricercatori hanno scoperto un meccanismo chiave all’interno delle cellule dendritiche che può limitare la loro attività dannosa. Questo meccanismo si basa sul lattato, una sostanza prodotta dalle cellule quando il cibo viene trasformato in energia.

 

Il team ha manipolato batteri innocui per farli produrre lattato. Questi batteri sono stati somministrati ai modelli sperimentali come probiotici e i batteri hanno prodotto lattato nell’intestino. Si è poi osservato che nei modelli sperimentali di sclerosi multipla a cui si sono somministrati i probiotici si verificava una minor infiammazione nel sistema nervoso centrale rispetto a quella tipica del modello sperimentale di SM.

 

Un accumulo eccessivo di lattato nel corpo può però causare gravi danni, quindi il team ha appositamente progettato un probiotico che rilascia il lattato gradualmente.

 

Ovviamente il probiotico usato nello studio è sperimentale, non è stato ancora testato sugli esseri umani e non è ancora disponibile. Si tratta però di un approccio innovativo che potrebbe dare il via allo sviluppo di nuove terapie per ridurre l’attività immunitaria nella SM e in altri disturbi autoimmuni.

 

Bisogna anche specificare che ad oggi i probiotici si trovano sul mercato soprattutto come integratori generici e non come sostanze con indicazioni mediche. Prima di qualsiasi possibile utilizzo il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico.

 

Questa ricerca  è stata sostenuta da diversi finanziatori tra cui l’International Progressive MS Alliance. L’Alliance, di cui AISM con la sua Fondazione è un membro fondatore e nel managing board, è stata creata per accelerare lo sviluppo di trattamenti efficaci per le persone affette da forme progressive di sclerosi multipla per migliorare la qualità della vita in tutto il mondo. Si tratta di una collaborazione globale senza precedenti tra Associazioni SM, ricercatori, operatori sanitari, industria farmaceutica, aziende, trust, fondazioni, donatori e persone affette da SM progressiva, che lavorano insieme per affrontare i bisogni insoddisfatti delle persone con SM progressiva ─ mobilitando la comunità globale per trovare soluzioni.

 

Referenza

Titolo: Lactate limits CNS autoimmunity by stabilizing HIF-1a in dendritic cells,”
Autori: Liliana M. Sanmarco, Joseph M. Rone, Carolina M. Polonio, Gonzalo Fernandez Lahore, Federico Giovannoni, Kylynne Ferrara, Cristina Gutierrez-Vazquez, Ning Li, Anna Sokolovska, Agustin Plasencia, Camilo Faust Akl, Payal Nanda, Evelin S. Heck, Zhaorong Li, Hong-Gyun Lee, Chun-Cheih Chao, Claudia M. Rejano-Gordillo, Pedro H. Fonseca-Castro, Tomer Illouz, Mathias Linnerbauer, Jessica E. Kenison, Rocky M. Barilla, Daniel Farrenkopf, Nikolas A. Stevens, Gavin Piester, Elizabeth N Chung, Lucas Dailey, Vijay K. Kuchroo, David Hava, Michael A. Wheeler, Clary Clish, Roni Nowarski, Eduardo Balsa, Jose M. Lora, Francisco J. Quintana.
Rivista: Nature. 2023 Aug;620(7975):881-889.
DOI: 10.1038/s41586-023-06409-6.

 

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